lunedì 25 luglio 2022

XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

DALLA FALSA SICUREZZA A DIO


Questa domenica, nel continuare il nostro cammino verso Gerusalemme, il Vangelo raccogliendo un messaggio esplicito per la società e in particolare per ciascuno di noi, ci dice che «la campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante»: è la parabola del ricco scemo.
Avere un raccolto abbondante, secondo la Bibbia, è una benedizione divina, però è anche un richiamo a vivere l’abbondanza con molta attenzione, secondo la parola di Dio, per evitare di cadere nell’idolatria. Questo è un episodio che ci appartiene e dovrebbe farci riflettere.
L'uomo della parabola che ci rappresenta viene presentato anonimo, con la vita divorata dalla ricchezza, dalla cupidigia. La cupidigia è un vizio che generalmente veniva considerato caratteristico nel mondo pagano. San Paolo la definisce la radice di tutti i mali (1Tm 6,10), “perché va per la strada contraria a quella che ha fatto Dio con noi. San Paolo ci dice che Gesù Cristo, che era ricco, si è fatto povero per arricchire noi. Quella è la strada di Dio: l’umiltà, l’abbassarsi per servire. Invece la cupidigia ti porta per la strada contraria: tu, che sei un povero uomo, ti fai Dio per la vanità. È l’idolatria!” (Papa Francesco).
Anche noi, tante volte, ci lasciamo divorare dai beni materiali dimenticando l'essenziale, dimenticando ciò che veramente conta, dimenticando Dio! Nel Libro del Deuteronomio, l'Autore Sacro ci ricorda che «non di solo pane vive l'uomo» (Dt 8,3), ma se l'uomo la pensa diversamente, morirà di solo pane, morirà di solo benessere, morirà di cose materiali.
Attenzione! In questo momento, il Signore Gesù non sta condannando i beni materiali ma il nostro comportamento con cui ci lasciamo divorare da essi. Ecco perché mette alla nostra riflessione la parabola del ricco scemo, di colui che non ha la sapienza del vivere, che continua a ripetere che il vantaggio sta nella ricchezza, negli agi. Tutto il contrario dei suoi insegnamenti. Purtroppo, l’illusione della ricchezza “compra” quella domanda comune a tutti: “Cosa c’è di male?”. E insieme a questa domanda abbiamo le tante omissioni della nostra vita; ma c’è un’omissione fondamentale che consiste nel dimenticare Dio.
«Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia… arricchitevi davanti a Dio». Questo monito di Gesù sono parole su cui riflettere non solo oggi, ma sempre, perché sono parole che liberano il cuore dell'uomo da ogni ipocrisia. Infatti, Cristo opera in maniera radicale liberando il cuore dell’uomo da ciò che lo divide e che allontana dal fratello, dalla sorella, da tutti. Cristo libera l’uomo dalle sue maschere, dalla sua ipocrisia.
La prima maschera che l’uomo indossa tende a cancellare l’identità di un figlio che, come fa suo Padre, ama e si dona. Se non sei figlio non sei neppure fratello, sorella, madre, padre e di conseguenza ti chiudi al prossimo; ti identifichi in ciò che possiedi. Il tuo datore di vita diviene solo la cupidigia cancellando così la tua vera natura. Se pensi che colui che ti ha dato la vita è ciò che possiedi, Dio non è più tuo Padre e il prossimo non è più tuo fratello anzi diventa tuo contendente, tuo nemico. Ecco perché Gesù ha molto rispetto della nostra vita e ci tiene tanto al nostro futuro e insiste dicendo che non possiamo poggiare la nostra vita sui beni materiali. Fa notare che c'è una ricchezza che va "oltre il visibile" e che colma il cuore di ogni dono prezioso. Chi non ha questo sguardo prezioso è assente dalla vita. Non tesse relazioni umane, non tesse relazioni d'amore: gli altri contano poco e niente.
Questo tempo estivo è propizio per fermarci a capire, per andare da Gesù "orizzonte della nostra esistenza", solo Lui può aiutarci a liberare il nostro cuore da ogni ipocrisia. Infatti, Gesù opera in maniera radicale liberando il nostro cuore da ciò che divide: dalla cupidigia, dalle maschere, dall’ipocrisia.
Impariamo allora a farlo. Se lo facessimo, ci accorgeremo che il periodo estivo non è il tempo di mandare tutto in vacanza, sostituendo la vita spirituale con la cupidigia definita «idolatria» da san Paolo (cfr. Col 3,5), ritrovandoci appagati da ciò che è effimero.
Impariamo a fare un giusto uso della nostra intelligenza. Diamo anche uno sguardo di fede. Perché affannarsi quando non siamo sicuri del dopo? C'è qualcosa che possiamo portare con noi, che ci segue dovunque, anche oltre la morte: non sono i beni, ma l’amore verso l’altro; non ciò che abbiamo avuto, ma ciò che abbiamo fatto. La cosa più importante nella vita non è dunque avere dei beni, ma fare del bene. Il bene avuto resta quaggiù, il bene fatto lo portiamo con noi. Dice l'apostolo Paolo: "pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra" (Col 3,1). Le cose di lassù non sono quelle astratte, sono l'amore e le opere buone che facciamo su questa terra. “Alla sera della vita saremo giudicati sull'amore”, diceva san Giovanni della Croce.
Impariamo, da Gesù e con Lui, a coltivare ogni giorno quella speranza pasquale che ci conduce ad avere in eredità la vita eterna, perché l'unica cosa che conta è arricchirsi davanti a Dio!

Buona domenica nel Signore a tutti voi!




 
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