RITORNARE AL POZZO DELLA FEDE
Continua il nostro percorso quaresimale. Alle spalle lasciamo il linguaggio dell’evangelista Matteo per ascoltare quello dell’evangelista Giovanni.
Quando ascoltiamo Giovanni, non pensiamo a fatti di cronaca registrati così come arrivano alle nostre orecchie ma una rilettura teologica-spirituale di immagini, personaggi per aiutare a rispondere alle domande di fede, per far crescere l’uomo spirituale che è in noi.
Questa domenica inizia quel percorso in cui la Chiesa in origine faceva il percorso al Battesimo, troviamo una figura bellissima: la sposa infedele, la sposa che ha abbandonato, che è raffigurata dalla Samaria. E nel Vangelo di Giovanni Gesù si presenta come uno sposo che va a ricuperare la fragilità della sua sposa con tutte le sue vicissitudini. Anche noi, quando siamo immersi soprattutto dalle avversità della vita, ci rifugiamo in noi stessi, ci allontaniamo da Dio.
Così Gesù, affaticato dal viaggio, si siede presso il pozzo di Giacobbe. Che cos’è questo pozzo? È il luogo dell’incontro. L’Antico Testamento segna diversi incontri al pozzo. Ma questo è particolare: è il pozzo dove Dio ci cerca.
In questo luogo, in un orario strano: mezzogiorno, arriva una donna ad attingere acqua e si incontra con Gesù, si incontra con Dio.
Questo è l’incontro della vita, non ha importanza chi siamo, dove stiamo andando. Gesù passa e ci incontra così come siamo e ci spiazza. Questa donna si sente spiazzata da desiderio di Gesù: ho sete! Un’espressione che sentiremo nuovamente dall’alto della Croce.
La donna qui mantiene le distanze. Forse pensava che Gesù la stesse abbordando. Sì, è vero ma non come pensava la donna, non come pensano i maliziosi. Gesù va oltre lo scambio di vedute della donna.
Quante difficoltà nella vita e siccome sono tante, non sappiamo a cosa aggrapparci per primo. Continuiamo a vivere nel nascondimento per paura dell'altro e qualche triste vicenda può farci mettere in dubbio la presenza di Dio nella nostra vita.
Ecco perché Gesù passa dalle nostre difficoltà, da quelle acque putride del pozzo della nostra esistenza per ricucire e tessere relazione, per corteggiare ancora. Vuole essere il nostro Sposo e donarci acqua viva.
Nel brano si incontrano l'assetato (Gesù) e l'incapacità dell'uomo ad esaudirlo (la Samaritana), fino al punto che questa sete si ripeterà, ai piedi della croce per constatare che la vera fonte dell'acqua è Gesù, che offre acqua viva, cioè la possibilità e l'offerta di una vita nuova.
Quest'incapacità la si trova in tutti. Tutti siamo divorati da una sete, chi più chi meno. La stessa società che viviamo lo sa, per questo offre quei surrogati per attirarci ad altra fonte che non è Gesù.
Forse la cultura del benessere, del successo, può saziare qualche cosa ma non la vera sete.
La sete di cui si parla è un desiderio di crescere "in spirito e verità" e la sorgente è una sola: Gesù!
Subito una domanda di fondo arriva alle nostre orecchie: quale sete alberga nel nostro cuore? È una domanda di fede, di sempre la Sacra Scrittura la registra così: «il Signore è in mezzo a noi, sì o no?» (Es 17,17). Questa domanda sorge in particolare quando siamo arsi di Dio, quando aneliamo a lui, quando ci sta siccità spirituale.
Ecco che in questa tappa della terza domenica di quaresima, troviamo quell’elemento primordiale che è l’acqua che ci riconduce alle sorgenti della vita spirituale, a rivedere nuovamente il nostro battesimo.
In quel fonte, l'acqua della grazia battesimale ci ha immerso nella esistenza stessa di Gesù Cristo, ci ha reso figli di Dio. In quel momento, l'amore di Dio «è diffuso nei nostri cuori». Finisce ogni arsura, ogni domanda dell'uomo che possa cadere nell'assurdo di un deserto privo di vita.
Quanta fatica a comprendere questo, quanta fatica ad aprirci alla novità dello Spirito, a conoscere il dono di Dio e Colui che ci dice “dammi da bere!”. Ci piace continuare a vivere nella dissolutezza, nell’infedeltà, proprio come la Samaritana. “Abbiamo avuto cinque mariti e quello che abbiamo adesso non lo è neanche!”.
C'è bisogno allora di essere sinceri con sé stessi, dire veramente quello che siamo e senza nessuna ombra di dubbio convertirci andando poi al pozzo e scavarlo. Ma non un qualsiasi pozzo o al pozzo legato al passato, inconcludenti, dove non avremmo mai occhi per vedere e mani per scavare. Abbiamo bisogno del pozzo di Dio, dove trovare Lui che ci dona l'acqua per la vita eterna.
Abbiamo bisogno di quel pozzo per innamorarci nuovamente di Dio. Abbiamo bisogno di fare esperienza di quel pozzo, perché altri, a loro volta possano fare esperienza di Dio.
Fare esperienza di Dio non è un luogo devozionale ma lasciar cadere ogni maschera e farsi educare da Lui al pozzo della fede, così come fece la Samaritana e diventare tempio di Dio, sorgente di acqua viva per quanti incontreremo nel nostro cammino.
Dio ci ama sappiamoci allora amati da Dio perché il nostro cammino di fede sia di tenerezza, amore, misericordia verso tutti.
Buona domenica nel Signore a tutti voi!
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