giovedì 12 gennaio 2023

II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

ECCO L'AGNELLO DI DIO


Abbiamo lasciato il Tempo della Manifestazione di Dio per tornare alla ferialità, al Tempo Ordinario. Se ricordiamo domenica scorsa eravamo con Gesù al Giordano per il suo battesimo.
Anche questa domenica ci troviamo ancora nel medesimo luogo, dove siamo intrattenuti per assistere al grande incontro tra il Battista e Gesù e non solo. Siamo intrattenuti nel medesimo luogo perché il Battista ci presenti l’identità di Gesù: l’Agnello di Dio e seguirlo nella vita di tutti i giorni.
L’espressione giovannea: «ecco l’Agnello di Dio colui che toglie il peccato del mondo”» l’ascoltiamo tutti i giorni o tutte le domeniche, in ogni Messa, grazie a San Sergio I, papa, nel momento dei riti di comunione, quando il Sacerdote elevando il Corpo di Cristo lo presenta con le stesse parole del Battista e noi rispondiamo con la frase del centurione del cap. 8 del Vangelo di Matteo, che chiede la guarigione del suo servo. Questa è una frase che ci invita a sperare nella salvezza divina che Dio ci offre tramite il nutrimento del suo Corpo.
Cosa significano queste espressioni evangeliche messe in una forma dialogata durante la Messa?
Esse ci dicono che nessuno di noi è degno di nutrirsi di Dio, di quel Dio che si fa uomo nel grembo di una donna, la Vergine Maria. Ci dicono che nutrirsi di lui è inconcepibile. Già nel Vangelo di Giovanni è riportata questa opposizione (cfr. Gv 6,52).
Molti di noi, purtroppo, fanno i puritani davanti all’Agnello di Dio, molti di noi si accostano a Lui con superficialità, senza una piena consapevolezza del grande dono che si riceve in quel momento. E se ci nutriamo di Lui in quel momento con superficialità, senza nessuna consapevolezza, come possiamo dire di seguire l’Agnello di Dio nella nostra quotidianità?
Anche il Battista cadde in questo errore; egli dice, parlando di Gesù: «non lo conoscevo». Eppure, di Lui ne ha preparato, con grande veemenza, i sentieri.
Questa è la nostra vita cristiana: un non conoscere per poi conoscere. Occorre rivivere il proprio battesimo, occorre riascoltare quella Parola che ci salva per poter arrivare a Lui, per conoscerlo, per nutrirci di Lui, e annunciarlo nella vita di tutti i giorni.
Il punto di partenza è quello del Battista: avere uno sguardo contemplativo, guardare l’Agnello di Dio, entrare nel suo mistero d’amore ed essere altro agnello di Dio.
Anche Gesù nel Vangelo ci richiama ad essere agnelli in questa società, quando dice «ecco, vi mando come agnelli in mezzo ai lupi» (cfr. Lc 10,1-2).
Questa nostra società ha sempre bisogno dei battezzati-agnelli per indicare Gesù, il Cristo come l'Agnello di Dio. Ha bisogno di testimoni missionari con l'offerta generosa della propria esistenza. Offerta generosa di sé che significa amare ciò che Lui ama e rifiutare ciò che Lui rifiuta.
L’agnello, poi, non dimentichiamolo, è il simbolo della mansuetudine. Seguire Cristo Gesù Agnello, significa essere mansueti, significa donarsi senza lamentarsi.
Oggi più che mai confondiamo e riduciamo facilmente l'essere cattolico, cristiano ad un semplice andare a Messa e “arrivederci alla prossima domenica... se posso”. Non è questa vita cristiana!
La vita cristiana non è un tempo della propria esperienza depositata all’anagrafe parrocchiale, ma tutta l'esistenza terrena di colui che ha accolto Cristo, l’Agnello di Dio, come Signore della vita.
Inoltre, l’Agnello di Dio, dice l’Evangelista, è Colui «che toglie il peccato del mondo». Lo dice al singolare e non al plurale come diciamo durante la Messa. Non parla dei peccati ma del peccato, cioè di quella radice del male, quella linfa che è contraria alla vita, contraria all’amore e che si insinua ovunque, a quel peccato che è rifiuto della luce divina che è il Verbo, di Colui che è venuto per togliere il peccato del mondo.
A ben ragione cantava nel 2013 Marco Mengoni “L’essenziale” ove indicava un mondo che cade a pezzi, e in quelle parole, riconosciamo uno sconvolgimento nelle catastrofi, nelle guerre, nelle situazioni economiche e sociali intollerabili, nel male sotto tutte le forme, infine nella morte. E qui entra in gioco quel senso di peccato che abbiamo smarrito, perché la mondanità ci ha assuefatto a quel tutto è lecito.
Quindi, le parole del Battista sono parole di guarigione perché Gesù mi guarisce da quel disamore che ci sta in me, in noi, in tutti. Ci guarisce dall’idea sbagliata che abbiamo su Dio. Una guarigione di noi stessi, del nostro modo di essere cristiani.
L’esperienza del Giordano è invito a fare questa esperienza di Dio nella nostra ferialità, ad essere santi nei nostri ambienti. Questa è la Chiesa che dobbiamo costruire e questa sarà la Chiesa del domani: fatta solo di santi, di coloro che hanno accolto Gesù nella loro vita, che è diventato il senso della loro vita, e non una adesione mentale al suo pensiero ma uomini e donne che si lasciano plasmare dalla Luce divina, riempire il cuore di quell’amore, di quella gioia vera, di quella luce, di quella speranza, di quell’amore, perché a loro volta possono donarla a quanti incontreranno sul loro cammino.
Lasciamoci allora plasmare dallo Spirito Santo perché anche noi possiamo far parte di quei santi.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!





immagine: http://www.ilporticocagliari.it/lagnello-dio-toglie-peccato-del-mondo/