giovedì 9 dicembre 2021

III DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C)

LA VERA GIOIA
 
 
Si avvicina sempre più il grande giorno del Natale del Signore e, tutta la Liturgia ci mostra il carattere gioioso di questa III domenica d’Avvento, denominata domenica «gaudete».
La motivazione della gioia non riguarda un piacere della vita. La gioia di cui si parla è gioia cristiana che è frutto dello Spirito Santo.
L’Antifona d’ingresso alla Messa ci dice che cos’è la gioia: il Signore è vicino, è presente nel mondo, viene a partecipare alla festa per fare nuove, con il suo amore, tutte le cose. E se il Signore è vicino, di che cosa e di chi dovremmo aver paura?
La gioia è frutto di un cammino che ci permette di affrontare le situazioni e i problemi della vita con la luce della fede! È importante essere sereni, avere fiducia, senza scoraggiarsi. Noi invece ci comportiamo tutto al contrario.
Il Signore è vicino, con noi c'è il Signore, Lui sa di che cosa abbiamo bisogno. Anche nei momenti più difficili, abbiamo bisogno di vivere in comunione con Dio, vivere della sua Grazia.
Il vangelo, che a prima vista appare in contrapposizione al motivo della gioia ma non è così, vuole indicarci la strada della gioia che consiste anzitutto in opere di conversione, consiste nell'amore al prossimo e nella fedeltà ai nostri doveri. Da questo contesto scaturisce la domanda fondamentale, punto di partenza per la conversione: cosa dobbiamo fare? Che cosa dobbiamo fare per preparare il cuore? Chiede, nel Vangelo, la folla e altri personaggi al Battista.
Il “fare” nel Vangelo indica “un cuore in movimento”, indica il “mettersi in gioco”. Se vogliamo vivere la conversione del cuore e della vita, se vogliamo vivere la giustizia e dare dignità e possibilità di esistenza all'altro partendo dalla normale quotidianità, se vogliamo che il Signore prenda forma nella nostra storia, allora il fare della Parola di Dio vuol dire interrogarsi e agire. E su cosa dobbiamo interrogarci e agire? Certamente non sui like che qualcuno ha messo nella nostra pagina social ma sulla giustizia di cui si parla nel Vangelo.
Essa è in riferimento all'uomo e non a Dio. Il Battista non propone rivoluzioni di vita, ma una vita rivoluzionaria! Sarà Gesù a portare a compimento, sarà Lui a indirizzare meglio verso Dio, occorre però partire da un condividere la propria vita e non “guardare al proprio mulino”.
C’è un amore che può guardare oltre l’orizzonte e non secondo le proprie tasche o i propri ruoli sociali, c’è un amore che è un «allargare lo spazio della propria tenda. Stendi i teli della tua dimora senza risparmio, allunga le cordicelle, rinforza i tuoi paletti» (Is 54,2).
Quanto dice il profeta rimanda nella quotidianità della nostra attesa spesso rinchiusa nel nostro io: lì può prendere forma una vita rivoluzionaria, perché è l'Amore donato che può aprire il cuore al Signore che viene. È l'Amore donato che può trasformare il luoghi della grigia monotonia quotidiana, in un cielo colorato, nuovo, per vivere come testimoni dell'Atteso. È sempre l'Amore che può cambiare il nostro sguardo sui fratelli e sulle sorelle che ci passano accanto, che ci sono accanto.
Allora quello che dobbiamo fare è accogliere l’invito alla gioia, lasciamo che lo Spirito e il Fuoco sciolgano il gelo delle nostre mediocrità e delle nostre piccolezze.
Il Tempo di Avvento è un tempo in cui Dio ci sorride. È un Tempo in cui ci viene chiesto di essere felici, usando modi per essere felici, tutte quelle cose che possiamo fare: alzare lo sguardo, recuperare la dignità perduta, il controllo del linguaggio, il giudizio, il perdono. Tutte cose che possiamo fare. Forse noi pensiamo di fare grandi cose, di essere sempre nel giusto e invece il Signore ci chiede di partire da noi stessi, dalle piccole cose che sono quelle che ci riescono meglio. Facciamo le cose concrete, quelle alla nostra portata è lì che il Signore ci rende felici. Ecco la risposta del Battista a quanti gli chiedono “che cosa dobbiamo fare?”.
Tra pochi giorni inizierà la Novena del Natale. Non limitiamoci alle preghiere tradizionali che caratterizzano questo tempo, cose del tutto utili. Fare la novena deve essere un punto di forza per dire grazie al Signore e rimotivarci alla Grazia. Dentro e fuori di noi vi è un “blackout”. Accendiamo la candela del nostro battesimo, prepariamo il Natale. Impastiamo quel pane e andiamo insieme a Betlemme. Non è un caso che Betlemme significhi “casa del pane”. Ci avviciniamo verso questo “forno” per gustare il profumo, il sapore, la bontà del Pane che si chiama Gesù.
Facciamoci aiutare da una donna meravigliosa: Maria. Ella è stata la prima a fare la novena di Natale insieme al suo sposo Giuseppe. Anche lei avrà, in qualche modo, pregato il giorno tanto atteso con la propria voce e soprattutto con la sua stessa vita e nelle piccole cose di ogni giorno.
Ecco il primo passo da fare: apriamoci alla vita, iniziamo dalle piccole cose. Condividiamo la nostra stessa vita, anche se siamo immersi nelle varie difficoltà. Dio ci è vicino e vuole condividere con noi la sua gioia, la sua tenerezza, il suo amore, la sua dolce presenza perché nella nostra fragilità possa brillare lo splendore della sua divinità.
Ricordiamoci: siamo fatti per la comunione con Dio e solo in Dio possiamo trovare la nostra felicità più profonda.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!


 
immagine: https://www-maranatha-it.blogspot.com/2011/12/iii-domenica-di-avvento-anno-b-dominica.html