CHIAMATI A MORIRE PER DARE FRUTTO
La liturgia di questa domenica ci anticipa quanto vivremo durante la Settimana Santa: la fede dinanzi a Dio crocifisso, al Messia crocifisso.
Il contesto è quello della terza e ultima Pasqua vissuta da Gesù a Gerusalemme, quando ormai i capi, i sommi sacerdoti decisero la condanna a morte di Gesù (Gv 11,53) e dopo l’ingresso messianico di Gesù a Gerusalemme osannato dalla folla (Gv 12,12-19).
Di quanti erano saliti a Gerusalemme per la festa, tra questi abbiamo alcuni greci, dei pagani, i quali avendo sentito parlare di Gesù desiderano incontrarlo e chiedono a Filippo: "vogliamo vedere Gesù".
È il grande desiderio che sta nel cuore dell'uomo. È il grande desiderio dei cercatori di Dio. È l’esigenza di chi vuol dare senso alla propria vita. Dare senso a ogni cosa. È la mia domanda, la tua, di tutti.
Vedere Gesù non è un desiderio effimero, del momento. Chi la pensa così va solo in cerca di miracoli. Vedere Gesù significa accogliere quel mistero di Dio nella storia di tutti i giorni. Vedere Gesù equivale a donare la vita.
L’incontro con i Greci che vogliono vedere il Signore, rivela che l’ora di Gesù sta per giungere a termine: “È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato”. Questa è l’ora della morte in Croce, è l’ora della gloria, è l’ora di quell’amore vissuto pienamente fino all’estremo per tutti (cfr. Gv 13,1). Ecco perché Gesù, per far capire l’ora della salvezza, a chi gli pone questa domanda, fa' l'esempio del chicco di grano: “se il chicco di grano caduto in terra non muore rimane solo; se invece muore produce molto frutto”.
Ecco il significato della passione di Gesù: la sua morte è una semina. Il chicco di grano deve accettare di marcire, di morire per permettere non solo di essere chicco ma di diventare spiga: deve morire per dare frutto.
Nel rivelare questo, Gesù rivela anche per noi, discepoli di questo tempo, quanto sia necessario morire, essere chicco di grano caduto per terra, che muore per dare frutto.
Gesù sta parlando di una legge biologica, segno della vita spirituale e aggiunge: “chi ama la propria vita la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna”.
Chi ama la sua vita, la perde; chi ama se stesso, chi ama la sua vita, chi vuole trattenerla è l’egoista. L’egoista è colui che ha perso la vita, perché la vita è amore e dono. La vita è relazione, è dono; se la doni la realizzi; se ti chiudi in te l’hai già persa.
Invece chi la odia, cioè chi la ama davvero, “chi è pronto a perdere la propria vita”, non cerca il proprio io, perché lo realizza nella relazione con gli altri; infatti, il mio io è l’altro. Non è qualcuno che sta sopra l’altro ma uno che sa donare la propria vita.
Allora il cristiano che vuole essere discepolo del Signore, che lo ama, deve accogliere questa morte, questa caduta e non sarà solo, con lui ci sarà Gesù, sarà preceduto da Gesù e lo porterà nella dimora eterna, in Paradiso.
Questa è la fede del cristiano. Non è facile da capire, da assimilare. Per capirla ulteriormente, bisogna andare ai piedi della croce, ed accogliere il discorso dell’amore, il discorso del perdono, dell’accoglienza, del sacrificio estremo. Occorre andare ai piedi della croce per capire che non bisogna chiudere gli occhi davanti ai crocifissi che ancora oggi sono in croce a causa nostra, grazie al nostro egoismo, alla sofferenza provocata.
Il mistero della croce non è un fatto arenato duemila anni fa, è il mistero della storia umana. Gesù muore in croce per dare la vita. Quindi più che una morte passiva, una morte per la vita. Dio infatti non ama per la morte ma per la vita. In questa Croce noi incontriamo Dio.
La vita è amore e l'icona dell'amore è il crocifisso.
Ecco allora come vedere Gesù: essere disposti a morire con lui, come il chicco di grano, a morire per l’altro, solo così lo si potrà vedere!
Non è facile capire questa logica di Dio: è un tipo di umiltà che non rientra nei nostri parametri. L'umiltà di Dio non abita il nostro pensiero. Lui è Colui che continua a ribaltare la nostra vita, ma lo fa con amore e per amore.
Guardiamo allora all'umiltà del seme, dove troveremo l'umiltà di Gesù ed ognuno di noi può raccogliere per la sua vita l'abbassamento di Dio.
Egli è sempre lì e continua a donarsi sui calvari del mondo perché, nel suo grande amore, racchiude se stesso in noi.
Chiediamo al Signore che ci renda capaci di essere chicco di grano che, seminato nei solchi della vita, genera ogni giorno frutto!
Buona Domenica nel Signore a tutti voi!