IMMERGERSI NEL CIELO DI DIO
Celebriamo la solennità dell’Ascensione del Signore nostro Gesù Cristo, in cui Egli, quaranta giorni dalla risurrezione, fu elevato in cielo davanti ai suoi discepoli, per sedere alla destra del Padre, finché verrà nella gloria a giudicare i vivi e i morti.
Questa celebrazione ci porta a ricordare e vivere qualcosa di particolare della nostra vita: il distacco terreno di una persona cara. Momento particolare della vita che appartiene a tutti. Anche per i discepoli è stato difficile accettare il distacco terreno da Gesù
In questo momento penso a quelle parole che spesso ripetiamo a noi e agli altri quando qualcuno muore: “coraggio, la vita va avanti”.
In quelle parole è racchiuso l'affetto, la vicinanza di quanti partecipano al dolore, al distacco.
Con l'Ascensione di Gesù si ripete quel “coraggio” che è un alzare lo sguardo e camminare nella speranza, perché Gesù è rimasto con noi e lo sarà “fino alla consumazione dei secoli”; è asceso, sì alla destra del Padre portandosi dietro la nostra umanità per gettarla in Dio, ma rimane nel profondo del nostro cuore perché possiamo vivere della sua presenza eterna in mezzo a noi.
L’Ascensione, quindi, è quell'immergersi nel cielo di Dio, quell'accogliere nella vita di tutti i giorni il Signore asceso, speranza ed eredità nostra. La sua ascesa è una grande promessa d'amore, ma in movimento, dinamico, in una relazione d'amore con il Padre in attesa di instaurarla definitivamente. Questo significa essere discepolo di Cristo: vivere della speranza comunicando il volto di Dio.
Questa vocazione è esigente ed universale. Rimaniamo sempre persone deboli, increduli, pieni di paura. Infatti, il Dio in cui crediamo è il Dio che affida il cammino del vangelo alla fragilità della sua Chiesa ma sarà lo Spirito Santo ad agire, come sempre, nella vita di ciascuno, nella vita della Chiesa.
Nel brano del Vangelo odierno troviamo un mandato. Ci troviamo al cap. 16 del Vangelo di Marco. È la conclusione di tutto il suo vangelo con un capitolo che chiude e si apre con la nostra vita. Infatti, l'Ascensione del Signore segna il tempo della Chiesa in uscita delineandone il senso e la missione: continuare l'opera di Gesù.
Qui la prospettiva appare diversa: tutti siamo interpellati. In un momento di dolore, di confusione, in un contesto di pandemia Gesù mette nelle nostre mani un mondo da amare.
Quindi questa Celebrazione ci invita a vivere lo stesso amore che ebbe Cristo Gesù per noi, aprendo nuovi orizzonti, perché solo con occhi nuovi si può pensare e parlare di Chiesa in uscita, diversamente saremo sempre col nasino all'insù e di conseguenza una Chiesa ammalata.
Il vangelo odierno sottolinea che l'amore del Signore spinge i discepoli ad essere più liberi e più creativi nel vivere la missione attraverso dei segni, ad andare dappertutto superando le varie barriere.
Spesso lasciamo nella sofferenza l'altro perché non rientra nei propri schemi, perché è antipatico. Il cristiano che cernisce l'altro, che usa i propri schemi, non fa' agire l'amore di Dio, non fa' passare la linfa dell'amore. Il mondo necessità di una dignità, di un abbraccio, di una carezza, un gesto di cura, dell’arte della prossimità. Solo l’amore si fa vicino e Dio salva attraverso l’amore che ognuno dona all’altro.
I segni che accompagneranno quelli che credono avverranno nella misura di azione di ciascuno, nella misura in cui ogni discepolo testimonia con coraggio la propria fede lasciando agire Cristo risorto nella propria vita: «Il Signore agiva in sinergia con loro», cioè la loro energia e quella del Signore sono inseparabili, la vite è unita ai tralci, la forza è unica, la linfa è unica.
Nel vangelo di Marco, Gesù è energia, linfa, che opera con me, con te, con tutti, per la vita perché Lui agisce insieme a te in ogni gesto d’amore, in ogni parola che rinvigorisce è Lui che parla, in ogni costruzione di pace è sempre Lui che edifica l’umanità.
È questo quello che viviamo nella celebrazione Eucaristica: mettere la nostra fragilità nella sua vita poderosa perché il nostro cuore non sia confuso, impaurito ma pieno di coraggio, pieno della Sua forza in modo che possiamo continuare a guardare questo nostro mondo con occhi e cuore nuovo, per contagiare chiunque della stessa linfa vitale che il Signore Risorto dona a tutti. Avvicinarsi all'altro significa essere volto di Dio per gli altri per immergerli nella nostra stessa esperienza del grande mistero d'amore di Dio. Comunicare l'amore, essere amore, essere dono per l'altro è assolvere gli insegnamenti di Gesù. È far vedere con la propria vita la bellezza di Dio amore. E in quest'amore Gesù è presente, perché è l'Emmanuele, il Dio con noi (Mt 1,23) e rimarrà con noi per sempre, fino alla fine del tempo.
Ci dia il Signore quella forza giusta che viene dall’Alto per restare sempre unito a Lui, per vivere di Lui, per testimoniare Lui.
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