RISPONDERE ALL’INVITO
DI DIO
Anche questa domenica torna per noi una parabola. Domenica scorsa siamo stati invitati all’ascolto e se torna ancora una parabola, è perché non siamo capaci di rispondere all’amore di Dio.
L'immagine che viene usata questa domenica è quella del banchetto, "un re fece una festa di nozze per suo figlio", così suggerisce anche il profeta Isaia nella prima lettura (Is 25,6-10a) e a questo banchetto Dio invita anche me, ciascuno di noi che spesso, facendo distinzione, allontaniamo i fedeli dalle Comunità come se ci fossero fedeli di serie A e fedeli di serie B. Dio chiama tutti, anche se fra questi tanti non partecipano a causa di qualcuno e tanti non partecipano perché occupati nelle faccende del mondo, mostrando così una falsa cristianità cercando poi di denigrare anche il magistero della Chiesa.
Generalmente quando si parla di festa di nozze, si parla di gioia. Il re nella sua immensa gioia per le nozze del figlio manda le partecipazioni agli invitati. È un continuo chiamare quello che accade nella parabola: il re che chiama i servi perché a loro volta chiamino i chiamati. Il re appare come il Vocante. In pratica abbiamo una chiamata nonostante risultiamo già chiamati. Perché è quella chiamata che ci appartiene tutti i giorni, ogni istante della nostra vita. Questa è una chiamata universale, per tutti, “cattivi e buoni”, senza nessuna distinzione.
Cosa succede rispecchiandosi anche ai nostri giorni? Molti rifiutano l’invito del re alla festa di nozze del figlio.
Questo è il rifiuto dei mille rifiuti, in particolare i molti ragazzi e, soprattutto, adulti non accettano la proposta di fede, assemblee che vanno sempre assottigliandosi. Si immergono in mille scuse pur di non accettare l'incontro decisivo con Dio. Come mai? Come mai il Vangelo che ha continui motivi di festa e di gioia, viene rifiutato? Come mai non siamo interessati a stingere legami di amicizia con Dio? Che resistenze abbiamo?
Purtroppo, l'uomo di oggi, nella sua preoccupazione di libertà e di intelligenza, ne trova varie di resistenze sul cammino della fede, di vecchie e di nuove. Quanto è avvenuto all'origine per gli apostoli stessi, continua ad esistere ancora oggi, anche se in maniera diversa, nel nostro contesto culturale. Lo sviluppo delle scienze, l'intelligenza critica, le istanze dei diritti umani (dal più piccolo al più grande), il pluralismo circostante, il movimento di autonomia degli individui, sono una serie di fattori culturali che non si contrappongono alla fede cristiana – che, per altro, ha contribuito a farli emergere – ma che suggeriscono delle domande e la rendono più problematica.
La strada del Vangelo, in questa domenica, è aperta a tutti. Sta a ciascuno saper accettare l'invito. Ecco le nozze: lo Sposo ci sta manca la Sposa!
Queste non sono le nozze di tutti i giorni, ma le nozze: le prime, le ultime e le eterne nozze. È un Dio sempre in festa il nostro Dio anche se la sua festa fa riscontro con ciascuno di noi, incapaci di metterci nella sua stessa lunghezza d’onda. Non rispondiamo al suo grande invito. A quest’invito anzi rispondiamo con la violenza. C’è una indifferenza che si trasforma in violenza. Una violenza che si ripercuote sul Figlio, sullo Sposo. Egli è l'uomo-servo umiliato, maltrattato, rigettato, ucciso.
Se questa Parola di vita ancora oggi è proclamata, è chiaro che i servi tutt'oggi sono umiliati, maltrattati, rigettati, uccisi. Ma Dio non si arrende, perché “i doni di Dio e la chiamata di Dio sono irrevocabili” (Rm 11,29) e così tutti, insieme a emarginati ed esclusi ci ritroviamo all’improvviso commensali di Dio e questa è una immensa grazia, un immenso dono! Attenzione però a come accogliamo questa grazia, questo dono. La misericordia di Dio non può diventare motivo di disimpegno o un bonus eterno per chi giace nel peccato. Per questo ci viene posta la domanda: “Amico, come hai potuto entrare senz'abito nuziale?”. Quell'abito nuziale è quello datoci il giorno del nostro Battesimo; richiama il nostro cammino di fede. Che ne abbiamo fatto? Gesù è vero accoglie tutti. Ma la grazia donata a caro prezzo non può essere accolta a buon mercato. Per questo siamo invitati ugualmente a fare delle scelte concrete, a rivedere la nostra vita, il nostro servizio agli altri, immergendoci in Lui, immergendoci nella sua grazia, rivestiti di quella “veste formata dalle opere giuste dei santi” (Ap 19,8). C'è una qualità che bisogna che emerga dal nostro essere e non un offuscare sempre più quanto viviamo e quanti ci circondano.
Quante volte mettiamo entusiasmo nelle cose ma senza dargli valore, qualità, corpo, spessore?! Forse, l'unico spessore, se così si può chiamare, è quello di "facciata". Ma questa si chiama anche falsità!
Oggi viviamo nella società del rumore: un rumore assordante, non solo esteriore, ma anche interiore, i cui effetti si riflettono negativamente sulla persona, rendendola spiritualmente vuota e superficiale (Josè Antonio Pagola). C'è bisogno di ascoltare l'interiorità e rivestirla nuovamente dei frutti dello Spirito. C'è bisogno di contemplazione per poter camminare verso la Vetta del monte e sedersi al banchetto di “cibi succulenti e vini raffinati”.
Però, non dimentichiamolo, c'è sempre gente ai crocicchi delle strade. Occorre che il messaggio evangelico arrivi anche a loro. Occorre che anche loro possano gloriarsi del banchetto nuziale. Chi vive già di questo banchetto è chiamato ad annunciarlo.
Invochiamo tutti lo Spirito di Sapienza “perché possiamo testimoniare qual è la speranza della nostra chiamata, e nessun uomo abbia mai a rifiutare il banchetto della vita eterna o a entrarvi senza l’abito nuziale” (dalla Liturgia).
Buona domenica nel Signore a tutti voi!
immagine: Riflessioni sul Vangelo di Don Umberto Cocconi: “il vincolo della perfezione” - luigiboschi.it