giovedì 7 ottobre 2021

XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

LA VERA RICCHEZZA


Continua l'insegnamento di Gesù lungo la strada verso Gerusalemme, diretto verso la Croce. Che cos’è la strada? La strada è il mezzo che raccoglie tutta la vita e ne narra le storie.
Anche questa domenica, in questa via verso la Croce, ascoltiamo una vecchia e nuova storia: desiderare Dio, desiderare la vita eterna.
Nella Sacra Scrittura l’orante che desidera Dio prega così: «Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio. L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?» (Sal 42). Infatti, «Il desiderio di Dio è inscritto nel cuore dell'uomo, perché l'uomo è stato creato da Dio e per Dio; e Dio non cessa di attirare a sé l'uomo e soltanto in Dio l'uomo troverà la verità e la felicità che cerca senza posa» (CCC, 27). Sant'Agostino anela a Dio esprimendosi così: «Il nostro cuore è senza pace finché non riposa in te» (Le Confessioni, 1,1).
Nel brano evangelico odierno incontriamo lungo la strada una umanità inquieta ("un tale gli corse incontro"), alienata e angosciata, che non ha pace, che è posseduta ("gettandosi in ginocchio davanti a lui"), schiavizzata da uno spirito impuro (idolo) ma porta dentro al cuore un desiderio, non solo quello di incontrare Gesù ma quello di realizzare in pienezza la propria esistenza.
Ecco la strada che si fa raccolta di una falsità del credere adombrata da una profonda nostalgia di Dio, che si manifesta in diversi modi e con tante difficoltà.
Lungo la strada un desiderio si realizza: l'incontro con Gesù di Nazareth, con Dio: «Maestro buono, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Una bella domanda, dove l’uomo riconosce anzitutto la bontà di Gesù, una bontà riconosciuta da tutti. E poi quella richiesta per ereditare la vita eterna. L’uomo capisce che non deve meritare la vita eterna ma accoglierla. In altre parole egli dice: “che cosa devo fare in concreto, perché io possa vivere la vita dell’Eterno”.
L’uomo ha capito quanto sia importante la riscoperta della vita interiore e fa un incontro particolare, un incontro pieno d'amore, con uno sguardo che penetra dalla superficie per arrivare al cuore del problema.
Questa superficie nel vangelo ha il nome di "comandamenti" e Gesù dice all’uomo di seguirli per poter vivere la vita dell’Eterno. Poi ne fa un elenco, e sono tutti in riferimento agli altri. L’uomo riconosce che già vive di questi comandamenti e l’Evangelista sottolinea che Gesù fissa lo sguardo su di lui e lo ama profondamente.
Ecco Dio. Quando vuol farci fare il salto di qualità, quando vuole immetterci sulla via della Croce, Egli ci ama. Ecco la prima esperienza della strada: accorgerci di essere amati per poter amare gli altri.
Gesù invita a lasciare tutto, di lasciare le proprie ricchezze, per poterlo seguire nella strada di ogni giorno. E qui nasce il problema, che non sono i comandamenti ma il cuore dell’uomo.
C'è un cuore che non è capace di incrociare lo sguardo d'amore di Gesù perché schiavo di un idolo, schiavo delle sue ricchezze.
La ricchezza di cui parla il Vangelo, non riguarda il sostentamento, non riguarda l’avere il denaro. La ricchezza è tutto ciò che mi lega e di cui ne sono schiavo e che spesso mi piace avere; tenere per me senza condividere (anche il denaro). Spesso la nostra vita si avvolge di un alone di mistero e allora guardiamo facilmente le nostre comodità, i nostri beni e non ascoltiamo nient'altro che noi stessi: anche questa è ricchezza! Anche il "tale" del vangelo era ricco e quando Gesù gli dice di non farsi sopraffare dalle ricchezze della vita «si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; perché possedeva molti beni».
Il filosofo Eraclito sosteneva che “quando sogniamo ciascuno ha il suo mondo, ma quando ci svegliamo siamo tutti nello stesso mondo”. Questo tale fa fatica ad attuare questo passaggio: dal sogno alla realtà. Ciò avviene quando la persona incomincia ad accettare il mondo, quello che gli si presenta con la sua realtà concreta. Svegliarsi significa allora cominciare un processo di trascendenza, cioè un processo in cui non ci sono solo io e i miei desideri, ma devo prendere atto della realtà che ho di fronte, liberandomi dai molti falsi idoli che mi stanno stretti.
Ecco qui il paragone del cammello che riesce a passare per la “cruna di un ago” a differenza di quanti sono schiavi di se stessi. Il ricco di cui parliamo è colui che fa a meno anche di Dio.
La vera ricchezza è l’amore che puoi donare, l’accogliere l’altro, il denaro che puoi condividere. Quindi la vera ricchezza non è il conto in banca ma il cuore che hai. Entrare nel regno di Dio significa essere poveri in spirito. Seguire Gesù, stare con lui richiede quel liberarsi da quei idoli che soffocano la vita, che conducono alla morte spirituale.
È la via della Croce che bisogna percorrere e non quella della comodità, perché la vera ricchezza dice Gesù, si concretizza nella Croce.
Quindi chi lascia tutto per seguire Cristo Gesù, sappia che percorrerà la via della Croce e non quello della comodità. Deve imparare a incrociare lo sguardo di Dio mettendolo al centro della sua vita insieme all’amore per gli altri. Solo così si potrà ereditare la vita eterna, vivere dell’Eterno!

Buona domenica nel Signore a tutti voi!




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