giovedì 17 agosto 2023

XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

ESSERE NEL CUORE DI DIO


Questa è la Domenica della fede, una fede sempre da sperimentare ad intra e ad extra.
In questo periodo di calura estiva, fede e preghiera si manifestano insieme, così come riscontriamo nella Liturgia della Parola di questa XX domenica del tempo ordinario.
Tante volte è risuonato alle nostre orecchie questo aspetto della vita spirituale, un aspetto che cammina insieme all’altro mano nella mano. Un aspetto che forse dimentichiamo, magari arenato in qualche angolo della nostra esistenza. Ricordiamoci che la fede va celebrata e vissuta alimentandola con la preghiera.
Fin dalla prima lettura siamo condotti a celebrare questa fede nel tempio, dove si sperimenta la misericordia di Dio, un luogo aperto in cui tutti senza distinzione di etnie o nazionalità, possono incontrare il Signore.
Quanta fatica ancora oggi in questo. Nel Vangelo, Gesù stesso lo troviamo stanco per una chiusura mentale manifestata dagli scribi e dai farisei che si fermavano solo alla tradizione, rimanendo lontani da Dio e dalla sua Parola. Oggi il Signore ci chiede di allargare la nostra tenda, anche se le pagine del Vangelo ci possono apparire contraddittorie in quanto ci presenta un Gesù da un linguaggio duro, “maleducato”, circoscritto in un gruppo. Certamente, però, tra le righe, troveremo una lezione d’amore per ciascuno di noi.
La scena evangelica si svolge nei pressi di un territorio pagano, a nord della Galilea. Possiamo dire che si svolge in mezzo a coloro che non sono del mio gruppo, della mia comunità, in mezzo a coloro con cui non ho nulla da spartire.
Qui abbiamo una donna cananea, una pagana, una non credente in Dio che è disperata per la figlia malata e proprio lei, ci dà un modello di fede alimentata dalla preghiera, proprio colei che allontaniamo dalla nostra vita, perché convinti, che per lei non c’è speranza, non c’è conversione. Un po’ come i discepoli che chiesero di allontanarla perché non meritava quella cesta di pane, non meritava l’annuncio della Parola di Dio. Per la cananea inizia un itinerario di fede che le permetterà di incontrare il Signore.
Il suo percorso è graduale: inizia da un aver sentito parlare di Gesù e ne rimase profondamente colpita. Poi, esce dalla sua terra, lascia la sua vita e va incontro a Gesù. Qui non dimentichiamo che Gesù è sempre il primo che va incontro all'altro.
I due si incontrano e la donna anzitutto chiede perdono per la sua vita e per la guarigione di sua figlia, posseduta dal demonio.
Gesù ha un comportamento strano: tace, è impassibile, non reagisce a questa fede, a questa preghiera e l'Evangelista ci dice per il fatto che era cananea e che Gesù era solo per Israele, popolo di Dio. 
Il silenzio di Gesù, il silenzio di Dio non è indifferenza è lo strumento che usa per disporre il cuore dell’uomo a qualcosa di più grande, partendo dalla purificazione del cuore. Noi invece siamo quelli delle risposte e soluzioni immediate, non è così per Dio: Egli non ha fretta e nel Vangelo lo vediamo da come risponde alla donna: «non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini» (v. 26). I figli sono il popolo eletto e i cagnolini i pagani. In questa motivazione troviamo il no di Dio. Noi ci saremmo subito infastiditi, arrabbiati, ce ne saremmo andati e magari abbandonando Dio. La donna invece rimane ancorata a Dio perché parte dall’umiltà del cuore ed è il vero incontro, anche se in una sgradevole verità, condurrà la donna a risolvere il vero problema e scoprirà che riceverà molto di più di quello che inizialmente aveva richiesto.
Le parole di Gesù sembrano richiamare coloro che si allontanano da Dio e lo cercano solo nel momento del bisogno materiale. La fede non è una questione materiale da risolvere. Dio non è un distributore automatico. Dio non risponde a una preghiera superstiziosa.
La donna invece, partendo dal suo cuore, riconosce chi è, che fa parte di una storia di idolatria, ma sa che di quel pane o di quelle sole briciole, Dio potrà sfamare per l'eternità anche la sua vita, sa di trovare la salvezza.
Ecco una fede che cresce, che si fa grande come una montagna e il suo grido di disperazione diventa preghiera autentica ed esaudita.
Questa scena ci insegna a rimanere sempre ancorati a Dio alimentando la nostra fede, perché basta poco per arrivare all’eternità di Dio. C'è un imparare a pregare, a relazionarsi con Dio e non con noi stessi e i nostri bisogni, pur se sono reali.
La preghiera è quella dell’umile perché penetra le nubi (Sir 35,21). Questo è quello che conta: l’umiltà perché è in grado di a toccare ed entrare nel cuore di Dio. Non importa sapere teologia, non importa far parte di un ceto religioso, ma solo essere nel cuore di Dio. Ecco perché Gesù dice: «avvenga come desideri» e non dà le briciole ma tutto il pane. Perché Egli sazia l'affamato, ascolta il grido del sofferente e guarisce.
Questo ci insegna il Vangelo odierno: l’opportunità della fiducia in Dio che inizia dall’umiltà del cuore che libera da ogni chiusura e apre alla vita, apre all’amore in modo universale e non circoscritto perché non esistono figli e figliastri ma solamente quella fame da saziare, quell'amore da donare, quella misericordia da usare, quella sofferenza da sollevare.
Questo è il cammino di tutta la Chiesa, perché questo è il Vangelo dell’amore, che ci farà giungere all’eterna bellezza del santo Amore!

Buona domenica nel Signore a tutti voi!