venerdì 1 gennaio 2021

II DOMENICA DOPO NATALE (Anno B)

«VENNE AD ABITARE IN MEZZO A NOI»


Siamo alla II Domenica dopo Natale, la liturgia ci fa ancora vivere il clima natalizio. Alle spalle portiamo il percorso dell'Avvento, insieme alle restrizioni che la pandemia ci costringe a vivere a tutt'oggi. 
Da qualche giorno è iniziato il nuovo anno, accolto in una maniera diversa, rispetto a come abitualmente facevamo, forse l'unica cosa certa è la speranza di un anno migliore che sempre portiamo nel cuore. Lo abbiamo iniziato con Maria, la Madre di Dio, perché Ella ci prendesse per mano e ci conducesse per ogni giorno del 2021.
In queste parole iniziali si innesta la Parola di Dio per noi. È l'evangelista Giovanni, che con un bell'inno poetico, vuole aiutarci a porci ancora una domanda sul Natale di Gesù.
Giovanni, lo sappiamo, è raffigurato da un'aquila. L'aquila è quel volatile che sbatte le ali sempre più in alto, quasi a guardare tutto dall'alto, da una prospettiva diversa. Anche per noi che ascoltiamo, per noi che vogliamo cogliere qualcosa da vivere, abbiamo bisogno di volare in alto per guardare la prospettiva dalla parte di Dio.
Davanti ai nostri occhi abbiamo una sintesi meditativa di tutto il mistero del Natale: il bambino di Betlemme è la rivelazione di Dio, la verità di Dio e dell'uomo, e riflettendo su questo evento siamo in grado di capire chi è colui che nato e chi siamo noi.
Dice l'Evangelista che il Verbo "venne ad abitare in mezzo a noi". Questo suo abitare non è altro che quell'assumere tutto ciò che è umano: il Figlio di Dio, uno col Padre da sempre e per sempre, entra nel tempo e nella scena del mondo, facendosi uomo tra gli uomini.
Per capire il mistero dell'Incarnazione nella storia umana, ci aiutano le parole di san Paolo: «Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall'aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso...» (Fil 2,6-8).
Ecco cosa ha fatto Dio: ha piantato la sua tenda là dove la nostra fede non arriva, dove la nostra fede è così dubbiosa, dove continuamente barcolliamo, dove la nostra ragione è così debole eppure orgogliosa, la nostra testimonianza intermittente, come le luci che abbiamo usato sia a casa che per le strade.
Il prologo dice che "il Verbo si è fatto carne". Questo vuol dire che il nostro corpo è «immagine, somiglianza di Dio». Il nostro corpo, la nostra forma ci parla di Dio, ci rivela dei principi, ci rivela un senso profondo: l'incarnazione.
Il Verbo si è fatto carne vuol dire che Dio è concreto, è realtà. Solo un Dio incarnato nella terra ci può dire: ma com’è possibile che l’uomo non abbia la cura del creato? che il creato non faccia parte di una cultura? Ma come è possibile? Solo un Dio incarnato si prende a cuore il creato, la terra. Ecco il senso del suo “piantare la tenda” che è sinonimo di un itinerario da percorrere con Lui, dove ognuno di noi accoglie "un nuovo sapere" su Dio e sulla nostra stessa vita destinata ad essere condivisa con tutti.
Il prologo di Giovanni, è stato scritto alla fine del Vangelo ma è stato collocato qui quasi come specchio alla nostra vita, per vedere subito come sarebbe stata nei confronti di Dio.
Esso traccia per tutti noi un itinerario di luce, che attraverso il nostro faticoso cammino, pone al centro della nostra vita Gesù, la luce  vera, quella che illumina ogni uomo, perché la nostra vita si riempia della sua.
Questa luce, Gesù, il Figlio di Dio, noi la contempliamo in questo periodo, nella tenerezza di un presepe. 
L'Evangelista aggiunge un particolare: il Figlio di Dio splende nelle tenebre nonostante se le tenebre non lo accolgono. 
La luce, lo ricordiamo, è un elemento essenziale alla nostra quotidianità. Senza quest'energia tutto si ferma. Senza Gesù la nostra vita cristiana non avrebbe senso. Però esiste un altro modo di restare privi di luce: la cecità. Non la cecità fisica ma quella del cuore, quella che non vede ogni evidenza, quella che non vede una realtà: quella che non ama. È proprio di quest'amore che parla l'evangelista Giovanni: un amore pieno di luce per noi che trova cuori incapaci di contenerla. Solo se accogliamo, Gesù luce del mondo, la nostra cecità svanisce, perché il suo volto risplende in noi (così come abbiamo ascoltato il primo dell’anno) e di conseguenza, risplenderà nel volto di tanti fratelli e sorelle.
Questo è un richiamo alla conversione quotidiana, perché il mistero dell'incarnazione è quotidiano, non è un semplice andare a Messa perché è di precetto (non fraintendetemi), ma un convertirsi, un pensare nuovamente Dio per la mia vita e nella vita di tutti i giorni, non possiamo vivere come “cristiani da salotto”, come ci ricorda spesso Papa Francesco. La comodità piace a tutti, ma non è quello che ci viene richiesto. Ci viene chiesto di “farci carne” nella realtà in cui viviamo, di prenderci cura dell'altro e di quanto ci circonda. Forse facciamo fatica e la risposta l'abbiamo in questa pandemia che gironzola per aria e contagia un po' tutti.
Abbiamo bisogno di farci contagiare non dal covid-19 o dalle sue varianti ma dall'amore di Dio. Non stiamo ancora a pensare a un Dio incorniciato (non lo è mai stato): Dio è qui in terra, dentro di noi. Questo è il senso della sua Incarnazione: o lo trovi nel corpo, nel volto, nelle mani, negli occhi, nella sessualità, nella natura, nella debolezza e nella forza, nella storia e nella vita o non lo troverai da nessuna parte. 
Il Natale ancora oggi ha il sapore di questo tipo di dramma: Dio viene e l’uomo non c’è. Pochi si accorgono e questi pochi sono solo quelli che vivono nella solitudine, nella sofferenza, nella povertà. Basta andare col pensiero a quello splendido giorno, in quella grotta di Betlemme, chi troviamo? Maria, Giuseppe, il Bimbo appena nato, degli animali, della paglia, i pastori. Fine dell’elenco.
Allora se siamo ancora nel buio accendiamo questa luce che illumina la nostra quotidianità. Cristo ci accompagnerà fino ad ereditare il Regno.
Possa in questa domenica continuare a risplendere la luce di Cristo nei nostri cuori, abbracciare la nostra anima ed appassionarci della vita.

Buona Domenica nel Signore a tutti voi!