giovedì 6 maggio 2021

VI DOMENICA DI PASQUA (ANNO B)

 NELL'AMORE DI COLUI CHE CI HA SALVATI

Domenica scorsa con la parabola della vite e i tralci siamo stati chiamati a vivere pienamente la comunione vitale con il Signore. Questa domenica continua il messaggio incentrandolo sull’amore.
In realtà tutto il messaggio cristiano ha nell’amore il suo massimo riferimento. Infatti, il punto di partenza e, al contempo, il punto di arrivo della Parola del Signore è amare.
In questi tempi sempre più difficili, siamo un po’ tutti mendicanti dell’amore. Purtroppo idee e ideologie sempre più confuse, mettono in agitazione il quieto vivere e distolgono dalla verità e guardate che non si tratta chissà di quale diritto civile, penale o canonico ma di una mancanza d’amore e quando manca l’amore, ci distruggiamo con le nostre mani e non siamo in grado di fare e dare nulla e se ci proviamo, sarà soltanto un arrampicarci allo specchio.
Per poter iniziare, una prima espressione la possiamo ricavare dalle stesse parole di Gesù: «rimanete nel mio amore».
Il verbo indica un restare nel luogo, ciò implica che già ci siamo dentro e questo lo possiamo affermare grazie al Battesimo ricevuto.
Noi, invece, sembra che fuggiamo dall’amore, siamo molto prevenuti dai tradimenti, dalle tante ferite e delusioni che facciamo fatica a vivere di quest’amore. Per questo Gesù ci presenta il suo comandamento: «che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi».
Di quale amore parla Gesù? Certo non è l’amore che ricaviamo da una canzonetta o da una poesia e neanche è da intendere una interpretazione sentimentale e pia che riduce tutto ad andare in giro con un gran sorriso. Qualcuno, sì, potrebbe obiettare: “basta che sia amore!”. Bisogna allora chiedersi se è amore che salva!
Gesù usa la pedagogia dell’amore reciproco, del dare e del ricevere, perché l’amore possa colmare molte vite e aggiunge una differenza: «come io vi ho amato».
L'amore che Gesù ci chiede è quello del samaritano. Che vede, ha compassione, si fa vicino. Che interviene subito in prima persona: fascia le ferite all'uomo con olio e vino, lo carica sul somaro, lo porta al pronto soccorso, sta con lui fino al giorno dopo. Che si preoccupa della soluzione completa del problema. Con questo amore – che non si realizza come per miracolo, ma va coltivato, ricercato, pregato, potremo davvero dire, insieme con Giovanni, «amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore» (1Gv 4,77-8).
L’amore di cui parliamo, quindi, non parte da un impegno personale ma dall’amore folle di Dio. Questa follia Gesù la esprime così: «nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici».
Nel Vangelo la parola “amare” è tradotta sempre con “dare”. Se si è vuoti dentro però non si dona nulla. Occorre una vitalità interiore, amore profondo, per poter donare. L’amore autentico consiste nel dare la vita, la propria anima per ciò che si ama. L’amore è tale quando dona. Durante le nostre giornate dovremmo fermarci e domandarci “come” stiamo vivendo l'amore nella nostra vita?
Per Gesù, amare significa dare la vita per i propri amici. Chi sono questi amici? Sono tutti, anche coloro che non conosciamo, che non ci sono simpatici; anche coloro che ci crocifiggono. Questo è il modo con cui Gesù si avvicina alla nostra umanità e così ogni discepolo di Cristo si deve avvicinare all’altro amandolo come ama Gesù, come un amico: «non vi chiamo più servi ma amici».
Che armonia nella parola “amico”! Questa parola non è da intendere alla nostra maniera. Per Gesù significa essere alla pari, senza nessun tipo di atto discriminatorio. Per il cristiano, l’amico è quella persona che vive una stretta relazione con il Signore.
Nell’amicizia c’è gioia e uguaglianza. E il motivo di ciò Gesù stesso ce lo dice: «perché la vostra gioia sia piena».
La gioia è quel sintomo che ti dice che tutto sta procedendo bene, che la tua vita è sulla giusta strada, che il tuo cuore trabocca d’amore fino a far vibrare in esso il nome di Dio. E questo non è un amore egocentrico, chiuso ma si dilata, è un amore missionario, fecondo e spinge a una partenza: «perché andiate e portiate frutto». E quali sono questi frutti: pace, guarigione, fervore di vita, liberazione, tenerezza, giustizia. Da questo riconosceranno il discepolo di Cristo: dall’amore e dai suoi frutti e se c’è amore questi frutti continueranno a germogliare e sarà gioia piena, duratura.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!




Immagine: https://www.emmetv.it/