giovedì 11 novembre 2021

XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

TUTTO PASSA, DIO RIMANE, SEMPRE!!!


Siamo alla fine dell'anno liturgico, domenica prossima, XXXIV del Tempo Ordinario, è la solennità di Cristo Re.
In questo nostro tempo, molte volte abbiamo fatto uso della parola “fine”, magari perché stiamo vivendo la pandemia, abbiamo vissuto alluvioni, distruzioni, catastrofi, morte e facilmente pensiamo che sia la fine. Ma la Bibbia quando parla della fine del mondo non intende la fine dell’umanità, del mondo in assoluto ma il mondo concreto, quello conosciuto da una cerchia di uomini, il loro mondo.
La liturgia ci propone un brano del tredicesimo capitolo del Vangelo secondo Marco. Un testo un po' difficile il cui contesto sono le prime persecuzioni dove la situazione era drammatica, dove il Cristianesimo sembrava finire ancor prima di iniziare. Anche tutti i riferimenti andavano crollando (qui il linguaggio dei crolli vari). I cristiani erano tutti presi dalla paura e dallo sconforto. In questo contesto l’Evangelista ci dice che ogni cosa passa ma non Dio, anche se continuiamo a fare esperienza del conflitto tra bene e il male, Dio non passa. Anzi la pagina del Vangelo ci parla del ritorno di Gesù e del nostro modo di vivere bene il nostro tempo. Marco ha qualcosa da dire alla nostra vita di fede e con queste parole, mette al centro della nostra lettura non la fine della creazione, ma il fine della sua storia, non l'oscurità ma la luce, non la desolazione ma consolazione: mettiamo al centro l’Amore che ci ama!
Ieri mattina, il vangelo di Luca ci lasciava con queste parole: «Il figlio dell'uomo, quando verrà, troverà ancora la fede sulla terra?» (cfr. Lc 18,1-8). Non è facile tra le fatiche e le angustie della vita tenere sempre accesa la fiamma della fede, quella stessa fede che ci è stata donata nel giorno del nostro battesimo. Tenere alta la fiamma della fede è un proiettarsi oltre che non è un annunzio di una fine, ma un celebrare il mistero di comunione con Dio, già offerto da Gesù (cfr. II Lettura).
Forse le parole di Gesù mettono inquietudine. Ma Gesù stesso non chiama alla paura ma a vivere la vita con gioia, a vivere il tutto con occhi nuovi, da risorti. Tutta la Chiesa sta vivendo un cammino sinodale e quindi non bisogna aver paura ma far germogliare quella semente buona che è in noi. L’attesa qui diventa speranza per tutti; «Dalla pianta di fico imparate la parabola» dice Gesù, senza farsi prendere dalla paura, perché Gesù è sempre vicino ed è la nostra gioia e il nostro vanto.
La Parola di Dio è presente nella nostra vita per rincuorarci e indirizzare la via della vita e non per risolvere enigmi. La stessa liturgia della Parola viene sintetizzata dall'antifona d'ingresso alla Messa che è piena di speranza per tutti: "io ho progetti di pace e non di sventura...".
Sappiamo già che un giorno la vita terrena cesserà, ma la fede in Dio ci porta a credere la continuità della comunione con Dio: la vita eterna. Quindi un fine e non la fine!
In questo mondo siamo un po' tutti fragili, per questo Gesù ci dice di non smettere di avere fede, ma di alzare gli occhi al Cielo senza perdere speranza: «il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno» (Mc 13,31). Non preoccupiamoci quindi se tutto cambia, se tutto evolve. Andiamo oltre: Dio resta per sempre!
La Parola di vita è ciò che rimane. Il punto di appoggio per la nostra fragilità sarà sempre l'amore di Dio per noi e non l'idolatria, quella stessa idolatria di cui il Vangelo dice che cadrà, cesserà, avrà fine.
In questa fragilità, dobbiamo farci trovare pronti, saldi nella fede. Le prime comunità cristiane capirono subito, nella loro fragilità, lo stare saldi nella fede per questo pregavano con queste parole: "Vieni Signore Gesù!".
Era il loro incipit per continuare il cammino terreno e nel frattempo contemplare il volto del Signore in ogni avvenimento della vita, pensando fin da adesso "a quel giorno e a quell'ora" carico di attesa vigile ed operosa, riposta fiduciosamente nelle mani del Signore.
Prendiamolo anche come il nostro incipit. Ogni giorno c'è bisogno di conversione, di fede e di profezia (non come annunzio di sventura). C'è bisogno di non perdere mai di vista le ultime realtà della nostra esistenza.
Riprendiamo in mano il nostro Battesimo, riprendiamo in mano il senso del nostro essere cristiani e di farci interrogare dalla Parola di Dio. La stessa Parola di Dio ci dice di non scoraggiarci davanti a questo, ma di andare avanti costruendo ogni giorno il Regno di Dio e non di stare a guardare passivamente la storia.
Allora, anche quando le cose di questo mondo saranno sconvolgenti e diverse, anche quando tutto ci invita ad "aver paura", alziamo lo sguardo verso il nostro faro, verso Gesù risorto.
Quindi non perdiamoci d’animo, fidiamoci di Dio. Ricostruiamo la nostra vita con il Signore. Noi quando abbiamo paura ci aggrappiamo a tutto tranne a Dio. Fidiamoci del Signore, Lui è la nostra vita e risurrezione. Il suo apparire "sulle nubi" non è altro che la sua consolazione: "sarò sempre presente. Fidati!".

Buona domenica nel Signore a tutti voi!


immagine: https://www.parrocchiapalata.it/xxxiii-domenica-del-tempo-ordinario-anno-b-15-novembre-2015/