giovedì 29 settembre 2022

XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

«ACCRESCI LA NOSTRA FEDE»


La liturgia di questa domenica, XXVII del tempo ordinario, ci fa leggere gli ultimi versetti della seconda tappa del viaggio di Gesù verso Gerusalemme (cfr. Lc13,22-17,11). Si tratta della sintesi di ciò che Gesù chiese ai suoi discepoli come risposta alla proposta di entrare nel progetto del Padre: fare dell'umanità una famiglia raccolta attorno all'unica mensa dove si sperimenta l'amore, la condivisione, la fraternità, dove i primi posti sono riservati agli ultimi, perché non sono i meriti che danno diritti particolari ai migliori, ma solo la gratuità della misericordia del Padre rende il cuore di chi si lascia amare capace di gustare la gioia e la bellezza della mensa comune.
In questa tappa conclusiva, i discepoli chiedono al Signore di accrescere la fede. Cos'è la fede? Chissà quante volte ce lo domandiamo. La fede non è una questione di capacità intellettuale. Non risulta dai grandi personaggi di fede, dalle persone semplici che alle volte incontriamo. La fede, piccola o grande che sia, è adesione a Dio che deve incidere nella vita personale e nei confronti di quanti incontriamo nel nostro cammino. Ecco perché Gesù non esaudisce la preghiera, perché la fede è libera adesione all’amore di Dio. Quello che fa Gesù è orientare per nuovi sentieri, per nuove prospettive. Ci fa capire che non si vive la fede in base alla sua quantità: se ne può avere una quantità microscopica, ma è sufficiente per la vita intera, perché possiede in sé la potenza dell'Altissimo.
Gesù, per arrivare ai nuovi sentieri e alle nuove prospettive, aiuta alla ricerca attraverso due parabole: quella del granello di senape che per quanto sia piccolo, la potenza vitale che possiede gli consente di crescere e di diventare un albero. E la parabola del servo per una ulteriore comprensione della fede.
Due parabole che ci portano a capire che la fede è una questione di fiducia, di relazione con il Signore seguendolo e ascoltandolo in ogni ambito della propria vita.
Dire di avere fede quanto un granello di senape, in pratica quanto la punta di uno spillo, non significa che occorre essere giganti della fede, ma Gesù fa comprendere che la fede, anche piccola, se è reale adesione a lui, è sufficiente per nutrire la relazione con lui e accogliere la salvezza.
Essere cristiani, aver fede, non è da ridurre alla Messa domenicale o altri pii esercizi per poi vivere il quotidiano come sempre e più burrascoso. Ma anche viceversa, aver fede non significa essere esonerati dagli incidenti di percorso che la vita ci riserva.
La fede non è qualcosa che sistema Dio in un determinato giorno o momento della settimana. La fede del credente si sviluppa in un continuo servizio, in un continuo amore avendo quel grembiule pasquale di cui Gesù si strinse alla vita lavando i piedi a tutti.
Qui, abbiamo l’invito della seconda parabola: arare e pascolare, a servire a ogni costo come fece Gesù. Chi crede, dunque, non crea ostacolo alcuno all’azione di Dio, non l’offusca ma la lascia passare, non costringe Dio a fare quello che vogliamo, ma permette a ciascuno di fare quello che vuole Lui.
Il Signore ci affida grandi responsabilità e non ci fa mancare le indicazioni per far zampillare nella nostra vita l'acqua della grazia. È il caso, allora, di chiedersi cosa impedisce ai nostri giorni di crescere verso la pienezza? È il caso di confrontarci con la Parola di Dio per vedere se la nostra fede è autentica oppure zoppica.
La Parola di Dio ogni giorno ripete alla nostra vita: «Tu sii forte e mostrati uomo. Osserva la legge del Signore tuo Dio, procedendo nelle sue vie ed eseguendo i suoi statuti, i suoi comandi, i suoi decreti e le sue prescrizioni, perché tu riesca in ogni tua impresa e in ogni tuo progetto» (1Re 2,2-3). Siamo chiamati a custodire la vita in tutte le sue espressioni e a creare le condizioni perché ogni creatura si sviluppi fino al compimento. Tutto è a sua disposizione per questo e non perché la vita la usiamo a nostro capriccio e consumiamo a nostro piacimento. Non è quello che il Signore vuole da noi.
La Parola di Dio è quella luce che permette di camminare, far crescere la fede, andare incontro all'altro con amore: è la via che rende possibile la gioia della vita nuova in Cristo. Ed è quanto il Vangelo odierno propone alla comunità cristiana nel scoprire la fraternità, l'amicizia, il servizio.
Il servizio nella comunità cristiana è la continua memoria del dono di Cristo al Padre, perché tutti gli uomini vivano della vita di Dio. Servizio al Padre per i fratelli è l'esercizio dell'autorità nella comunità come dono di Dio per l’altro.
Ognuno nella comunità deve sentirsi solo "servo" di Dio per i fratelli. Infatti, servo è il nome che Gesù sceglie per sé; servo è il nome di ogni cristiano. Questo è l'unico modo per creare una storia diversa, che umanizza, che libera, che pianta alberi di vita nel deserto e nel mare.
Questo significa che il servo di Dio è colui che compie il suo dovere e non ha il diritto di avanzare pretese nei confronti di Dio e nei confronti dell’umanità ma lascia esplodere il Vangelo della gioia e dell’amore.
Ci aiuti in questo la Vergine Maria, la serva del Signore, che in questo mese la celebriamo sotto il titolo "del Rosario".

Buona domenica nel Signore a tutti voi!