DIVINIZZARE L'UMANO
Siamo alla VI domenica del Tempo Ordinario e Gesù è sempre in cammino, passa dalla nostra vita, Egli è per tutti e non solo per coloro che chiama lungo la quotidianità per essere pescatori di uomini.
Abbiamo notato in queste domeniche che la gente fa ressa attorno a Gesù per lasciarsi plasmare dalla sua Parola. Per questo lo segue, per questo lo seguiamo, per questo il Vangelo di questa domenica, ancora una volta, evidenzia la folla immensa che si avvicina a Lui e che è venuta dai quattro punti cardinali per poterlo ascoltare.
In questo contesto, Gesù la prima cosa che fa è “alza lo sguardo” sulla realtà e fa un discorso ai suoi discepoli, ai cristiani di oggi, un discorso “folle” distinto un due parti, ciascuna contenente quattro “beati voi” e “quattro guai”, per poter discernere le situazioni della fede.
Luca presenta le beatitudini per quanti hanno scelto di seguire il Signore nella vita di tutti i giorni.
Ma che significa seguire il Signore? La risposta ce la fornisce il Vangelo stesso: seguirlo significa “abbandonare tutto” (Lc 9,23), “rinunciare agli agi” (Lc 9,58), “essere detestati” (cfr. Gv 17,14), “allontanarsi dalle cerchie del potere, dai soldi e dall’onore” (cfr. Gv 16,2). Sono azioni che, nel giusto modo, costruiscono il cristiano, fanno il discepolo di Cristo.
Questa chiamata avviene sempre in un contesto particolare della vita quotidiana: nella sofferenza, in un tempo di pandemia, in un tempo dove ancora si scatenano guerre, in un tempo dove la povertà sembra che a nessuno interessi, anzi da un recente articolo appare come un fatto sociale da discriminare. Siamo in un mondo dove i valori vengono capovolti dal proprio io e in questo contesto, ci dice il Vangelo, “la folla fa ressa attorno a Gesù”, perché Egli è Colui che ti scuote dentro, ti ridona quello sprint necessario per dare un nuovo colore alla quotidianità!
Questa folla, dice l’Evangelista, arriva dai quattro punti cardinali, come quattro sono le beatitudini e quattro i guai. Ciò vuole indicare che la fede in Dio è per tutti i popoli e non per una certa cerchia di persone. Le beatitudini sono indirizzati a tutti, perché tutti possono guardare l'oltre di Dio.
Le beatitudini, cioè sii felice. Che vuol dire? Sono perseguitato e devo essere felice? La felicità annunciata da Gesù è Lui stesso, è l’incontro che possiamo fare con Lui nella nostra vita di ogni giorno. Le beatitudini sono una prospettiva diversa della vita, un alzare lo sguardo per poter osare e dire e credere che se il nostro tempo è difficile, possiamo sempre dare il meglio di noi stessi.
Qui si innestano i valori di Dio che capovolge la scala dei valori dell'uomo e annuncia il modo con il quale Dio salva. In questi giorni, il Signore Gesù ha fatto notare che certe “tradizioni degli antichi” sono il risultato di preoccupazioni umane e annullano la Parola di Dio.
Nel Vangelo di questa domenica non abbiamo un semplice insegnamento morale, ma un dire l'azione di Dio in Gesù rivelando come Egli agisce nella storia umana.
Possiamo paragonare quest'azione alla stessa di Mosè quando scese dal monte di Dio dopo aver ricevuto le tavole della Legge. Al Sinai fu rivelato all'uomo cosa doveva fare (cfr. Es 34,29-35); nella discesa di Gesù dal monte Dio rivela che cosa fa lui.
Allora beato tu... tu sei felice solo se accoglierai Gesù nella tua vita e farai come Lui ha fatto. Però non è facile accogliere questo messaggio perché ci spiazza. Infatti, essere povero, affamato, sofferente, perseguitato, non è una bella cosa ma non è quello che ci chiede Gesù anche se è un dato di fatto.
Nelle parole di Gesù ci stanno parole di speranza perché la nostra vita sia sempre orientata verso Dio e non a nostro sfavore. È questa speranza che il discepolo deve sapere vivere e donare. Infatti, ai tanti impegnati in prima linea ad affrontare problemi immensi della quotidianità risuonano parole di speranza, speranza in Dio, curando l'uomo.
Diversamente nasce “un lamento funebre” (i guai di cui parla il vangelo). Non si può fondare la vita su ciò che è effimero, su noi stessi che non abbiamo più desideri profondi. È una grande illusione. Occorre prendere sul serio la vita, dando spazio all'essenziale, dando spazio a Dio. Perché il cristiano è tale solo perché ha capito dove è l'Essenziale.
In questa speranza è celata la prospettiva oltre la morte: la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Ma prima bisogna giocare tutte le carte che la situazione presente ci fornisce. È vero discepolo del regno di Dio chi si impegna con tutte le sue possibilità a rendere più abitabile la terra, a divinizzare l’umano.
Questa è la via della conversione, questa è la via della santità, questa è la speranza che il Signore Gesù ci dona, che dona a quanti lo seguono offrendo sempre la vera gioia, la vera felicità.