giovedì 16 febbraio 2023

VII DOMENICA TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

AMARE E PERDONARE: L'IDENTITÀ DEL CRISTIANO


Questa domenica si chiude il capitolo V del Vangelo di Matteo, iniziato qualche domenica fa con l’ascolto delle Beatitudini e successivamente l’esortazione ad “essere sale e luce” per quanti incontriamo ogni giorno nel nostro cammino.
Questa domenica si completa il discorso con l'invito ad “essere perfetti come il Padre celeste”. Possiamo chiamare questa domenica la “domenica della perfezione”.
La perfezione anzitutto un cammino di ricerca, dove ci porta a rispecchiarci in Dio che è perfezione d’amore.
La parola «perfetti» allora è da intendere nel senso di “compiuti nell'esercizio dell’amore verso i nostri simili”; amore che abbraccia tutti e non esclude nessuno. Diversamente vivremo una semplice virtù che non condurrebbe da nessuna parte.
Gesù puntando verso la perfezione d’amore di Dio, mette al centro dell’esistenza di ogni battezzato il Padre come modello da imitare nella vita di tutti i giorni: da Lui abbiamo quell’amore da attingere per donarlo a tutti, uomini e donne, compreso i nostri nemici.
Per essere «come il Padre» nella perfezione, questa domenica Gesù pone il suo discorso sul perdono e sull'amore in contrapposizione alla legge della vendetta, conosciuta fin dall’età antica come la “legge del taglione”.
Ora, perdonare e amare non è una nuova moda apportata da Gesù nei confronti del prossimo, esisteva già ma solo nell'ambiente giudaico. Gesù, come al solito, ci insegna ad andare oltre per questo perfeziona il vivere l’amore e il perdono estendendolo anche ai nemici, ai pagani.
Le parole di Gesù ci spiazzano, perché questo suo imperativo ci inchioda, ci smaschera dal perbenismo, dalla presunzione di essere un vero discepolo. Mette a nudo quella rabbia, quel rancore, quella vendetta che alberga nel nostro cuore nei confronti di qualcuno per l’offesa subita. Odio e indifferenza verso un proprio familiare a causa di una eredità, verso il proprio coniuge che ha abbandonato il tetto coniugale. E si potrebbe continuare all’infinito. Però è importante fermarsi e chiedersi veramente se sono capace di perdono, di amore nonostante tutto. Oppure trovo una scappatoia sui social per puntare sempre più il dito?
Carissimi, il Signore Gesù mette a tacere questi nostri comportamenti che definiamo “diritto a recriminare il torto subito”. Non asseconda i nostri istinti. Egli ci dice: non puntare il dito ma punta il tuo sguardo verso l’Alto, puntalo verso Dio se vuoi essere mio discepolo, guarda alla misericordia di Dio che «fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni» (Mt 5,45).
Come vedete il grande discorso che il Signore Gesù fa è per tutti ed è sempre attuale. Certo, ognuno di noi porta una grande ferita nel proprio cuore e forse questo innalza muri, non ci permette di essere coinvolti in quel circuito d’amore che sempre mi chiama a conversione.
Quanto è importante, allora, la preghiera, quel rapporto di amicizia con il Signore che ci permette di scardinare le proprie convinzioni e aprirci il sentiero dell’amore, aprirci a quella regola aurea che troviamo nel libro del Levitico: «Siate santi, perché io, il Signore, Vostro Dio, sono santo» (19,2).
Certo non è facile mettere in atto quanto Gesù ci chiede, però possiamo riconoscere che siamo fuori strada... purtroppo ancora oggi viviamo un cristianesimo all'acqua di rose, un cristianesimo da burattino e non da persone adulte nella fede che vivono Dio e lo annunciano.
Per farlo non è questione di andare a Messa o recitare delle preghiere ridurremmo la fede a uno stato minimale anche se al giorno d’oggi questo è sminuito. Bisogna riscoprire la propria identità di uomini e donne, di cristiani credibili e quest’identità è amare.
Per farlo abbiamo bisogno di insaporire la nostra vita del Vangelo, di accenderla, perché Gesù è venuto a gettare il fuoco sulla terra (Lc 12,49), diversamente non serve a nulla essere cristiani.
Guardiamo questo nostro mondo, guardiamo quei messaggi che passano in televisione, sui social e guardiamo anche quello che viviamo realmente. Ci troviamo in un mondo sempre più stravolto dall'odio, dalla violenza, dall’indifferenza, dal proprio ego: questo è un mondo destinato a finire insieme all'uomo che lo vive.
In questo momento Gesù non ci chiede di rinunciare alla nostra dignità, alla nostra identità semmai a difenderla. Il cristiano è colui che rinuncia a sé stesso come il suo Maestro. Rinunciare a sé stessi vuol dire distruggere quell'orgoglio che non ci permette di andare verso l’altro, che non mi permette di costruire e vivere la civiltà dell'amore.
Mercoledì, con il rito delle imposizioni delle ceneri, daremo inizio alla quaresima. Accogliamo fin da questa domenica due segni che ci vengono consegnati: l'amore e il perdono. Per viverli, abbiamo bisogno di una libertà interiore che si fa nuovo gesto di vita, per essere riflesso della stessa santità di Dio nella vita di tutti i giorni.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!