giovedì 9 novembre 2023

XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

DAL BUIO ALLA LUCE PER ESSERE AMORE


Siamo alla XXXII Domenica del Tempo Ordinario e la liturgia ci fa già pregustare la chiusura di questo ciclo liturgico per poter iniziarne, con l'Avvento, uno nuovo. Infatti, il brano evangelico ci richiama all'attesa, all'incontro con lo Sposo. Ed è la parabola della vita, una vita che si presenta come un fidanzamento, si presenta come desiderio per andare incontro allo sposo.
È un tempo particolare quello che stiamo vivendo, un tempo buio perché circondati da molte guerre, anche se ne sentiamo solo due. Abbiamo una vita faticosa, spesso trascinata da “incidenti di percorso”, una vita avvolto da situazioni familiari, una vita che arranca con le sue fatiche personali.
Questa è la domenica che ci invita a non vagare più nel buio delle nostre vite ma essere delle fiaccole nel buio di questo mondo. È un invito ad uscire dalla schiavitù del peccato accendendo, nella vita di ogni giorno, quella fede che ci è stata donata.
Il Vangelo odierno con la parabola delle dieci vergini classifica la nostra vita su due podi: quello della saggezza e quello della stoltezza.
Il numero dieci nella Bibbia indica la completezza, mentre il numero cinque indica Israele, cioè una comunità. Quindi la parabola rappresenta l’incontro dello Sposo con la sua sposa anche se nella parabola non viene menzionata esplicitamente.
Ora, queste dieci ragazze sono in attesa dell'arrivo dello sposo. All'arrivo dello sposo, tutti gli vanno incontro con le loro lampade ad olio. Nella Bibbia l'olio occupa un posto di primo piano: oltre ad essere un prodotto alimentare è segno di preziosità e prosperità. È sinonimo di forza e di potenza, è simbolo dell'amore, della carità di Dio, della Parola di Dio.
Con l’immagine di queste dieci ragazze, divise tra saggezza e stoltezza, in qualche maniera, sono la nostra fotografia. Ognuno di noi può dire che va incontro allo Sposo, ma bisogna vedere come gli va incontro. Bisogna vedere se la propria vita è ricca di Dio, del Suo amore, della Sua carità, se la sua vita è plasmata dalla Parola di Dio.
Oggi più che mai siamo trasgressori, ci piace sempre più esserlo ma quando ci voltiamo verso Dio sembra che ci stiamo arrampicando sugli specchi, dimentichiamo che qualcosa ci manca, ci manca quell'olio necessario per continuare quella relazione d'amore con Dio.
Osservando quanto accade nella parabola e trasportandola ai nostri giorni, forse alla scelta delle vergini sagge avremmo reagito così: "beh, potevano farlo a che serve la condivisione?". E invece no! Le sagge hanno mostrato la loro saggezza e non l’essere maleducate o privi della carità. Esse, anzi, ci ricordano che il Signore ha donato a tutti il suo olio e tutti siamo chiamati ad usarlo e non a usare l'olio dell'altro. Tutti abbiamo quella capacità di farlo. L'incontro con lo Sposo deve essere una unzione piena e duratura: è un uscire per un abbracciare.
Ecco il bilancio amaro descritto dall'Evangelista: la stoltezza religiosa, la stoltezza di quanti non ascoltano la Parola di Dio, che non si lasciano plasmare da Essa e che cerca aiuto nei momenti difficili. Questa è l’immagine di una fede fai da te, per non dire dell’usa e getta dove vi è la supremazia del proprio io rispetto a una saggezza, a una lungimiranza della fede della Chiesa. Ecco perché alla porta lo Sposo dirà loro “non vi conosco!”. Ma come Signore, non ci conosci? Mi hai visto quasi tutte le domeniche a Messa, mi hai visto recitare le preghiere del mattino e della sera, più quelle devozionali, come puoi dirmi non vi conosco?
Ebbene il Signore lo dirà apertamente, già lo dice con il suo Vangelo. Il suo “non vi conosco” è il segno che non abbiamo ascoltato e messo in pratica la sua Parola. Egli, in altre occasioni ci ha detto: “Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica è simile ad un uomo stolto” (Mt 7,26). Ecco come ci ritroveremo se non usiamo quell’olio, se non mettiamo in pratica la Parola di Dio, se non progrediamo nelle virtù, se non abbiamo amato così come il Signore ci chiede.
Per questo successivamente aggiunge quell’imperativo: “vigilate!”.
Vegliare è una continua esortazione di fondo che troviamo nel Vangelo, perché è un atteggiamento da assumere nella vita cristiana e non una minaccia che possiamo trovare davanti al nostro cammino. La veglia è un tempo faticoso perché ha bisogno di quella giusta vigilanza perché tutto possa procedere bene.
Penso che se prima le vergini sagge invitarono le altre vergini a procurarsi dell'olio, questo imperativo anche se è per le stolte è destinato a tutti perché per seguire moda o altra concupiscenza tutti, senza distinzione, mettiamo il tutto in pericolo. E non si può usare quella frase assuefatta: "ma che male c'è?... lo fanno tutti!".
No, cari miei! La nostra vita ha bisogno di quel continuo discernimento che manca per una presa di posizione, per una vita piena. C'è bisogno di una vigilanza non sospettosa, ma umile e buona, che sa trarre motivo di esame di coscienza e stimolo per iniziative fruttuose, perché "la fede senza le opere è morta" (Gc 2,26).
Ecco la necessità di alimentare la lampada della fede. Di avere sempre con se olio, Cristo, mettendolo al centro della nostra vita e delle nostre scelte, rinnovandogli ogni giorno il nostro sì, nella diversità delle situazione che compongono la nostra quotidianità.
Lasciamoci allora adombrare dallo Spirito Santo, spirito dell'Amore per diventare Amore vivente, lampada che brilla, che fa luce all'altro perché anch'egli possa incontrare lo Sposo e far parte del banchetto della vita.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!