mercoledì 7 luglio 2021

XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

CHIAMATI ED INVIATI
 
 
La Parola di questa XV domenica del Tempo Ordinario sottolinea la gratuità di Dio, in particolare ci invita a riflettere sulla nostra vocazione di missionari di Cristo Gesù, un mandato che riguarda non solo i sacerdoti, i diaconi, i frati, le suore ma tutti i battezzati, tutti chiamati ad essere portatori della buona notizia del Vangelo.
Nella prima lettura si sottolinea gli aspetti fondamentali per essere discepoli. Essere discepolo anzitutto non è una questione di essere dei specialisti, ma essere testimone di quella vita rinnovata, di quell’incontro con Cristo. La seconda lettura ci dice che in quanto chiamato sei un portatore di benedizione, una benedizione che si apre per la vita eterna.
Gesù chiamò a sé… così si apre il brano evangelico con una convocazione o chiamata, però c'è da dire che l'Evangelista è molto arguto perché sottolinea in modo inequivocabile la modalità della missione: si può essere missionari nel momento in cui si è con Gesù.
Non esistono navigatori solitari tra i credenti, tutta la credibilità dell'annuncio si gioca nella sfida del poter costruire comunità con Gesù.
Questa credibilità non è un’isola felice; dice l’Evangelista che il Signore mandò i discepoli a due a due, ciò significa che si è chiamati alla condivisione, e questo perché la fede si arricchisce, si rafforza se la condividi.
Come è stato detto in altre occasioni, non è semplice essere dei testimoni di Dio, per questo Dio, ci dice l’evangelista Marco, ci fa dono di una forza simboleggiata in un bastone. È il bastone del cuore di Dio, capace di sorreggere il cuore e il passo. È quel bastone per rinfrancarsi dalla stanchezza e appoggiarvi eventuali sconforti.
A questa forza va aggiunto il messaggio da annunciare con franchezza, perché tutti arrivino alla conversione.
L’annuncio è fatto di poche parole e di molto stile di vita. Il mondo reclama evangelizzatori credibili, la cui vita sia in comunione con la croce e la resurrezione di Cristo, splendente della bellezza del Vangelo.
Altri simboli accompagnano la nostra pericope evangelica: sono i segni di Dio.
Oggi, forse, noi li commentiamo con occhi egocentrici, gettando frasi simili: "Gesù andava vestito con una tunica". Tutta la gente del tempo più o meno era vestita allo stesso modo. Chi se lo permetteva, aveva qualche gioiello addosso. Ma siamo sicuri che erano vestiti di Dio?
Oggi tutti abbiamo modo di scegliere come vestirci. Ma c'è da chiedersi se siamo vestiti di Dio oppure siamo solo bravi a guardare la pagliuzza nell'occhio del fratello e della sorella.
Dio è presente in mezzo a questa vita con amore e la guarisce donandogli il Suo Spirito.
Il viaggio dei Dodici appartiene al cristiano di ogni tempo, è il viaggio dell'uomo alla riscoperta di sé. Per vivere meglio questa scoperta, il viaggio deve essere leggero e fiducioso. È il fuoco dell'amore di Dio che deve prevalere il resto non conta. È l'interiorità che bisogna guardare e non ciò che appare. È la fede che sposta le montagne e non eventuali rosari detti e ridetti in maniera frettolosa senza entrare nel mistero di Cristo.
Quest'amore deve entrare e rimanere nella casa, sottolinea l'evangelista Marco. Non è un discorso che parte da un microfono di una chiesa, ma da Dio. In questo luogo, la casa, il Vangelo deve essere significativo, deve dare senso a quanti vi abitano. Se l'abitante respinge, rifiuta quanto viene da Dio, non bisogna soffrirci, ammalarsi (anche fisicamente), si va altrove, dove ci potrà essere un'altra casa, un altro tabernacolo per l'amore di Dio.
Il Signore Gesù, nella Sacra Scrittura è definito Germoglio. Lasciamo che questo germoglio fiorisca nell'angolo più adatto, nella casa più adatta. Forse si troverà una porta chiusa o sbattuta in faccia, non ha importanza. Continuiamo il cammino testimoniando, sarà il crocicchio di una strada, ma sarà l'angolo giusto perché porti frutto.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!




 
 immagine: htpps://claretwestng.org