giovedì 22 dicembre 2022

NATALE DEL SIGNORE (ANNO A)

NATALE: RICOMINCIARE CON DIO



Abbiamo iniziato l’Avvento invocando la venuta del Salvatore: Maranatha! Adesso, la Liturgia di Natale ci fa celebrare tre Messe, tre Messe graduali che ci ricordano l’evento: la nascita, l’accoglienza dei pastori, Dio in mezzo a noi.
È un grande mistero tutto questo, ci appartiene e forse non lo sappiamo. Dio si è fatto bambino, si è fatto uno di noi, tutto è cambiato da quel momento, persino il nostro calendario.
Natale, quindi, è una grande festa del cuore dove ognuno di noi è chiamato a riconoscere, insieme alla Vergine Maria, l’opera che Dio ha compiuto in noi.
Allora è importante chiedersi, subito: cosa abbiamo raccolto in questo periodo di Avvento? Cosa abbiamo raccolto durante la novena di Natale? Cosa è cambiato nella nostra vita?
Il Natale non è un giorno materiale, anche se l'abbiamo ridotto così, ma spirituale, ricco d’amore di Dio. Non è il compleanno di Gesù. Si rinnova, infatti, per ricordare a chi lo accoglie e a chi crede in lui il «potere di diventare figli di Dio» (Gv 1,12). Per questo il Natale è per tutti noi, un'opportunità privilegiata, particolare, per meditare sul senso e sul valore della nostra esistenza.
Contemplare questo mistero non è altro che una condivisione più completa, profonda, più perfetta, di lasciare a ciascuno di noi la possibilità di condividere, nella conoscenza e nell'amore, la vita di Dio.
Sant'Ireneo ci ricorda: “Non avremmo potuto conoscere i misteri di Dio, se il nostro maestro, che è il Verbo, non si fosse fatto uomo…”.
La festa del Natale del Signore è questa accoglienza di Lui nel nostro cuore e condividerla: in famiglia, con gli amici, in mezzo alla gente, sul posto di lavoro. La festa del Natale del Signore è una continua costruzione del Regno di Dio.
Lo accoglieremo? Lo riconosceremo? Lo ameremo e quindi lo seguiremo, condividendo le sue scelte, felici di essere stati scelti come suoi amici e discepoli?
Non dimentichiamo: «il Verbo si è fatto carne», cioè Dio si è fatto bambino, si è fatto uno di noi, cioè fragilità e debolezza, come ciascuno di noi.
Egli è il Figlio di Dio, l’Unigenito, la Parola vivente, è Dio che ha assunto la nostra umanità e in Gesù si è fatta carne, cioè esistenza, vita, storia.
Questo significa che mediante un corpo nato da donna, tutta la realtà fragile dell'uomo, quella realtà limitata e vulnerabile, coi suoi limiti, coi suoi dubbi e i suoi perché, coi suoi momenti belli e tragici che la vita ci fa sperimentare ogni giorno, Dio è l'Emmanuele che si immerge nella miseria umana e con essa vive, per riportarla al suo splendore originario. Ecco perché diciamo, da adulti, che il Natale non è il compleanno di Gesù!
Questo è l'annuncio che giunge a noi, ancora una volta, da Betlemme. Un annuncio da vivere non solo oggi, ma sempre «Poiché la Vita si è fatta visibile» (1Gv 1,2).
Questo è l’evento del Natale, che si dischiude in pienezza solo agli occhi della fede, e se percepiamo la grandezza immensa dell’avvenimento, di Dio che si fa vicino a noi, uno di noi, allora viviamo la festa del Natale, che si distende nei giorni successivi dell’Ottava, del tempo natalizio e del corso dell’anno, andando anche oltre l’orizzonte, andando oltre un vago sentimentalismo, ridotto a un rito vuoto, secolarizzato, consumistico.
Riscopriamo allora quel “nuovo roveto ardente” della nostra fede: «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità» (Gv 1,14). 
In queste parole troviamo il nocciolo del Natale, anzi, questa è la verità del Natale e non ce n’è un’altra. Dio viene ad abitare in mezzo a noi, a piantare la sua tenda irrompendo nelle tenebre (cfr. Gv 1,5).
Oggi, appare tutto il contrario: le tenebre che irrompono nella luce. Ma questo succede solo dove non c’è Cristo, dove non c’è Dio. Dove il Natale è ridotto a una festa invernale e i cuori si svuotano di pace per mettere guerra, si svuotano di bontà per mettere cattiveria, si svuotano di Cristo per lasciar posto al maligno.
Non possiamo vivere il Natale senza Cristo, sarebbe il risultato di una fede ridotta a “buoni sentimenti”, un cristianesimo accomodaticcio, ma che non ha nulla da dire al cuore dell’uomo. Per questo l’evangelista Giovanni, parlando del mistero dell’incarnazione, denuncia le tenebre in cui si vive e invita a deciderci da quale parte stare.
Accogliamo la luce del Natale, accogliamo quel bambino inerme nato nella notte di Betlemme, cioè in piena umiltà; accogliamo il dono immenso della figliolanza divina: già la possediamo per mezzo del Battesimo, ma questo è il momento per riscoprirla, testimoniarla.
Il Natale è davvero una realtà che riempie la vita di gioia e di pace, senza annullare le fatiche e le prove della vita, anche quelle che stiamo attraversando in questo periodo storico.
Natale è mettere radici in Gesù e camminare con Lui fino alla fine. Natale è riprendere a sperare in Dio, sapendo di non essere abbandonati dall’amore del Padre e dalla compagnia di Cristo Gesù.
Natale è ricominciare la propria vita con lo sguardo di Dio.
 
Sereno e Santo Natale a tutti voi!





immagine: https://antoniobortoloso.blogspot.com/2015/12/monastero-domenicano-matris-domini.html