giovedì 9 febbraio 2023

VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

IL VANGELO: L'ALTRA CHANCE DELLA VITA


Se ricordiamo, qualche domenica fa, abbiamo ascoltato il Vangelo delle Beatitudini, quella felicità che è già in noi ma che dovremmo portare nella vita di ogni giorno dandole sapore e illuminandola.
Durante la settimana abbiamo ascoltato (per chi abitualmente ogni giorno si nutre della Parola), come attualizzare tutto questo nella vita di tutti i giorni.
Questa domenica ci troviamo ancora nel cuore del Vangelo di Matteo e questo cuore sembra al centro non solo della liturgia odierna, ma della vita di tutti i giorni.
Il cuore è quell'organo che interroga la nostra vita. Nel nostro modo di pensare, il cuore evoca soprattutto la vita affettiva. Nella Bibbia invece va oltre: “include tutte le forme della vita intellettiva, tutto il mondo degli affetti e delle emozioni, la sfera dell'inconscio in cui affondano le radici tutte le attività dello spirito” (G. Ravasi).
Nella Bibbia troviamo il cuore come luogo interiore che permette di accogliere meglio quella Parola di salvezza che di volta in volta Dio ci comunica, di non perdere nessuna delle sue briciole, «nemmeno uno iota», come abbiamo ascoltato, cioè nemmeno il minimo dettaglio.
Eppure, sembra che qualcosa ancora non vada nel suo verso giusto. Per questo il Vangelo di questa domenica, VI del Tempo Ordinario, è uno scossone al nostro quotidiano compromesso con il mondo. Uno scossone al nostro cuore che si attacca facilmente ad ogni cosa che non è Dio, con la pretesa poi di entrare nel Regno dei Cieli.
Ora Gesù dice che non si entra nel Regno di Dio con l’osservanza meticolosa della legge, come facevano scribi e farisei: ma per una “giustizia superiore”, quella di fare la volontà di Dio, di essere santi come Lui (cfr. Lev 19,2).   
L’evangelista Matteo per farcelo capire ha messo in atto una serie di antitesi che sono l'attuazione per partecipare alla salvezza del Regno: l'amore, l'onestà, la verità. Per viverle occorre avere coscienza di appartenere al Regno di Dio, vivendo una fedeltà e una coerenza totale alla volontà di Dio, così come ci indica Gesù senza fare uso di scappatoie.
Diceva il filosofo S. Kierkegaard: “io credo che se un giorno diventerò cristiano sul serio, dovrò vergognarmi soprattutto, non di non esserlo diventato prima, ma di aver tentato prima tutte le scappatoie”.
Gesù ci dice che bisogna imparare a fare scelte concrete, serie, nella vita di ogni giorno senza nessun ma e senza nessun se: non occorre giustificare sé stessi. Gli schemi mentali che usiamo non sempre ci fanno crescere. Vivere la vita in superficie, all’acqua di rosa, non serve a nulla. Il cristianesimo ti porta sempre a fare un passo oltre. Cristianesimo vuol dire crescere, mettersi in gioco anche a scopo di lottare coi propri limiti e anche questo lo spirito delle beatitudini.
Noi facilmente facciamo il contrario distruggendo con un gesto, con una piccola parola, uccidiamo la persona. Quante volte dimentichiamo che davanti a noi ci sta una persona e non un oggetto? Basta poco avvelenare il cuore di qualcuno; eppure, la Sacra Scrittura ci invita a non privarci della felicità e a non rovinare la gioia degli altri (cfr. Sir 14,14).  Il Signore è Colui che ama la vita, l’apprezza, per questo dice: “non ucciderai”, cioè tratta bene ogni fratello e sorella, amalo, dona tutto te stesso all’umanità.
Il cristiano è chiamato a quella lotta interiore che spesso e volentieri lo induce a adulterare, cioè ad “andare verso un altro” che non è il suo amore e quindi a vivere un amore disordinato, anche con un semplice sguardo peccaminoso, considerando l’altro sesso un oggetto da possedere, di cui godere, anche al di fuori dell’amore di coppia. Anche qui il Signore, dinanzi alla bellezza che attrae, ci dona la possibilità di avere uno sguardo limpido per amare senza cadere nell’adulterio, in modo che l’uomo e la donna possano vivere una relazione serena.
Il Signore ci chiama a vivere la purezza del cuore, perché tutto parte da lì: l’omicidio comincia dall’ira e l’adulterio comincia dal desiderio. Quale scelte allora fioriscono nel nostro cuore? Qualcuno potrebbe dire: “padre, ma io non ho ucciso nessuno e non ho tradito mia moglie, non ho tradito mio marito”. Bene, però quello che veramente ti devi chiedere se hai amato il tuo fratello o la tua sorella, se hai amato tua moglie o il tuo marito. Non si può dare tutto per scontato. Il Signore ci chiama ad essere adulti, a “vivere la carità nella verità”, interiorizzando facendo proprio gli insegnamenti di Gesù, ad avere questa forza propulsiva per la dignità e il rispetto di ogni uomo e donna. Allora capiremo che non basta evitare il male, ma imparare a compiere il bene scegliendolo ogni giorno con scienza e coscienza. Diversamente saremo come gli scribi e i farisei che non vanno mai alla radice dei loro problemi, che non colgono la novità che scaturisce dal Vangelo.
Non ci è facile accogliere il parlare di Gesù. Eppure, Egli stesso ci dice, con autorevolezza, che non abolisce niente di quanto è già scritto ma solo porta a compimento il precetto, cioè ci vuole aiutare dal di dentro, interiormente, a viverle bene e con amore.
Siamo chiamati ad amare con il cuore, credendo veramente nella vita, nell’essere custodi della vita e perseguire la vera felicità, che è la comunione con Dio.
Possiamo iniziare il nostro passo dalla prima lettura di questa liturgia della Parola domenicale, dove l’autore del Siracide, Ben Sira, ci aiuta a vincere ogni tentazione sottolineando la responsabilità che ogni uomo e ogni donna hanno fin dall’origine del mondo, responsabilità che nel Vangelo è compimento di quell’amore gratuito che osa sfidare il pensare umano, che ci scuote dal nostro torpore per renderci adulti nella fede e nella vita dandole luce e sapore, secondo il cuore di Dio.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!





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