giovedì 14 ottobre 2021

XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

ESSERE GRANDI O ESSERE SERVITORI?

 
Siamo in cammino verso Gerusalemme, verso il Calvario. Forse non tutti stiamo percorrendo la stessa strada. E mentre Gesù annuncia per la terza volta la sua passione e morte, ognuno ha un modo diverso di intendere cristianesimo e cristianità.
Domenica scorsa abbiamo visto che il discepolato non è ambire posti di onore o chissà quale ruolo: ciò non fa parte della logica di Dio ma del mondo. Ecco perché il Signore Gesù ci esorta sempre a perfezionarci ad immagine del Creatore e non della creatura.
Nel Vangelo di questa domenica, lungo il viaggio verso la Croce, qualcuno osa chiedere qualcosa di particolare. Non si tratta né di soldi, né di salute ma di un posto eminente nella gloria di Gesù.
Nel cuore di ogni cristiano ci sta questo desiderio, anzi sembra una continua corsa che anche il più piccolo servizio rischia di trasformarsi in un esercizio di potere. Però il cristiano dimentica che l’amore chiede e non pretende.
Queste desiderata portano delle conseguenze che, nel vangelo odierno, le troviamo descritte con l’indignazione, l’incomprensione, le divisioni, i malumori dei discepoli.
Gesù sia nel Vangelo che ad ogni discepolo di ogni tempo ed età, capovolge la situazione, cerca di rimettere in carreggiata e dice a ciascuno: vuoi essere nella mia gloria? bisogna che tu entri nell'ottica della Croce!
La Croce... chissà quanti di noi riusciamo a capire che la croce sfocia nella gloria. Anche Gesù per entrare nella gloria è passato attraverso la Croce. Ai discepoli di Emmaus Gesù stesso dice: «non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?» (Lc 24,26. Anche la prima lettura si esprime in questi termini).
Facile allora chiedere di sedersi nella gloria senza aver sofferto. Allora ognuno può dire: bisogna soffrire per questo? Già soffriamo per tante altre cose che la vita ci riserva ogni giorno.
A questo interrogativo, Gesù risponde invitando a prendere la propria croce e a seguirlo, cioè a seguire lui servo sofferente.
Gesù non condanna il desiderio dei due discepoli e sa benissimo quanto riserva la vita di tutti i giorni. Ma ad ogni cristiano, ancora oggi, purificando i desideri, invita ad andare in profondità senza annullare “la grandezza” e indica un altro tipo di grandezza: chiama al suo seguito, per prendersi cura della felicità dell'altro.
Gesù in questo momento aiuta a fare il passaggio dall’essere grandi all’essere servitori; dall’essere primo ad essere schiavo di tutti e continua a ripeterci: “guarda sono io che servo e non tu!”.
In questa logica non esiste il padrone ma solo i servitori, perché tutti chiamati a servire. Tutti a cingerci, con umiltà, quel grembiule dell'amore e non dell'arroganza.
La santità tanto declamata in tutte le salse, non è una passione spenta ma sempre attiva, perché è una passione per la vita in continua conversione.
Questa conversione non è per nulla facile, anzi ci mette sempre in discussione, senza rubarci nulla. Noi pensando ai seggi d'onore crediamo di essere felici. Ma la felicità è dono che viene dall'Alto e non dal basso, viene da Dio e non dal mondo.
Oggi più che mai, purtroppo, egli non vuole essere servitore di nessuna autorità e di nessuna legge. Chi vive così è fuori pista, è cieco ed ha bisogno di una guarigione interiore (a tal proposito domenica prossima ascolteremo la guarigione del cieco di Gerico).
Il cristiano, dice Gesù, non è colui che vive nella mediocrità della sua vocazione. Allora, nelle parole di Gesù «sia il servitore di tutti!», possiamo riconoscere la presenza amorosa di Dio: «non son venuto per farmi servire, ma per essere servo». Ecco che cos’è il servizio: l’inchino di fronte al bisogno dell’altro, che nel mio piegarmi, scopro un fratello, una sorella. Per questo san Paolo esorta: «Portate i pesi gli uni degli altri, così adempirete la legge di Cristo» (Gal 6,2). Ciò definisce che la nostra vita è un dono di se stessi. Ecco il calice che possiamo bere: servire gli altri!
Carissimi, ogni domenica noi ci accostiamo al trono della grazia (II lettura). Viviamo l'Eucarestia condividendo il calice della divina volontà, partecipando pienamente alla morte redentrice di Cristo, percorrendo con Cristo ogni via di condivisione, di comunione, di servizio, senza sosta.
Non abbiamo paura di bere il calice del servizio. Tutti siamo stati battezzati nella stessa passione di Gesù. Dissetiamoci al suo medesimo calice, per indossare la sua identica veste di servizio, il suo stesso manto regale, per prenderci cura degli altri sulla via della Croce.
 
Buona Domenica nel Signore a tutti voi!


immagine: https://www.la-domenica.it/xxix-domenica-del-tempo-ordinario-b/