martedì 19 dicembre 2023

IV DOMENICA DI AVVENTO (ANNO B)

INCARNIAMO L'ESSENZIALE, DIO, NELLA NOSTRA VITA


Ed eccoci alla vigilia del Natale, all'ultima tappa del cammino di Avvento. Domenica scorsa abbiamo celebrato la «domenica della gioia», che ci faceva già pregustare il Natale del Signore. Ed eccoci a questa domenica, proprio a ridosso del Natale del Signore, quarta domenica di Avvento.
Anche in questa domenica, quella gioia pregustata continua. Ogni anno il Natale del Signore vuole evidenziare l’essenziale per comporre “nuovi spazi e desideri”; vuole evidenziare l’essenziale per allontanarci “dagli eccessi e dalle cattive abitudini”.
Celebrare il Natale del Signore puntualmente diventa un corri corri per pranzi e regali e non per tornare a quell’immagine originaria, tornare a Colui che per me, per te, per noi, per tutti è l’essenziale.
Dio desidera incarnarsi, piantare la sua tenda in mezzo a noi e cerca chi vive dell'essenziale: ha bisogno di discepoli che si fanno padre e madre, chiede dei cuori e dei corpi disponibili, chiede un «sì per sempre».
In mezzo a tanta gente, ci sta un’adolescente, Maria, che con il suo «sì» accoglie un grande progetto d’amore. Un progetto di cui inizialmente non se ne rende conto di quanto sia grande e di quanto amore richiede. Eppure, Maria si mise ad ascoltare le parole dell'Angelo del Signore: “gioisci”, “rallegrati”, “sei graziata da Dio”, “amata da Dio”. Parole di corteggiamento, parole di donazione che spiazzano la giovane Maria ma in lei esplode una gioia immensa, mai vissuta. Perché possa vivere di questa gioia, occorre per lei un grande discernimento, occorre capire, occorre fidarsi, occorre affidarsi.
Tutta la liturgia della Parola ci fa fare questo discernimento mostrandoci il grande sogno di Dio: costruire la sua casa in mezzo a noi, così come profetò Natan al re Davide. Dio si fa casa, tempio per ciascuno di noi perché noi possiamo tessere relazioni con Lui, così come fece Maria. Infatti, l'evangelista Luca ci presenta la Vergine Maria in quell'atteggiamento relazionale. Ella fa un dialogo interiore, un cammino di riflessione per capire il senso della Parola udita. Un atteggiamento che la distingueva dalle altre persone e che Luca sottolinea più volte: «Maria custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19.51). Quello che per gli altri era motivo di stupore (cfr. Lc 2,18: i pastori; Lc 2,47: i dottori della legge) per lei era oggetto di meditazione interiore.
In Maria fede e ascolto sono il terreno in cui matura il suo «sì», la sua risposta: «Ecco sono la schiava del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38).
Grande la relazione di questa giovane donna, che con un «sì» aderisce con il cuore e con il corpo perché la Parola possa incarnarsi in lei, accogliendo nel suo grembo il “santo”, il Figlio di Dio. 
Ancora dopo millenni, si rinnova questo progetto di Dio per noi e Dio chiede ancora oggi, a ciascuno di noi il proprio «sì». Sembra, però, che ci sia una sorta di resistenza, una lentezza ad accoglierlo, quasi una paura “della sua novità”. Questo perché non lo conosciamo, così come si diceva domenica scorsa: “in mezzo a voi, sta uno che non conoscete” (Gv 1,26). Magari ci viene facile racchiudere Dio in qualche cornice e poi continuare a vivere la nostra vita priva di senso, magari accompagnata da ansia, tristezza, paura e in certi casi fallimento.
Dio vuole stabilire un patto d’amore con me, vuole entrare nella mia storia, nella mia vita così come ogni giorno la vivo. Desidera che vivo il Vangelo perché la “novità di Dio” si estenda in tutta la Chiesa e in tutto il mondo.
Per iniziare a bussare alla porta del nostro cuore si è servito di una giovane ragazza, perché sul suo esempio e col nostro «sì», anche noi potessimo trovare in Dio la nostra casa, la nostra eredità e donarla a quanti incontreremo sul nostro cammino.
Origene commentando questa pagina del Vangelo diceva: «a che mi giova confessare Cristo che viene nella carne se non viene nella mia carne?».
Allora perché possiamo celebrare autenticamente il Natale del Signore, impariamo a rallentare e a imparare a godere di ogni istante, riconoscendo quanto la vita sia un dono da incarnare e vivere con gioia.
Lasciamo allora che Dio sposi la nostra umanità personale, unica e irripetibile. Se lo rifiutiamo a cosa serve il nostro credo, come possiamo dire agli altri “si è fatto uomo”?
Siano queste ultime ore che ci separano dal Natale, un tempo per disporci interiormente, un tempo per dire sinceramente il nostro "sì", un tempo per far incarnare Dio nella nostra vita.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!