mercoledì 14 aprile 2021

III DOMENICA DI PASQUA (ANNO B)

VIVERE CON FEDE

In questa terza domenica di Pasqua, la liturgia ci presenta la parte finale dell'esperienza dei discepoli di Emmaus. Questa esperienza appartiene alla vita di ciascuno di noi. Se per un attimo ci fermiamo a riflettere, alla mente affioreranno quei fallimenti, quelle delusioni che in qualche maniera si sono annidati dentro di noi. 
Come noi questi discepoli si stanno allontanando da Gerusalemme, che dovrebbe essere la loro sorgente di salvezza, come noi si sono rinchiusi nel loro dolore senza accorgersi che il Signore è presente nonostante tutto. Anche noi, stanchi anche da questa pandemia, siamo solo in grado di vedere le cose negative e non Gesù che cammina accanto a noi.
Anche noi siamo sempre pronti a tornare a casa, alle nostre cose quando qualcosa non va; quando una esperienza finisce cerchiamo sempre il nostro rifugio, le nostre cose.
Questa è l'Emmaus della nostra vita ma è un’occasione straordinaria per iniziare a pensare la nostra vita in un modo diverso, nuovo; per capire che non esiste resurrezione senza la croce e viceversa. È proprio lungo la via, possiamo dire durante la nostra quotidianità, che sperimentiamo l'incontro. 
I nostri santi, anche loro hanno avuto la loro Emmaus, magari qualcuno l'ha chiamato "notte oscura", qualcun'altro "voragine della vita", etc. ognuno però ha fatto l'incontro con il Risorto. 
In quest’incontro il Signore ci scuote: cosa stai facendo? Perché sei così tachicardico, col cuore lento, a non capire cosa è successo? 
Quanta difficoltà a vivere l’incontro e l’Evangelista per farci vivere quest’incontro con il Signore risorto, ci dona delle indicazioni di fede. 
La prima è quella delle ferite. Gesù per farsi credere mostra loro le mani e i piedi e chiede di guardare e toccare le sue ferite, in profondità. Guardare e toccare le ferite significa fare esperienza di Gesù risorto, incontrarlo, lasciarsi coinvolgere perché la fede è incontro e non ipotesi, dubbio.
Gesù in questo momento ci sta chiedendo di guardare dentro le nostre ferite, dentro le nostre debolezze per scoprire la luce della Pasqua. 
La fede è esperienza d’amore e guardare in profondità le ferite significa guardare anche le ferite dell’umanità, dove ognuno si fa accanto alla sofferenza dell’altro.
La seconda indicazione di fede è quella dell’amicizia. Gesù invita a mangiare insieme qualcosa e mentre è a tavola coi discepoli, dice l'Evangelista, «Lo riconobbero allo spezzare del pane». È un gesto molto particolare che significa condivisione della vita. 
Condividere la vita è proprio questo spezzare se stessi e parte di sé per gli altri. Già Gesù durante moltiplicazione dei pani e dei pesci aveva fatto questo invito: «Dategli voi stessi da mangiare» (cfr. Lc 9,10-17). È la tavola della mensa eucaristica che ogni giorno è imbandita perché tutti possiamo attingere da questo amore per dare amore.
La terza indicazione è la comprensione delle Scritture. Quante volte la Parola di Dio rimane in superficie alla nostra vita? La Parola di Dio occorre comprenderla, ruminarla, assimilarla. La Parola di Dio, ci permette di riconoscere attraverso quale vie Dio entra nella nostra storia personale. Non basta aver fatto l’incontro con il Signore, non basta andare a Messa, camminare fianco a fianco con Gesù come fecero i discepoli, ma occorre lasciarsi bruciare il cuore, far sì che la Parola di Dio diventi vita nella nostra vita. Far sì che il cuore si sciolga quando il Signore risorto si mette a spiegare le Scritture, a spiegare quanto si riferisce a lui, perché senza la sua azione non riusciremo mai a comprendere le Scritture.
Ciò significa che la Parola di Dio va ascoltata e accolta con fede e non con pregiudizi. Fin quando nella nostra testa ci saranno le solite idee, non avanzeremo nella fede ma saremo punto e a capo. 
La Parola di Dio deve penetrare nel cuore e bruciare, bruciare d’amore. Solo se il mio cuore brucia d’amore, pervade l’anima, posso dire di aver compreso le Scritture e corro verso l’altro per annunciare la gioia dell’incontro.
Ma non finisce qui, da queste indicazioni si apre la strada della missione. La nostra fede, infatti, non è intimistica perché la missione è parte integrante della salvezza. Quanto dovrà fare ogni discepolo è aprire il proprio cuore alla semplicità e far fiorire la vita. C’è una bella notizia da condividere, così come siamo capaci.
Per tutti e per quanti l’accolgono si rinnova la luce della Pasqua, perché questo è il cuore del Vangelo. Questa luce radiosa ha sfolgorato la vita dei due viandanti di Emmaus, si sono alzati dalla fossa della morte ed hanno ripreso la via della vita dove Cristo sarà sempre presente per condividere tutto.
Possa questa luce sfolgorare la nostra vita. Il Signore ci faccia dono di questo.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!




immagine: www.papaboys.org