venerdì 1 dicembre 2023

I DOMENICA DI AVVENTO (ANNO B)

FATE ATTENZIONE E VEGLIATE



Iniziamo un nuovo anno liturgico accompagnati dall'evangelista Marco, il più antico e il più breve dei quattro Vangeli. Nella sua brevità, Marco si presenta essenziale a tutti noi; ed è in questa sua essenzialità che bisogna cogliere il suo messaggio fino a testimoniare, come il soldato pagano, Gesù figlio di Dio (Mc 15,39) fino all'incontro finale e cantare la sua gloria in eterno.
Iniziare un nuovo anno è sempre una grazia perché ci dà la possibilità di ricominciare, di sperare, di amare. Ma è anche un fermarsi a riflettere su come ricominciamo, su come speriamo, su come amiamo, se siamo pronti per proseguire il cammino con Gesù.
Il Vangelo di questa domenica inizia con due atteggiamenti da osservare e praticare: "fate attenzione e vegliate".
Il primo elemento sembra descrivere una vita distratta, ad avere pensiero altrove. Marco, dice a noi tutti che abbiamo bisogno di porre attenzione. Su che cosa siamo chiamati a fare attenzione?
Possiamo iniziare dalle piccole cose di ogni giorno, quelle che magari ci sembrano insignificanti. Possiamo partire da quanto ci circonda. Possiamo iniziare da quanto accade nel nostro cuore. Ma l'attenzione è posta, in particolare, agli ultimi, agli indifesi, i deboli, i bisognosi di Dio che possiamo incontrare durante il nostro cammino di fede.
Quante situazioni ci circondano! È tempo di vegliare ci dice la liturgia, ci dice Gesù individuando “i segni di Dio” nei volti delle persone della nostra città. In essa possiamo ancora scoprire quei doni che il Signore ha seminato e che rischiamo ogni giorno di sprecarli.
L’evangelista Marco usa il verbo “vegliare”. Ripensando alle ultime settimane trascorse, è un verbo che è risuonato più volte nel nostro cuore, pensando a Gesù che è venuto nella storia e che ritornerà nella gloria. E le prime tre settimane di Avvento sono tutte incentrate sul ritorno di Cristo nella gloria.
Ecco la parabola di oggi: l’assenza di Gesù tra la storia e la gloria e nel frattempo a ognuno il compito di vegliare. Cosa vuol dire vegliare? Forse qualcuno la paragona alla preghiera. Anche se il tempo di Avvento richiama alla preghiera, vegliare è anzitutto un guardare oltre l’orizzonte. Uno scrutare quel buio che ci sta attorno (e anche dentro il cuore). Vegliare è una speranza viva piena di futuro perché, dopo la notte sorge il sole!
Colui che veglia in questo modo concreto, tiene – per così dire – carica la molla della Gioia insita nell’amore, e così permette alla Sorpresa in arrivo di sprigionarla subito nel suo cuore. Dice infatti: «Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte al canto del gallo o al mattino; fate in modo che giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati» (Mc 13,35-36). Non a caso Marco indica qui quattro momenti precisi, che riscontriamo nuovamente nelle pagine del Vangelo: essi hanno tutti a che fare con la gioia dell’incontro con Gesù. Il primo momento “la sera” con i discepoli di Emmaus. Un secondo momento a “mezzanotte” con le dieci vergini di cui le stolte si privarono della gioia dell’incontro. Un terzo momento “al canto del gallo” con Pietro, al quale Gesù restituì la gioia perduta nel tradimento con il perdono. Il quarto momento “al mattino” di Pasqua, quando la gioia della vita del Risorto ha avvolto per sempre il mondo intero.
Ecco l’’Avvento: un tempo di gioia, una gioia prenatalizia, ma solo chi imita l’atteggiamento profondo che ebbe la Vergine Maria nei confronti della Parola ne farà esperienza, farà un’esperienza “reale” e il suo Avvento sarà una mistica gravidanza dell’anima. Il nostro compito, allora, è vegliare su tutto ciò che nasce, sui primi passi della pace, sui germogli della luce. E se non veglio, come accolgo questo tempo di speranza?
Avvento vuol dire letteralmente avvicinarsi, venire vicino. Stringiamoci, allora, attorno a chi ha sofferto per la morte di un parente, una morte prematura, una malattia terminale, una povertà indifferente, la guerra.
Recuperiamo questo spazio sacro. Facciamolo anche in famiglia. Abitualmente prepariamo il presepe, l’albero (o entrambe le cose), la corona di Avvento. Sostiamo dinanzi a questo segno con la preghiera un momento in cui tutta la famiglia eleva il proprio cuore a Dio e si prepara interiormente al Natale del Signore.
Purtroppo, il 25 dicembre, ancora una volta, molti saranno attorno alla tavola e molti no. Molti saranno lasciati soli nel loro buio: bambini, ragazzi, giovani, anziani, ultimi. Questo è il momento per recuperare il fratello, la sorella. Il tempo di Avvento è anche il tempo in cui dobbiamo chiedere il dono della pace in particolare per i luoghi martoriati dalla guerra e per tutte le violenze usate. Vieni Gesù, Principe della pace. In questa situazione di conflitto e odio, occorre pregare perché il Signore spezzi ogni egoismo e durezza di cuore. Ma occorre che ognuno diventi strumento di pace, così come pregava san Francesco d’Assisi.
Allora lasciamo che la nostra vita sia tesa verso il Veniente in modo che la nostra vita non sia offuscata dagli ostacoli, dal male ma sempre aperta al futuro di Dio che si incarna nelle nostre esistenze umane. Attendere la sua venuta ha proprio questo significato: invocare una presenza, una pienezza, un compimento e questo perché manchiamo di qualcosa, manchiamo dell’Essenziale, manchiamo di Dio.
Riscopriamoci amati. L’Amato vuole incontrare l’amante e questo sempre.
Buona veglia! Buon Avvento!
 
Buona Domenica nel Signore a tutti voi!