giovedì 1 dicembre 2022

II DOMENICA DI AVVENTO (ANNO A)

INIZIAMO UN NUOVO ESODO


Continuiamo il percorso dell’Avvento, dopo l’ammonizione al nostro vivacchiare, al nostro dormire, in questa seconda domenica di Avvento abbiamo un personaggio particolare: Giovanni il Battista il più grande “tra i nati di donna”. Un personaggio particolare che spunta nel bel mezzo del deserto della nostra esistenza, forse in una maniera rozza ma quella giusta, quella del profeta, per scuotere le nostre coscienze, per svegliarci, per accogliere Dio nel nostro cuore e camminare nelle sue vie.
Forse questa voce che grida è lontana da noi, ma chiediamoci: oggi ci sta una voce che risuona nel deserto della nostra vita? Sicuramente sì, purtroppo è il cuore che continua a vivacchiare, si continua a non produrre i frutti dello spirito.
Nel deserto della nostra vita fatichiamo a dare senso alla nostra esistenza e di conseguenza, si presenta arida, senza energia, spenta. In questo deserto, c’è qualcuno che ascolta? C’è qualcuno che vuole aprire gli occhi sulla realtà del mondo? C’è qualcuno che vuole iniziare da capo? Ricominciare con Dio?
Questa domenica il Battista ci scuote da quelle comodità in cui ci rifugiamo, giovani e meno giovani, magari lo fa col suo modo irruento, ma con una tenacia che è segno di vita e invito alla conversione.
Il Battista è cosciente di essere voce della Parola che sta per germogliare, per questo alza la sua voce per aprire una strada nel deserto dell’umanità, per scuotere anche dalla falsa religiosità.
Diversi che accorrono a lui frequentano il Tempio: Anche noi, che andiamo a Messa, molti pensano di incontrare Dio, molti si fermano a una pura ritualità, purtroppo dimentichiamo che tutti abbiamo bisogno di iniziare un nuovo esodo nella nostra esistenza, occorre uscire da quella sacralità banalizzata. Tutto il Vangelo, infatti, è un invito a uscire dalle nostre idee su Dio, dai nostri luoghi santi, intoccabili, perché Dio è diverso da come noi lo pensiamo. Ecco, allora il nostro esodo da quel vissuto scontato per incontrare Dio, lasciarci purificare, confessando i nostri peccati, così come ci indica l’evangelista Matteo. Tutti necessitiamo di una presa di coscienza del nostro peccato, del nostro “sbagliare bersaglio”. Se nella nostra vita non c’è il senso del peccato c’è il senso di colpa che è il senso di inadeguatezza di ciascuno di noi e non arriveremo mai a adempiere il nostro dover essere. Allora è importante capire il nostro rapporto con Dio, anche nel mio fallimento, nel mio peccato, ma che pure è un rapporto con Dio. Ed è un rapporto di perdono. E l’uomo è salvato perché è perdonato nei suoi peccati, salvato dalla misericordia di Dio. E vive non più dei suoi sensi di colpa e quindi delle sue chiusure, ma dell’amore che Dio ha per lui.
L’invito che tutti riceviamo è questo: «fate frutti degni di conversione». Questa conversione deve portare il suo frutto e questo frutto nasce dalla fede. E Giovanni citando il profeta Isaia ci dà delle prime indicazioni: preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri.
Accogliendo oggi queste indicazioni, possiamo dire che il Battista ci ricorda quella fede ricevuta nel Battesimo e non quei modi di vivere “alla carlona”. La fede va interrogata, nutrita, è intelligibile, ragionevole. Ma non dimentichiamo che la stessa fede ci fa fare dei salti di qualità, ci fa abbandonare fiduciosamente tra le braccia di Dio.
In questo modo cominceremo a portare davvero frutto e il terreno in cui siamo radicati (la nostra comunità) diventerà fertile e con alberi carichi di frutti buoni. Ora questi frutti devono essere non solo buoni ma soprattutto belli in quanto creati dalla bellezza di Dio Padre.
Anche Gesù parlerà e annuncerà la conversione ma non con la scure in mano ma con la sua umanità, perché tutti saremo più umani. Allora occorre preparare il cuore in sincerità e verità per poter accogliere la luce nella nostra vita.
Allora invertiamo la rotta, non lasciamoci travolgere dalle nostre fragilità, dalle nostre falsità, dal nostro orgoglio. Purifichiamo le tenebre che abbiamo nel cuore. Impariamo ad essere capaci di fare il bene, aperti al confronto, pronti a volgere lo sguardo verso chi si trova in condizione di sofferenza e di disagio.
L’invito del Battista lo rinnoverà Cristo Gesù. Forse è il caso di usare un po’ di furbizia e prendere al balzo quest'invito alla conversione, in maniera tale che quando sarà ridetto saremo pronti per farlo.
Attenzione! Non serviranno a nulla le apparenze. Bisogna rinnovare il cuore e l’anima. Occorre riprendere in mano e vivere bene e con forza il proprio battesimo senza nessuna paura perché la paura fa cadere nella schiavitù, ma con la gioia nel cuore e con la fiducia in Dio continuiamo il nostro cammino da uomini e donne liberi che annunciano il Regno di Dio.
In questi giorni faremo una sosta mariana. Ricorderemo l’immacolato concepimento della Vergine Maria, di colei che senza nessuna paura visse la sua libertà con un sì totale da partorire il Frutto buono che era in lei: Gesù.
Affidiamoci alla sua intercessione, perché anche noi possiamo avere la sua stessa forza di fede e partorire Gesù nella nostra quotidianità.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!