mercoledì 14 dicembre 2022

IV DOMENICA DI AVVENTO (ANNO A)

CON IL CUORE DI PADRE

 
In questa ultima domenica di Avvento si affrettano i nostri passi verso il mistero del Natale, mistero che pregustiamo dalle parole dell'antifona d'ingresso alla Messa: «Stillate dall’alto, o cieli, la vostra rugiada e dalle nubi scenda a noi il Giusto; si apra la terra e germogli il Salvatore» (Is 45,8).
Queste parole si urtano col nostro tran-tran per poter organizzare l'evento natalizio nel miglior dei modi ma che ci interrogano sul come ci prepariamo.
La routine giornaliera si presenta in un continuo correre dove si può intravedere gente che corre verso la morte, verso la solitudine, verso la tristezza. Allora è il caso di chiederci, una volta arrivati velocemente a questa quarta tappa di Avvento: abbiamo fatti dei passi concreti nel nostro cammino di fede? Siamo stati travolti dal nostro vivere pensando esclusivamente l’aspetto della festa esteriore oppure abbiamo donato spazio a Dio? Abbiamo avuto quella capacità di lasciarci incontrare da Dio?
Quest’oggi il Vangelo ci presenta Giuseppe, il padre putativo di Gesù, lo sposo fedele di Maria, un uomo giusto capace nei suoi dubbi, nelle sue paure di dare senso alla sua vita. Di dare una risposta alle domande della vita.
Sia Maria che Giuseppe hanno in comune non solo l’amore ma anche Dio. Tutti e due ricevono l’annunciazione da parte dell’Angelo del Signore ma in contesti e stili differenti.
Conosciamo già in che contesto l’Angelo appare a Maria e ricordiamo che a Giuseppe l’Angelo appare durante il suo riposo.
Giuseppe è l'uomo che ragiona, agisce in base a ciò che ha dentro, e che nel sonno emerge in piena libertà. Egli, l’uomo giusto, ha i sogni stessi di Dio: la sua parola parla nel sonno delle altre parole.
Entrare nel sogno di Dio fa scoprire di essere figli ed essere figli significa scoprire la dimensione più profonda della vita e degli eventi.
Qui si attualizza l'obbedienza alla Parola di Dio. Giuseppe l'ha fatta sua come fece Maria. Egli diventa padre nel momento che obbedisce, affidandosi tutto alla Parola del Signore crescendo con Essa.
Forse Giuseppe non si aspettava che toccasse proprio a lui, proprio in quel momento che aveva ideato una nuova famiglia. Allora non gli resta che fare la verifica dei fatti.
Giuseppe è un uomo capace di amare opponendosi alla legge antica, a mettere la persona prima delle regole.
Egli è definito "l'uomo del sogno" a cui le sorti del mondo sono affidate ai suoi sogni, l'uomo della piena fiducia ed abbandono alla volontà di Dio, di fronte all’infinito mistero della nascita di Gesù Cristo, fa parlare Dio alla sua vita accogliendolo come si conviene. E quando il sogno di Dio e il sogno dell’uomo coincidono, nasce una nuova umanità.
L’evangelista Matteo chiude la fase preliminare della nascita del Redentore con queste parole riferite al comportamento di Giuseppe: «Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa» (Mt 1,24).
L'obbedienza della fede fa sì che Giuseppe aderisce pienamente al disegno di Dio e si assume la responsabilità di sposo e di padre putativo di Gesù. Solo un uomo così grande nella sua statura morale e spirituale, solo un uomo pienamente inserito nel progetto di Dio poteva comportarsi così. Esattamente quello che fece San Giuseppe, permettendo a Maria di portare avanti, senza vergogna, la sua gravidanza e permettendo a Gesù di entrare nel mondo con il titolo davidico di Figlio di Davide.
È un grande uomo Giuseppe! Non solo riconosce in Maria l’opera di Dio ma anche lui di fronte a questo grande mistero, pronuncia il suo sì e si incammina sulla via di Gesù insieme alla sua sposa.
Dopo questi eventi di Giuseppe non sentiremo più parlare, ma il suo silenzio è eloquente alla nostra vita. Ci insegna anzitutto a rispondere con la fede e con il totale generoso abbandono alla volontà di Dio, anche di fronte agli eventi drammatici, belli, incomprensibili alla mente umana. Ci insegna a vivere la paternità e a generare.
Oggi sembra che manchi nella Chiesa questo aspetto. Occorre pregare san Giuseppe perché conceda a quanti hanno fatto una scelta nella Chiesa una vera paternità e a saper generare e «Tutte le volte che ci troviamo nella condizione di esercitare la paternità, ci ricorda nella «Patris corde» Papa Francesco, dobbiamo sempre ricordare che non è mai esercizio di possesso, ma “segno” che rinvia a una paternità più alta» (n. 7).
Giuseppe ci insegna a portare nella nostra casa Gesù e sua madre Maria. La casa è il luogo dove Dio si fa prossimo, si fa vicino, perché parla prima di tutto attraverso i volti delle persone che ci ha messo accanto, ci guarda prima di tutto con lo sguardo delle persone che vivono accanto a noi.
Allora, facciamo anche noi la verifica dei fatti. Riconosciamo l'opera del Signore nella nostra vita, nella nostra quotidianità e chiediamogli, nel ricordare il Natale del suo amatissimo Figlio, di aiutarci a vivere ogni giorno con il cuore di padre riconoscendo in Dio il vero Padre da imitare.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!