VIVERE LO STILE DI DIO
L'antifona della Liturgia eucaristica di questo giorno è un invito a gioire: “Rallegratevi sempre nel Signore: ve lo ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino”. (Fil 4,4.5). Da queste parole, la terza domenica di Avvento è stata chiamata domenica gaudete. Questa è la gioia che scaturisce nel buio della nostra esistenza, ove nel torpore dell’esistenza siamo chiamati a rileggere nella nostra vita, con la luce nel cuore, la Parola del Signore per essere additati nelle vie del Signore (cfr. Sal 24).
Il Vangelo odierno, inserito nel contesto di una serie di racconti circa l’attività di Gesù, che fa seguito al discorso sull’apostolato (Mt 11-12), ci fa incontrare nuovamente il Battista ma questa volta in prigione nella fortezza di Macheronte.
L'evangelista Matteo ci rivela la motivazione della prigionia e della morte del Battista: aveva denunciato il comportamento immorale di Erode e di Erodiade (Mt 14,1-12).
Alla base del suo discorso, l’Evangelista pone l’accento sulla polemica fra Gesù e i suoi avversari, in un crescendo che continuerà per tutto il resto del vangelo.
In questa sezione, dominata in modo preponderante dalla diffidenza e dall'ostilità, la predicazione di Gesù è costretta a farsi misteriosa e Gesù per non togliere del tutto la luce dei suoi insegnamenti al popolo d'Israele, propone sotto il velo del genere parabolico i vari aspetti della misteriosa realtà del Regno (cfr. Mt 13).
Per ogni cristiano, è importante cogliere la beatitudine riportata nel brano evangelo: «Beato chi non si scandalizza di me» (v. 6) per raccogliere nella vita lo stile di Dio. E quale lo stile di Dio?
Il Battista, per mezzo dei suoi discepoli, pone una domanda a Gesù: «sei tu quello che deve venire o dobbiamo aspettarne un'altro?». Perché questo dubbio del Battista? Perché Gesù stava andando per una strada diversa che lui aveva previsto. Giovanni ha parlato di un Messia giudice mentre Gesù parla di salvezza, viene come salvatore anzitutto per i peccatori, perché possano cambiare vita.
Gesù, rassicurando Giovanni, alla domanda non risponde con argomenti teorici, teologici ma facendo parlare i fatti, elenca i segnali della tradizione profetica: «andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo».
In questo contesto Gesù presenta il Battista, colui che aveva dubitato di Lui, lo presenta a tutti come una persona coerente, rafforzandone la sua identità. E in questo Giovanni, in carcere, riceve conforto perché capisce che Dio porta avanti il suo progetto attraverso Gesù.
Inoltre, comprende che in questo progetto rientra anche lui, per questo andrà fino in fondo, fino alla morte perché è cosciente che il Signore passa attraverso le nostre ferite, le nostre fragilità, i nostri dubbi. E qui nasce la sua beatitudine!
Ecco lo stile di Dio nella nostra storia, nella nostra quotidianità. Questa è la gioia del vangelo, fatta di comunione, di pace, di solidarietà, in tutte le circostanze della vita.
Attendere la venuta del Signore significa pazientare, certi che Egli verrà, che manterrà la sua Parola superando le esitazioni della nostra fede e sarà gioia perché il passaggio di Dio porterà guarigione.
Occorre però convertire lo sguardo del cuore per accoglierlo, per renderlo presente, con la gioia nel cuore perché tutti noi possiamo prenderci cura delle sofferenze del prossimo, a partire dagli ultimi.
Il Dio che nasce in una periferia esistenziale colma la nostra esistenza di quella gioia che nasce dall’efficacia della misericordia.
Che la buona notizia che il Signore Gesù viene a portarci, trovi posto nel nostro cuore e guarendo le nostre ferite spirituali, ci aiuti ad alzare, con gioia, il nostro sguardo perché la nostra fede fiorisca in Lui.
Buona domenica nel Signore a tutti voi!