CON MARIA, LA MADRE DI DIO, COSTRUIAMO LA PACE
Iniziamo un nuovo anno e il nostro primo pensiero è "come sarà?...speriamo che sia migliore... speriamo che finisca questa pandemia!". Certo, un po' di ottimismo non guasta mai ma la fragilità creaturale ha bisogno di una grande mamma, perché gli eventi si possano guardare con occhi diversi.
Alziamo il nostro sguardo, come abitualmente facciamo, verso Maria, la Madre di Dio, così come la ricordiamo quest'oggi. Continuiamo a depositare sull'altare gioie, dolori, fatiche, speranze. Invochiamo lo Spirito Santo perché sia luce ai nostri passi ogni giorno dell'anno.
Il Vangelo di quest'oggi ci fa gustare ancora le primizie del Natale del Signore, ci riporta insieme ai pastori nella mangiatoia di Betlemme per godere, glorificare e lodare Dio che si è fatto carne nel grembo della Vergine Maria. Nel Vangelo della Madre di Dio troviamo una sola frase: «Custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19). Maria semplicemente custodiva. Ella non parla: il Vangelo non riporta neanche una sua parola. Anche Gesù, infante, è “senza parola”. Lui, il Verbo, la Parola di Dio che «molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato» (Eb 1,1), ora, nella «pienezza del tempo» (Gal 4,4), è muto. Il Dio davanti a cui scende il silenzio, è un bimbo che non parla. La sua maestà è senza parole, il suo mistero di amore si svela nella piccolezza.
Questa piccolezza silenziosa è il linguaggio della sua regalità. La Madre si associa al Figlio e custodisce nel silenzio. E quest'atteggiamento di Maria dice che anche noi, se vogliamo custodirci, abbiamo bisogno di silenzio. Abbiamo bisogno di rimanere in silenzio guardando ancora una volta quel presepe, perché davanti al presepe ci riscopriamo teneri, amati, assaporiamo il senso genuino della vita. E guardandolo in silenzio, lasciamo che Gesù parli al nostro cuore: che la sua piccolezza smonti la nostra superbia, che la sua povertà disturbi le nostre fastosità, che la sua tenerezza smuova il nostro cuore insensibile.
Ritagliare ogni giorno un momento di silenzio con Dio è custodire la nostra anima; è custodire la nostra libertà dalle banalità corrosive del consumismo e dagli stordimenti della pubblicità, dal multiloquio privo di senso e dallo tsunami delle chiacchiere e del clamore.
Maria custodiva, prosegue il Vangelo, tutte queste cose, meditandole. Quali erano queste cose? Erano gioie e dolori: da una parte, in una notte di luce, la nascita di Gesù, l’amore di Giuseppe, la visita dei pastori. Ma dall’altra: un futuro incerto, la mancanza di una casa, «perché per loro non c’era posto nell’alloggio» (Lc 2,7); la desolazione del rifiuto; la delusione di aver dovuto far nascere Gesù in un rifugio per animali.
Speranze e angosce, luce e tenebra: tutte queste cose popolavano il cuore di Maria. E lei, che cosa ha fatto? Le ha meditate, cioè le ha filtrate con Dio nel suo cuore. Niente ha tenuto per sé, niente ha rinchiuso nella solitudine o affogato nell’amarezza, tutto ha portato a Dio. Così ha custodito. Maria insegna che affidando si custodisce: non lasciando la vita in preda alla paura, allo sconforto o alla superstizione, non chiudendosi o cercando di dimenticare, ma facendo di tutto un dialogo con Dio. E Dio che ci ama talmente tanto, viene ad abitare le nostre vite. Ecco i segreti della Madre di Dio: custodire nel silenzio e condurre a Dio.
Anche noi, cristiani in cammino, all’inizio dell’anno sentiamo il bisogno di ripartire dal cuore. Di lasciare alle spalle i fardelli del passato e di ricominciare da ciò che conta. La Madre di Dio è il punto di partenza. Nel suo cuore batte il cuore della Chiesa.
Per andare avanti, ci dice la festa di oggi, occorre tornare a Betlemme, da quella tenerezza che troviamo in un presepe, in una Madre che tiene in braccio il proprio figlio: Dio.
L'inizio dell'anno nuovo deve sempre incoraggiarci a lasciare tante zavorre inutili e a ritrovare ciò che conta. Lo iniziamo con una benedizione, così come abbiamo appreso dalla prima lettura, perché la Pace che dal cielo viene agli uomini è un fatto concretissimo: la Parola di Dio che si fa carne è per avere pace; è importante legarsi al Signore della Pace. Noi cristiani abbiamo la "nostra" pace da proclamare, la pace che nasce dal sentirci fratelli perché tutti nati da Dio che è Padre!
Il Santo Padre, per questo nuovo anno, ci invita a vivere "percorsi di pace che conducano a rimarginare le ferite, c’è bisogno di artigiani di pace disposti ad avviare processi di guarigione e di rinnovato incontro con ingegno e audacia"(Francesco, Fratelli tutti, 225). Per vivere questo occorre prendersi cura dell'altro per costruire la civiltà dell'amore.
La Vergine Maria ci aiuti a costruire i rapporti di fratellanza, a costruire la pace. Quella pace necessaria al nostro cuore, quella pace necessaria alla nostra società.
Affidiamoci a Lei, perché guidi i nostri passi in questo nuovo anno che il Signore ci dona e ci aiuti ad essere autentici amici del suo Figlio Gesù, coraggiosi costruttori del suo Regno nel mondo, Regno della luce, della vita e della verità.
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