Questa purificazione viene innestata nella nostra storia, perché il deserto che narra l’evangelista Matteo è il simbolo del cammino del popolo d’Israele nel deserto, è il simbolo della vita di un popolo coi suoi alti e bassi.
Matteo ci dice che Gesù va nel deserto dopo il battesimo, accompagnato dallo Spirito. È la lotta spirituale quella che affronta Gesù fatta di una grande tentazione, di una grande prova.
Anche la vita del vero cristiano si ritrova quotidianamente in una prova e più ci radichiamo in Cristo cercando Dio, rispondendo alla sua proposta e più la forza del tentatore ci assale facendoci sperimentare in modo drammatico la nostra creaturalità.
Allora quando la nostra vita di credenti scricchiola, vacilla, si stanca, o, peggio, si siede chiediamo che lo Spirito ci accompagni nel deserto. Ogni credente va nel deserto, perché nel deserto si riscopre fuggiasco, pellegrino, viandante.
Il deserto è il nostro essere, il nostro cuore, perché nel deserto possiamo avvertire la sottile e silenziosa presenza di Dio, perché lì possiamo rifugiarci nella Parola di Dio e poter rispondere, come Gesù, con la “spada dello Spirito”.
Urge anzitutto liberare quel silenzio che soffochiamo se vogliamo sentire la presenza di Dio. Certo ognuno di noi sperimenterà sempre la sua fragilità nel momento della tentazione e riconoscerà che nessuna delle tentazioni gli risulterà estranea alla sua vita.
Occorre però entrare in questo combattimento spirituale, senza nessuna paura. Abitualmente abbiamo paura di vivere il deserto, il silenzio, abbiamo paura di quegli elementi che ci aiutano a smascherare tutti quegli inganni del diavolo che si annidano ovunque, che funzionano solamente finché manteniamo il nostro interiore a livello emotivo e superficiale. Invece, bisogna prendere in mano le armi della lotta avendo una grande fiducia in Dio e non in noi stessi: solo così possiamo vincere il diavolo.
Ora vivere le tentazioni dal punto di vista del maligno è solo retrocedere alla vita, all’amore, al bene comune. Mentre se parto dalla fiducia in Dio è solo crescita nel suo infinito amore, di trasformazione interiore.
Il tentatore ci proverà sempre nella nostra vita, anche nella vita di chi crede di essere intoccabile. Egli, trova sempre l’appiglio giusto: parte da quella suggestione e insinuazione per pervertire la nostra realtà e noi che non indossiamo le armi spirituali, cadiamo sempre in quell’inganno così piacevole da acconsentire facilmente, e quando ci accorgeremo dell’inganno non sarà più così piacevole.
Occorre allora non dialogare con il diavolo, diventerebbe l’anticamera dell’acconsentimento fino a cadere nell’atto peccaminoso. Ricordiamo qui Eva, al terzo capitolo della Genesi, è stato proprio questo suo atteggiamento di dialogo col tentatore a farla cadere nel peccato. Sempre la Sacra Scrittura, il libro del Siracide, ci ricorda che «chi ama il pericolo, in esso si perderà» (Sir 3,25).
Allora quanto è importante rifugiarsi nella Parola di Dio, quanto è importante la preghiera come relazione con Dio, quanto è importante il digiuno che ci disarma, che sveglia il nostro spirito, che ci fa più attenti a Dio e agli altri ed esprime la condizione del nostro spirito affamato di bontà e assetato di Dio. Quanto è importante la carità che non è un semplice esercizio fisico, ma quell’atto che ci libera dalla vita e ci aiuta a scoprire l'altro come fratello, come sorella da amare; quell’atto che ci aiuta a sperimentare che ciò che ho non è solo mio.
Ricordiamoci sempre che il diavolo parla al nostro cuore soprattutto quando noi non stiamo dialogando veramente con il Signore, quando non viviamo concretamente del Signore.
Gesù nelle sue tentazioni ancora oggi ci dice di non cercare la via facile, di non cercare la via del potere, del successo ma di percorrere la via di Dio, la via della Croce, la via del Vangelo anche se è contrassegnata da quelle umiliazioni e sofferenze fino ad arrivare al dono della vita. Gesù ci invita ad entrare in quella buona battaglia, perché l’unico scopo della nostra vita è rispondere all’amore di Dio dove possiamo scoprire che tutto è buono.
Coltiviamo allora quella vigilanza nella nostra vita, nelle nostre scelte. Partiamo attenzionando il cuore. Forse non sempre lo facciamo perché ci ritroviamo con un cuore pieno di ferite, di paure, di difficoltà che portiamo dentro e non abbiamo il giusto coraggio di guardarle, di attenzionare il nostro cuore. Ci viene più facile fare chiasso dentro e fuori di noi con atteggiamenti vani che ci allontano da Dio.
La quaresima invece ci fa fare questo cammino di lotta interiore per arrivare all’essenziale, per arrivare a un sommo bene, per arrivare a dire: «non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,4). Solo così avremo una ritrovata essenzialità nell’adesione al Signore che ci chiede solo di «praticare la giustizia, amare con misericordia e camminare nell’umiltà con Dio» (Mi 6,8), per essere uomini e donne veri, in pienezza.
Buona domenica nel Signore a tutti voi!
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