giovedì 16 dicembre 2021

IV DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C)

APRIRSI ALL'INCONTRO CON IL SIGNORE
 
 
In questa ultima domenica di Avvento, la Liturgia della Parola affretta i nostri passi verso il mistero del Natale, mistero che pregustiamo già dalle parole dell'Antifona di ingresso: «Stillate dall'alto, o cieli, la vostra rugiada e dalle nubi scenda a noi il Giusto; si apra la terra e germogli il Salvatore» e che durante questa settimana ne abbiamo ascoltato “i fatti”!
La preoccupazione principale della liturgia è quella di introdurci nella contemplazione del mistero. La Parola di Dio ci offre oggi le chiavi per comprendere, gustare ed annunciare ad altri il mistero che celebriamo.
Ci aiuta a preparare degnamente quest'incontro con il Signore con lo stesso atteggiamento interiore di Maria, Giuseppe, Elisabetta e Zaccaria: i quattro personaggi del vangelo odierno che ci ad alzare lo sguardo e a non aver paura.
Oggi con la preghiera di colletta, preghiera raccolta dai cuori e offerta dal sacerdote, troviamo il fine ultimo di questo itinerario verso Betlemme: “Infondi nel nostro spirito la tua grazia, o Padre, tu, che nell'annunzio dell'angelo ci hai rivelato l'incarnazione del tuo Figlio, per la sua passione e la sua croce guidaci alla gloria della risurrezione”.
Questo vuol dire che all'inizio di questa Liturgia domenicale, siamo invitati a domandare al Padre che il mistero dell'Incarnazione - che trova pienezza nel mistero della Pasqua del Figlio - sia per noi sorgente di un'esistenza veramente pasquale.
Il Natale, ormai alle porte, e che celebreremo solennemente, deve generare in noi quel dinamismo di Grazia che ci porta a tradurre nella nostra vita cristiana lo stesso stile della Vita Trinitaria di Dio che ci è stata manifestata nel Verbo fatto carne.
Maria viene presentata premurosa nel viaggio (v. 39). La premura di Maria non è curiosità circa i fatti dell'anziana e sterile Elisabetta, ma risponde a quel “che cosa dobbiamo fare” di domenica scorsa. È gioia della fede che vive con cura, con zelo (secondo l'etimologia greca).
Maria oggi ci insegna a vivere la nostra fede con zelo, con cura perché è Gesù stesso che ce lo chiede.
"In quei giorni" allora, si ripeterà sempre perché la fede di Maria sarà la fede di ciascuno di noi e questa fede si chiama Gesù, perché non deve essere solo Maria a portarlo in grembo, ma ciascuno di noi.
Da questo deduciamo che Maria con questo suo gesto, è immagine della Chiesa missionaria, che porta al mondo l'annuncio del Salvatore.
Il Vangelo della Visitazione della Vergine Maria a Elisabetta ci da i parametri essenziali di come vivere questo Natale: nella gioia, nella carità, nella riconoscenza a Dio, nella fede sincera e sentita.
Non può esserci vero Natale nel nostro cuore e nella nostra vita se non ci apriamo a questo incontro, a questo intimo rapporto con il Signore, sul modello di quella esperienza di maternità che Maria ha sperimentato in modo del tutto singolare.
Certamente l'annuncio missionario esploderà in gioia. Ma il Vangelo ci ricorda che la missione contiene in sé gioia e dolore perché il missionario è un innamorato di Dio che canta con la vita il suo magnificat.
Il testo del vangelo di questa quarta domenica di Avvento non include il cantico di Maria (Lc 1,46-56 – ieri abbiamo avuto modo di commentarlo), quella lode che è l'espressione di chi ha trovato Dio e lo celebra come il compimento della massima esperienza della propria vita.
Questo ci dice che “in ogni incontro si tratta di scoprire nell'altro il mistero di Cristo: ognuno porta Cristo in sé... affinché un tale incontro sia possibile, dobbiamo - come Maria - alzarci e metterci in marcia” (Anselm Grun) e non sedersi sui propri egoismi, sulle proprie sicurezze anche se la marcia può essere in salita, è sempre un andare verso qualcuno per condividere fatica e speranza. È il cammino del cristiano! È il cammino di Dio che si incarna per noi!
In questo mistero d’amore, anche noi siamo chiamati a fare nascere nella nostra vita Gesù Cristo, perché ogni festa è sempre una nuova opportunità per dialogare con Cristo nella carità.
Siamo chiamati a una vita benedicente. Infatti, “Quando tu dici bene di coloro che dicono male di te, quando tu ami coloro che ti odiano, quando tu preghi per chi ti perseguita, quando tu vinci il male con il bene, manifesti che Cristo è venuto, sei testimone con i fatti che Dio c'è, che Dio è dentro la tua vita!” (Don Oreste Benzi). E alla carità deve pure corrispondere un atteggiamento di umile attesa, anche se siamo tristi. È l' attesa di una presenza, è l'attesa di Dio.
Magnifichiamo allora il Signore nella nostra vita, anche lui lo sta facendo nella nostra!
 
Buona Domenica nel Signore a tutti voi!



immagine: https://www.maranatha.it/Festiv2/avvento/avvC4Page.htm