giovedì 4 agosto 2022

XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

RESPONSABILI SENZA PAURA NELL'AMORE PER L'ETERNITÀ


Domenica scorsa, se ricordiamo, Gesù ci ha raccontato la parabola del ricco scemo, cioè di quella felicità stolta legata ai beni materiali. Questa domenica, invece, ci dice: «non temere, piccolo gregge». Forse, sentirci queste parole, ci lascia un po' sospesi, perplessi. 
L'evangelista Luca, in un periodo come quello che stiamo vivendo: indifferenza, violenza, morte, valori sempre più alla deriva, piccole coalizioni ma solo per interesse, problemi economici, problemi di salute, sembra un vivere lontano da tutto e da tutti, il caldo che ancora ci investe e ci sentiamo dire “non temere”, “state pronti” nonostante tutto... forse l’invito ci può sembrare fuori luogo, ma non è proprio così. Infatti, come discepoli di Cristo stiamo facendo con Gesù un cammino, il cammino della speranza in vista dell’eternità.
In questo cammino, che possiamo definire anche crescita, continua la formazione al discepolato. L'estate è tempo propizio per poterci dedicare meglio al riposo del corpo e dello Spirito per rinnovarci interiormente. La vacanza estiva è il tempo propizio per scoprire quest'essere parte viva e responsabile del Regno, nel cuore di Dio. Possiamo chiamarla: chiave della felicità, sì perché ci mette in relazione, ci fa capire che non abbiamo bisogno di accumulare, ma di creare relazioni. L'errore di ciascuno di noi è quello di fissare il cuore in ciò che non è Dio.
Quante situazioni che viviamo! Famiglie che sempre più si distruggono; quante persecuzioni e solitudini sotto questo aspetto e Gesù continua a ripetere «non temere», fidati di Dio.
Il Signore ci vuole svegli, pronti, determinati, decisi. Se siamo discepoli di Cristo non rischiamo di sederci sulle nostre piccole sicurezze. È vero che molte cose le viviamo sulla nostra pelle ed è difficile stare sempre attenti, ritagliarsi qualche spazio, anche piccolo, di meditazione, di preghiera, da infilare nelle nostre caotiche giornate.
Nonostante questo Gesù invita alla vigilanza, alla prontezza interiore: «Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese», cioè con le due virtù teologali: la fede e la carità che ci permettono di orientare meglio la nostra vita cristiana.
E poi ci invita all’imitazione: «Siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze». Questa imitazione è fatta di fiducia e vigilanza. È un tempo di grazia che si trasforma in prontezza per cogliere il momento che passa, il momento della grazia, della conversione o perché no, un tempo propizio, quotidiano, offertoci per compiere il bene.
I due atteggiamenti sono accompagnati da un religioso silenzio, perché tutta la vita cristiana è speranza riposta in Dio e quindi dobbiamo sviluppare un corretto e continuo senso dell’attesa nella carità. Questi due atteggiamenti dovrebbero ricordarci che "la Redenzione si compie nel nascondimento e nel dialogo silenzioso con Dio" (S. Teresa Benedetta della Croce).
Qui abbiamo una vita nell’attesa della festa dove la carità è il biglietto di ingresso a questa festa. Allora l’attesa può essere liberatrice, guaritrice da ogni paura, paura anche della morte, perché la fede ci spinge sempre oltre la morte e non ci lascia mai sulla sua soglia, anzi, ci assicura che la morte è la porta che ci introduce alla festa. Solo che alla morte passeremo il nostro esame sull’amore. Se saremo promossi, andremo a vivere eternamente nell’Amore” (Michel Quoist).
Ecco il grande desiderio di Dio: «al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno». Allora accorgiamoci di tutto questo, per poter portare molto frutto, un frutto che rimanga, compiendo ogni giorno conversione, opere di giustizia, compiendo l’amore. E qui i nostri santi, anche quelli che non stiamo a venerare sopra un altare, ci insegnano questo grande incontro con il Signore fatto con gioia, perché non muoiono alla vita ma entrano nella vita, entrano nella festa. La loro vita è stata travolta dall’amore di Dio, sorpresa dalla gioia, convertita dalla Parola, e hanno trasformato la loro vita, pur vivendola nelle sue vicissitudini, una continua attesa del Signore che viene.
La fede insieme alla carità è veramente quella luce che illumina tutto il percorso della nostra esistenza. Non lasciamo allora che la nostra vita sia sempre più tarlata dalla società dove i valori della vita, della fede, sono stati sostituiti dalla disperazione, dal non senso che non danno felicità duratura, piena, eterna. Sembra che tutti seguiamo questo pensiero: “veniamo dal niente e andiamo verso niente”. Ecco il baratro, ecco la disperazione, ecco che la vita non ha un senso, ecco una Chiesa senza Dio.
Allora, stiamo pronti, cioè stiamo in regola, fidandoci di Dio sapendoci amati da Lui. Torniamo a ringraziare e a lodare ogni giorno Dio per il dono della fede, della sua Parola, dei suoi Sacramenti, perché con essi il nostro cammino è illuminato, orientato verso la giusta direzione, verso la giusta meta.
Riscopriamo il valore della contemplazione come coraggio di ritagliare del tempo fronteggiando le urgenze che la vita ci impone: un tempo di attenzione davanti alle verità della fede.
Viviamo la nostra vita cristiana con responsabilità e nell’amore, quell'amore operoso che non tiene per sé ciò che ha, ma lo condivide con chi ha di meno o non ha assolutamente nulla; ed è questa la carità, la vera ricchezza, che ci rende somiglianti al nostro Salvatore, l'unica vera ricchezza che non teme usura e non viene mai meno.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!