giovedì 2 dicembre 2021

II DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C)

UNA VITA DA RADDRIZZARE


La seconda domenica di Avvento ci presenta la figura di Giovanni Battista come segno della venuta della salvezza di Dio.
La storia vive qui il suo culmine: il momento più atteso e più desiderato, il momento dell’annuncio del regno di Dio che comincia: il Messia sta per arrivare.
L'evangelista Luca è molto bravo a presentarci la figura di Giovanni partendo da una cornice storico-temporale che va pian piano restringendosi, come lo "zoom di una fotocamera", fino a farci concentrare attentamente sulla persona di Giovanni.
L’Evangelista dice che nel deserto, la Parola di Dio "accade" su Giovanni! Dio sceglie quest’uomo e non un potente della storia. Del precursore di Cristo non è la prima volta che Luca ce ne parla. Due capitoli prima lo aveva presentato in un sussulto di gioia, mentre era ancora nel grembo della madre, l'anziana Elisabetta.
Luca stesso ci racconta come alla sua nascita gli fu dato il nome Giovanni, che significa "Dio ha avuto misericordia": Dio, nel suo incontenibile Amore, si è completamente abbassato verso l'umanità! E Luca ci presenta qui la logica di Dio che continua a svelare la sua sconcertante novità: i criteri di scelta sono diversi da quelli del mondo, sono diversi dal nostro modo di pensare.
La predicazione di Giovanni, quindi, ci spinge a fare un serio esame di coscienza e a considerare con serietà l'impegno che ci siamo assunti con il nostro battesimo per "alleggerire il nostro cuore", lungo il cammino di Avvento.
Giovanni sta predicando un battesimo di penitenza, cioè sta aiutando la gente ad entrare, ad immergersi in quella verità che è Dio. E per immergersi in questa verità, chiede a ciascuno di noi di partire dall’umiltà perché Dio guarda l’umile, guarda chi non recita, chi non fa il doppio gioco. Dio guarda chi sa di riconoscere di essere quella “voce” che prepara la via, che raddrizza i sentieri, che accompagna l’altro per poi farsi da parte perché primeggi l’assoluto protagonismo di Dio. Tutto questo accade nelle pagine del Vangelo con il Battista, con Gesù stesso, con gli apostoli fino ad arrivare ai nostri santi e a quanti hanno provato a far fiorire nella loro vita la Parola del Signore.
Infatti c’è un deserto da far fiorire: quello del proprio cuore. Ecco perché l’Evangelista sottolinea: “Ogni burrone sia riempito...”.
Quanto invita a fare Giovanni è il cambiamento, a ripercorrere la strada dritta di Dio. Occorre lasciare che attorno a noi si prepari una strada, abbattendo gli ostacoli frammezzi. È un decidersi per vivere secondo la Parola di Dio.
Il linguaggio di Giovanni parte dal cuore e porta a una guarigione del cuore. Giovanni denuncia il cuore quale strada da appianare, denuncia il cuore quale burrone da riempire. Quei monti da spianare, quei sentieri da drizzare, quei burroni da riempire sono quell’ostacolo che sta tra noi e Dio: è quell’incapacità di scegliere nella vita Dio. 
Quanti “burroni” abbiamo nel cuore: rimpianti, scoraggiamenti, delusioni, sensi di colpa. Il Signore viene a riempirli, a colmarli, a redimerli, perché la nostra vita sia piena del suo amore, della sua luce, della sua misericordia. Quanti “monti” abbiamo da abbassare: orgoglio, superbia, limiti che spesso si trasformano in condanna per gli altri. Gesù, l’atteso, viene per insegnarci a non giudicare ma a usare misericordia, ad essere forti del suo amore vivendo bene il tempo che il Signore stesso ci dona, amando.
Non è facile il cammino da intraprendere. Chi riuscirà passerà da una lacerazione, da un pianto ma si ritroverà nella gioia per il grande dono che il Signore stesso gli ha fatto. Dio cerca sempre l’uomo continuando a seminare nel deserto della nostra vita una parola buona. Ed è in questo deserto che la nostra vita può diventare esperienza per imparare ad ascoltare la Parola di Dio, semente buona e necessaria.
Dio ci cerca perché desidera che siamo felici. Una felicità non facile da vivere quando in famiglia ci sta un lutto, un dolore del cuore e rimane solo un burrone da riempire, un monte da abbassare.
Se alzassimo gli occhi al Cielo, se lasciassimo avvicinare il Cielo al nostro cuore, forse continueremo a sentire il vuoto ma sarà un vuoto che poco alla volta si riempirà.
Attendere la venuta del Signore non è un adagiarsi nel salotto in attesa che tutti arrivino, occorre raddrizzare i sentieri del mondo e della nostra anima per essere pronti ad accogliere il Figlio di Dio. Occorre metterci le proprie capacità per avvertire una trasformazione interiore, perché Dio faccia la sua parte. Bisogna dire i “sì” quotidiani poi sarà Lui a fare in ciascuno di noi qualcosa di meraviglioso, a riplasmarci come da sempre Dio ha sognato: uomini e donne che vivono una fede audace, con passione.
Preghiamo il Signore per i tanti profeti che incontriamo nella nostra vita e che ci insegnano a fare luce in quei chiaro oscuri della nostra quotidianità, illuminandola con la Parola di Dio.
Preghiamo quest’oggi perché anche noi possiamo superare le nostre paure per essere profeti, afferrati da Cristo ed essere nella nostra vita trasparenza di Dio.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!





immagine: https://www.altrogiornale.org/giovanni-battista-ovvero-gesu/