venerdì 21 gennaio 2022

III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

CONVOCATI DALLA PAROLA PER LA VITA
 

Siamo alla terza Domenica del Tempo Ordinario, domenica dedicata alla Parola di Dio, dove iniziamo ad ascoltare l'evangelista Luca, fin dalle sue prime parole.
L'Evangelista ci introduce in un resoconto ben ordinato su Gesù e lo indirizza a un certo Teofilo, cioè all'amico di Dio, a colui che ama Dio, a colui che sempre va in cerca di Lui. Anche Luca, con il suo stile, non ha fatto altro che mettersi alla ricerca di Dio diventandone amico e si rivolge a coloro che sono i “Teofilo” nella storia e nel tempo.
Saltando il vangelo dell'infanzia, il capitolo dedicato al Precursore e agli Antenati di Gesù e parte del quarto capitolo dove troviamo Gesù nel deserto «spinto dalla potenza dello Spirito Santo», eccolo che fa ritorno in Galilea per predicare nella sinagoga.
La sinagoga non era il Tempio ma la sala dell'adunanza, dove gli ebrei celebravano la liturgia della Parola e ricevevano la benedizione.
Se posiamo per un secondo lo sguardo sulla prima lettura, troviamo un brano tratto dal libro del profeta Neemia, dove abbiamo il dono della Parola di Dio. Durante la liturgia il brano viene letto e spiegato. Questo dono è l'incontro tra l'umano e il divino.
Gesù nella Sinagoga ripete la stessa cosa, ripete lo stesso dono. Una cosa non fa: non spiega. Dopo aver proclamato aggiunge solo questo: «oggi, questa scrittura che avete udita con i vostri orecchi, si è compiuta!».
Gesù era abituato ad andare in Sinagoga, non perché è Dio ne poteva fare a meno ma continua ad essere il Dio con noi.
In quel luogo, dove è stata celebrata la prima parte della Messa, così come diciamo oggi, vi è un «oggi» che riguarda tutti. Sì è vero siamo all'inizio della predicazione di Gesù, ma troviamo anche l'inizio del nostro essere cristiani. Tutti infatti siamo stati unti; tutti abbiamo ricevuto lo Spirito del Signore e siamo stati consacrati nel giorno del nostro battesimo e confermati nel giorno della cresima per «portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore».
Il cristiano di oggi è chiamato a questo. Ma sembra che siamo passati all'anonimato. A continuare a fissare Gesù aspettando il miracolo. Il cristiano non è fatto per i miracoli. Egli è colui che «con la potenza dello Spirito» seguendo il suo Maestro, Cristo Gesù, si mette in gioco.
Questo succede solo se rendiamo vivo l'Oggi della Parola, quella stessa Parola che ascoltiamo durante la liturgia della Parola o durante altri momenti personali o comunitari.
Allora lasciamo che la Parola che ascoltiamo giunga alle orecchie del cuore. Non facciamo come i Nazaretani che hanno cacciato Gesù, anzi volevano buttarlo in un burrone.
Siamo in troppi, noi cristiani, devoti e anche assidui partecipanti alla Messa domenicale, che non diamo impulso, non crediamo che la Parola di Dio sia viva ed efficace, proprio nel momento in cui la si ascolta. Purtroppo facciamo fatica ad ascoltare, basta pensare che durante la proclamazione della Parola di Dio stiamo a leggerci il brano sul cellulare o su un sussidio, per non dire che facilmente ci lasciamo disturbare da uno squillo di cellulare per dare ascolto a chi in quel momento ci sta chiamando. Eppure la Sacra Scrittura ci dice che ogni volta che si proclama la Parola bisogna porgere l’orecchio, bisogna ascoltare! (Sal 44,11; Dt 6,4). Ascoltare è sinonimo di obbedire. Si tratta di una adesione intima e non di un semplice sentire. E gli Israeliti, nella prima lettura, capirono questa importanza e piansero perché dimenticarono la Parola.
Nel vangelo Luca fa risuonare un “oggi” per tutti noi e ci interpella. È bello notare che in entrambi i brani è il popolo ad essere adunato, convocato dalla Parola. E anche in questo sinodo che stiamo vivendo, la Parola ci convoca, ci interpella perché siamo Chiesa, popolo di Dio che prende coscienza della sua missione: evangelizzare.
Cosa significa allora questo “oggi” se non un riattualizzare l'evangelo di Gesù! La parola di Dio ha la sua radice nel passato, ma si realizza nell' “oggi”, ogni volta che la Parola è annunciata. La Scrittura trova il suo compimento nell'orecchio dell'uditore che ascolta e obbedisce.
Ogni ascolto della Parola, ogni annunzio della Parola, deve riattualizzare la presenza e l'azione del Signore oggi, per cui diciamo: oggi, ciò che voi avete udito si realizza, oggi il Signore cambia l'acqua in vino, oggi Dio sposa il suo popolo, oggi il Signore viene, oggi il Signore mi libera da ogni forma di male, oggi il Signore mi consacra e mi manda per annunziare ai poveri una buona notizia, oggi il Signore mi manda a proclamare ai prigionieri la liberazione da una religiosità oppressiva, oggi il Signore mi manda a donare ai ciechi la vista del vero volto di Dio e a predicare un anno di grazia del Signore. È l’oggi del Signore se tutto ciò viene accolto, facendoci fiorire come figli di Dio. Lasciamoci allora liberare il cuore; lasciamo che il Signore parli alla nostra vita, anche solo con il silenzio della sua presenza; forse sentiremo anche le sue amarezze ma ci aiuterà ad essere la sua Parola in mezzo al popolo e a progredire nella santità.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!



immagine: https://www.parrocchiapalata.it/iii-domenica-del-tempo-ordinario-anno-c-23-gennaio-2022/