giovedì 26 ottobre 2023

XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

IL CUORE DELLA FEDE È L'AMORE


Continua questa domenica, XXX del Tempo Ordinario, l'ostinazione dei farisei nei confronti di Gesù. Dopo averci provato con il tributo da dare a Cesare, questa volta i farisei mandano a confrontarsi con Gesù un esperto, un maestro della Legge, un conoscitore della Sacra Scrittura che pone questa domanda: «Quale è il più grande dei comandamenti?». Questa era una tipica domanda che i discepoli rivolgevano ai Rabbini per approfondire la propria fede e seguirne i sentieri e che adesso la pongono al Rabbi Gesù. Ma il discorso qui è un altro: mettere in discussione il cuore dell'alleanza tra Dio e l'uomo, tendere un tranello a Gesù per poi metterlo a morte. Però Gesù lo smonta subito e risponde sia sul piano divino e umano.
Anche ai nostri giorni si ripete la scena. Ci sono i veri esperti ma anche coloro che con il loro modo di fare credono di esserlo, un po’ per gelosia, un po’ per invidia, magari ruotano attorno ai sacerdoti, ai religiosi, etc., spesso con una doppia personalità creando disordine ad intra e ad extra magari anche in presenza di altri per ridicolizzare con teorie il tutto.
Gesù a tutto questo risponde: “non mettere alla prova Dio e i suoi profeti, ma ama con tutto il cuore”.
Una risposta inaspettata, in quanto smonta il facile pensare della religione. Smonta un pensare Dio in una cornice che attende persone in determinati giorni e orari. Smonta una visione stereotipata di una fede che anestetizza, che imbambola, che spegne. Una fede che non fa del male a nessuno, che placa le coscienze, che ottunde il pensiero. Una fede con una visione perbenista e paciera e che non ha sapore di Vangelo. Dio non cerca questo tipo di persone. Dio non cerca persone ammalate di perfezionismo. Dio cerca persone che desiderano accendere come Lui quel fuoco d’amore, che infiamma le coscienze, che scaldi gli animi, che illumini ogni sentiero.
In questo momento Gesù desidera riportarci alla fede genuina fondata in Dio amore, una vita di fede fatta di relazioni, fatta di amore, perché l’amore è la misura della fede e la fede è l’anima dell’amore.
Tornando un attimo indietro con le parole, qui si parla di comandamento, chiediamoci: l’amore può essere un comandamento? Si ama perché siamo comandati? Un proverbio diffusissimo dice che “all’amor non si comanda” perché, se si comandasse diventerebbe obbligo e non scelta e qui, chissà, su questa parola quante persone falliscono, vivendo in una perenne mortificazione anziché in piena libertà.
Allora, più che parlare di un comandamento, Gesù parte da un pre-comandamento il cui significato originario è quella proposta di una vita alimentata dall’amore di Dio, uno scoprirsi di essere amato per poter amare. C'è un amore intelligente che scaturisce dalla Sapienza di Dio, che aleggia in ogni pagina della Sacra Scrittura, un amore che non sappiamo sfruttare al meglio; eppure, il Signore ce ne dà sempre la possibilità di farlo, come questa domenica non fa altro che farci arrivare al cuore, all’essenziale della Legge.
Gesù, il Maestro, ci rimanda a riporre veramente in Dio tutta quella fiducia che magari, lungo il corso del tempo, anche a causa degli eventi contrari, abbiamo perso. L'amore verso Dio non deve cessare mai e in parallelo neanche l'amore verso gli altri (senza distinzione). Ricordate il proverbio: “prendere due piccioni con una fava”? È quanto fa Gesù. E dice: “il secondo è simile al primo”. Amare l'uomo è simile ad amare Dio perché il prossimo è il simile di Dio. Questo Gesù lo definirà “comandamento nuovo”, legandolo a quanto gli accadrà: la sua passione e morte: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi gli uni gli altri» (Gv 13,34). Con il “comandamento nuovo”, Gesù associa i suoi discepoli a ciò che ha vissuto, dona loro di amare come lui ama.
Gesù parla anche di un amore verso se stessi. Purtroppo, chi ha seguito quest’indirizzo alla lettera è entrato in piena confusione, mettendo al centro il proprio io. Non si parla qui di egocentrismo. Amore verso se stessi vuole essere il segno del nostro credere in Dio, un segno che è inizio verso la gloria della risurrezione, vivendo la vita con le gioie e i dolori di ogni giorno mettendoci cuore, così come diceva Madre Teresa di Calcutta: “Non è tanto quello che facciamo, ma quanto amore mettiamo nel farlo. Non è tanto quello che diamo, ma quanto amore mettiamo nel dare.”. Quindi non si tratta di riconoscenza, di merito, di tornaconto o mettere la mano in tasca per cacciare qualche spicciolo da dare al povero sul ciglio della strada. Se ciò che facciamo non parte dall’amore vero e non tende all’amore vero non stiamo facendo nulla. Solo riconoscendomi amato io amo. Solo amandomi io amo. Allora amare se stessi vuol dire amare chi Dio ama, vuol dire amare nel Signore, cioè vivendo in pace con se stesso in piena umiltà, attingendo la forza nella certezza di essere amato da Dio, guardando l’altro con lo stesso sguardo di Dio. Ecco di cosa parla la Sacra Scrittura, la Legge e i Profeti e su questo fondamento essi sono “costruiti”, “sospesi” senza questo fondamento andrebbero perduti.
Purtroppo, tutto questo spiazza, destabilizza. È successo con i farisei del Vangelo e succede ai nostri giorni e lo vediamo dai volti delle strade, dalle cronache che è un continuo uccidere l’amore, un continuo crocifiggere Gesù. Lì dobbiamo rinnovare l’incontro con il Signore, come una eterna danza accompagnata da una musica che si chiama Amore.
Fermiamoci a riflettere. Che la Parola faccia crescere veramente la nostra vita sull'amore che Dio ha innestato nei nostri cuori!

Buona domenica nel Signore a tutti voi!





Immagine: https://www.sanfrancescopatronoditalia.it/notizie/fede/ama-il-prossimo-tuo-come-te-stesso-47776