giovedì 13 gennaio 2022

II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

RIEMPIRE LE ANFORE DELLA NOSTRA VITA


Iniziamo questa II domenica del Tempo Ordinario in cui l’evangelista Giovanni ci presenta il brano delle nozze di Cana.
Non è la prima volta che lo ascoltiamo: ci è capitato magari in qualche matrimonio o in altre celebrazioni, che facilmente lo ricordiamo come il miracolo dell’acqua trasformata in vino senza soffermarsi sul contenuto evangelico.
Sia la prima Lettura che il Vangelo parlano di nozze. Sono le nozze di Dio con l'umanità. Dio si è legato all’umanità con un patto nuziale perché l'ama e il suo amore è come quello di uno sposo, intimo, esclusivo, geloso (Ct 8,6-7; Dt 4,24). Quella di Dio è una storia perenne d'amore che ancora oggi viene minacciata nella nostra società, una storia d'amore che non vuole essere più così perché piace “l'uso e getta”. Ma l'amore non può essere un usare e un gettare!
Noi, purtroppo, continuiamo a rispondere all'amore di Dio con tradimenti ed infedeltà; come una sposa adultera che ha dimenticato tutto l’amore ricevuto, come viene evidenziato dal Vangelo di Giovanni: viene dimenticato, viene a mancare il vino.
Anche a questa festa di nozze, qualcosa viene a mancare tanto che tutto si sta traduce in tristezza: viene a mancare il vino, cioè la gioia di stare insieme, di condividere la vita, la mancanza di amore. È la dimensione delle nozze, dell'incontro tra noi e Dio che manca in questa festa. È una festa senza lo sposo. Anzi nel Vangelo non si accenna né allo sposo e né alla sposa: tutti e due assenti. Dove sono?
Guardando a noi, abbiamo lasciato da un po' di giorni le feste natalizie con le sue baldorie, regali e quant'altro; ma abbiamo lasciato anche Dio? Non ci siamo incontrati con Lui? Non abbiamo fatto si che la nostra vita venisse trasformata dal suo amore?
Quanta fatica, anche nella nostra vita manca qualcosa. In questo tempo di pandemia ci siamo lasciati un po’ travolgere dalle mille preoccupazioni, ci siamo arenati un po’ tutti, sentiamo il vuoto e ci limitiamo ad andare in giro ad elemosinare la felicità, le attenzioni, l’affetto.
Ora, anche se non l'abbiamo invitato, Dio viene ugualmente nella nostra vita. Desidera essere partecipe della nostra vita e non essere messo da parte. Il cristiano che mette da parte Dio è colui che vive una vita incompiuta, imperfetta come quelle sei anfore di pietra: vuote. In questo momento Dio è colui che vive il suo innamoramento in mezzo alle falsità della vita. Siamo infatti con il cuore di pietra, vuoti e viviamo il non senso.
Cana per tutti noi si mostra come il punto per ricominciare, perché Dio è fedele e conserva sempre il suo amore (Ger 31,3), per tutti.
Forse pensavamo che per ricominciare con Dio avevamo bisogno chissà di quale sacrificio da offrire. Dio viene in mezzo a noi e ci dice: sentiti amato! Forse, facciamo fatica a sentirci amati da Dio. Abbiamo bisogno di qualcuno che ce lo insegni.
L'evangelista Giovanni dice «e c'era la madre di Gesù». Quando si parla di amore, ci sta sempre una madre pronta ad insegnarti che cosa esso sia. Oggi forse difficilmente ci accostiamo alla propria madre, perché ci insegni la via dell'amore. Stiamo più attenti alle nostre cose, barattiamo con la propria madre per i propri interessi e poi tutto alle spalle.
Ebbene nella storia salvifica più o meno è successo la stessa cosa. Però, qui a Cana, la Madre interviene sul campo dell'amore dicendo a tutti: «qualsiasi cosa vi dica, fatela».
L'intervento della madre di Gesù, Maria, è propizio. Lei non è solo madre ma anche discepola e può dirci una parola giusta, un comportamento giusto, ci può aiutare a riempirci nuovamente di Dio: “fate quello che lui vi dirà”. Fare quello che Lui dice significa ripartire dall'ascolto della sua Parola per dar vigore alla nostra fede.
La fede, lo ricordiamo, nasce dall'ascolto. Ed è questo ascolto di Dio che dobbiamo mettere in pratica. È proprio in questa capacità di saperlo ascoltare, di ravvivare la nostra fede, di attuarla nella quotidianità che si compie e si rinnova il miracolo di Cana.
È il tempo di porre fine a certe presunzioni e arroganze. Prendiamo sul serio la nostra vita in Cristo. Ricominciamo a incontrare Dio. La madre di Gesù ci viene in aiuto, ascoltiamo le sue indicazioni.
Spesso nelle nostre liturgie cantiamo “vogliamo vivere come Maria”. Non so se ci rendiamo conto dell'entità di quest'espressione. Ogni volta che noi cantiamo queste parole diciamo che vogliamo amare come lei ha amato, vivere come lei ha vissuto. Significa renderci conto delle situazioni degli altri prima che si trasformino in tragedia.
Cana si ripete ogni volta che la nostra vita è sull'orlo della tragedia. Cana è questa rivelazione per noi e non una bella pagina da leggere nel giorno delle nozze di qualcuno.
Abbandoniamoci con più fiducia a questo grande amore di Dio per me, per te, per tutti. Facciamo le parole del Signore, Facciamo il Vangelo, si riempiranno le anfore vuote della vostra vita. Sarà , il nuovo miracolo della Cana del mondo.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!

immagine: https://www.valsassinanews.com/2018/01/14/la-lectio-di-don-graziano-le-nozze-di-cana-il-miracolo-della-famiglia/