giovedì 2 settembre 2021

XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

«APRITI!» 

 
Questa domenica il Vangelo ci presenta Gesù, valico delle frontiere, alla ricerca dell’uomo che viene prima di ogni frontiera, di ogni divisione politica, culturale, religiosa, razziale.
L’incontro con l’uomo, dicevamo domenica scorsa, è una grossa fatica del cuore, per questo occorre invocare l’aiuto di Dio, perché ci sciolga la lingua, ci apra le orecchie, ci liberi e ci ridoni quella dignità perduta.
Il Vangelo ci presenta un miracolo particolare che non è legato al miracolismo (cosa che andiamo a cercare tutt’oggi), ma alla veridicità dell’annuncio.
La guarigione del sordomuto, di cui parla il Vangelo, inizia con dei intermediari. C’è qualcuno che introduce l’incontro con il Signore. Chissà nella nostra vita quante volte è successa la stessa cosa: incontrare il Signore per mezzo di qualcuno, incontrare il Misericordioso di Dio che ci fa la sua carezza.
Purtroppo siamo una società sballottata dalle onde e in cerca di miracoli o per essere precisi, amanti del miracolismo.
Dio, però, non è questo. Egli non è un cartomante a cui spesso, noi cristiani, ci rivolgiamo. Ecco perché tante volte restiamo a bocca asciutta e magari entriamo in crisi prendendocela con Lui, con i santi e con tutti (tranne che con il cartomante).
Il sordomuto che qui viene condotto, è un uomo imprigionato nel silenzio di se stesso, la sua vita è serrata e ha bisogno di qualcuno che gli voglia bene perché ritorni a vivere, perché lo conduca da Gesù Parola di vita eterna, Parola che libera da ogni schiavitù.
Essere sordi, dal punto di vista umano, è una malattia che ti taglia fuori da ogni concetto, da ogni idea, da ogni parola, da ogni suono.
Per uno che non sente tutto si trasforma in assurdo, anche la più bella poesia: tutto è un assurdo!
Quante volte anche noi, dinanzi a questa Parola che sempre viene proclamata, letta, siamo sordi, non la recepiamo: anche noi viviamo un assurdo nella nostra vita cristiana.
Nel Vangelo gli intermediari percepiscono questo assurdo e pregano Gesù di imporgli la mano. Gesù però va oltre il semplice gesto. Noi spesso ci fermiamo al gesto, perché il nostro pensiero ci fa dire che “funziona meglio” rispetto ad altro.
Gesù però è la carezza di Dio, conduce l’uomo lontano dalla folla, lontano dalle preoccupazioni, facendogli percorrere il suo esodo, cerca di ridargli una vita piena.
Anche noi siamo come quest’uomo. Abbiamo bisogno di andare lontano dalle nostre preoccupazioni, dalle nostre idee, da tutti i nostri idoli perché in noi ci sia la Parola del Signore che ci guarisca dentro, che ci ridoni vita.
Gesù non fa altro che portarci fuori da tutti questi idoli per donarci se stesso, la sua Parola di vita. Sempre se siamo disposti ad uscirne, a non restare chiusi nel nostro io, nella nostra sordità.
Fuori, lontano dalla folla, Gesù inizia a fare dei gesti comuni tra i guaritori dell'epoca ma Egli non è il santone! Infatti, leva gli occhi al Cielo, cioè prega il Padre e poi gemette, cioè si rende partecipe di quella sofferenza, una sofferenza che guarirà in pienezza con la Sua croce.
A quel suo gemere, a quel suo sospiro, Gesù aggiunge una parola: “Effatà” che significa “apriti”.
Se domenica scorsa abbiamo invocato Dio perché ci rendesse un cuore puro, questa domenica è Gesù stesso che al nostro cuore dice apriti!
Quanta fatica! Quante chiusure nella nostra vita! Il Signore oggi ci invita ad aprirci anzitutto all’ascolto della sua Parola per poterla vivere nella nostra quotidianità, nelle relazioni con gli altri, in ogni istante della nostra vita. Non hanno importanza i nostri limiti: c’è una bellezza e una potenzialità da sprigionare.
Questa parola “apriti”, che spesso sentiamo durante un battesimo, oggi risuona in mezzo a noi per scuoterci da quelle sordità, da quel mutismo. Basta guardare come ogni giorno viviamo la nostra vita, quando facciamo prevalere il nostro io e continuiamo a costruire muri e non ponti. Queste sono tutte occasioni che perdiamo per amare, perché rinchiusi in noi stessi.
Apriti! C’è bisogno di una vita sempre più autentica e non ipocrita. Necessitiamo sempre più di aprirci alla grazia per evitare di essere sordi e muti a Dio e a quanti soffrono anche a causa nostra.
Chiediamo quest’oggi la grazia di aprirci sempre più a un rapporto vero e profondo con il Signore. Lasciamo che lui sturi le orecchie del nostro cuore per insaporirci della sua sapienza.
Apriamoci all’amore, alla relazione con gli altri, alle relazioni significative, soprattutto dove queste mancano, dove manca l’amore.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!





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