mercoledì 28 luglio 2021

XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

GESÙ PANE DELLA VITA


Domenica scorsa con il Vangelo di Giovanni abbiamo iniziato una catechesi eucaristica attraverso il miracolo della condivisione, l’essere dono. Ora, questa domenica, Gesù si presenta come il pane di vita. Purtroppo tutto questo è diventato un peso perché la folla non arriva a capire questo passo in avanti: è gente molto legata ai segni e non accogliere un Dio che va oltre il nostro modo di vedere.
Anche oggi siamo legati ai segni e li rincorriamo come la folla del Vangelo che va all'altra riva riempiendo barche piene di illusioni, quasi a trascinarsi dietro il passato degli antenati. Cerchiamo Dio spesso e volentieri per i nostri bisogni principali e non per saziare la sete d’infinito dimenticando che solo l’Infinito può saziarci, colmare il nostro cuore.
La folla chiede: «cosa dobbiamo fare?». Cioè quale è il libretto di istruzioni per arrivare a questa sazietà?
Giovanni nel Vangelo lo descrive così: «questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato... Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Attenzione si parla di “opere di Dio” e non dell'osservanza dei comandamenti. Forse confondiamo le due cose o magari, per qualcuno, non è così.
Nel Nuovo Testamento il termine "opere", in greco, vuole indicare il lavorare, l'agire, l'operare. Stando a questo pensiero e riprendendo la domanda per noi, fare l'opera di Dio è fare ciò che Dio fa, agire come agisce Dio, comportarsi come Lui si è comportato, come Gesù stesso ha mostrato. E l'opera di Dio è credere in colui, in Gesù, che Egli ha mandato.
Non è facile credere in qualcuno. Bisogna avere l'atteggiamento del bambino che ciecamente si fida della propria mamma che lo prende per mano e lo guida, cercando di non farlo cadere. Così dobbiamo fare con Dio.
Fidandoci di Gesù si ha la certezza di non cadere, perché Dio cerca sempre il bene dell'uomo. E Gesù continua a presentarsi come dono per l'altro e in questa domenica, si presenta come Pane della vita, nutrimento della vita. Dio lo fece con Israele nel deserto e ora lo fa con Gesù e ancora oggi continua a farlo.
«Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».
Dio si fa nostro cibo, Dio vuole incarnarsi nell’umanità anche attraverso le nostre esistenze.
C'è un'accoglienza doverosa che dobbiamo avere nei confronti di Gesù e certamente non con la sporcizia di un cuore pieno di falsità. Abbiamo bisogno di purificarci interiormente oltre che esteriormente.
Non possiamo continuare la vita del non senso. Anche le nostre Eucarestie domenicali, se non portano a dei cambiamenti del cuore, sono privi di senso.
Dice una canzone: “Quanti amori conquistano il cielo, perle d'oro nell'immensità”. È la via della santità, quella santità che è stata seminata nei nostri cuori, ma trascurata ... la canzone continua: “che uomo sei se non hai...il cielo”. San Paolo direbbe così: «se non avessi l'Amore non sono nulla, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna» (cfr. 1Cor 13,1-8). Cioè continuerei a mormorare come il popolo nel deserto: "si stava bene, quando si stava peggio!".
Ora bisogna vedere se si stava veramente bene! Ma ci sta anche un popolo che si fa delle domande, un popolo che è in ricerca di Gesù.
Noi cerchiamo Gesù? Siamo veramente convinti che il nostro venire in Chiesa, o il nostro pregare, anche privatamente, è una ricerca di Lui? Per cosa lo cerchiamo? Non possiamo andare dietro a Gesù, o ricercare Lui, solo ed esclusivamente per riempirci la pancia o altre soddisfazioni ordinarie. Dobbiamo chiedere anzitutto Lui stesso. Egli è il Dio dell’amore, e ancora oggi quell’amore è donazione totale nel pane di vita, nel pane eucaristico.
Gesù è quel pane disceso dal cielo che si intreccia con le problematiche ordinarie che ogni giorno andiamo incontrando.
Ci sono dei momenti nella vita in cui non è tanto importante nutrirsi di pane ma di “cielo”, cioè del pane di vita. Perché se è vero che il pane ci è necessario per vivere, per sostenere il nostro cammino, è ancora più vero che se non c’è una ragione per cui mangiamo, se non c’è una parola, un desiderio, un amore, che muove e orienta il nostro passo… tutto il resto perde ragione di essere.
Ecco allora il connubio tra il cielo e la terra: chiamati a nutrirci di Gesù Eucarestia per vivere già il suo Cielo qui, sulla terra, nell'ordinarietà della vita per lasciar seminare dentro, dal Creatore, quella porzione di eternità.
Viviamo allora l’Eucarestia senza ipocrisia; sia il nostro Cielo: è il Sacramento del Cielo, della Vita Eterna!

Buona domenica nel Signore a tutti voi!





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