domenica 31 dicembre 2023

MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO (ANNO B)

CON MARIA ACCOGLIAMO E ASSIMILIAMO GESÙ NELLA VITA


Iniziamo un nuovo anno e lo iniziamo guardando la Madre, guardando la Vergine Maria e celebrandone la sua maternità.
Celebrare la maternità di Maria fin dall'inizio dell'anno è un impegno a mettere al centro della nostra vita, fin da questo primo giorno, la Parola di Dio, la stessa Parola che ha sorriso a Maria e che sorriderà anche a noi se il nostro cuore lo desidera.
Siamo nell’ottava di Natale. In questi otto giorni siamo ritornati ogni giorno a contemplare il mistero del Natale nel suo pieno significato. Otto giorni a disposizione per contemplare, capire meglio il mistero del Figlio di Dio al centro della nostra fede.
Ancora una volta l’evangelista Luca ci riporta a godere, glorificare e lodare Dio nel mistero del Natale, in quella mangiatoia.
Davanti a questa fotografia natalizia, guardiamo a Colei che custodiva tutto nel suo cuore. Ecco cosa fa Maria: semplicemente custodiva. Non è una chiacchierona come molti di noi senza nessun rispetto per il luogo sacro (oppure durante l’esposizione solenne di Gesù sacramentato). Maria non parla: il Vangelo non riporta neanche una sua parola. Anche il bambino Gesù è silente. Lui, il Verbo, la Parola di Dio che «molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato» (Eb 1,1), ora, nella «pienezza del tempo» (Gal 4,4), è muto.
Il Dio su cui scende il sipario del silenzio, è un bimbo che non parla. La sua maestà è senza parole, il suo mistero di amore si svela e parla solo nella piccolezza, nella povertà, nell’umiltà.
Dinanzi al mistero del Verbo, Maria non è una semplice spettatrice ma accoglie e assimila tutto nel suo cuore, lo fa sempre più suo come nessun altro. E lo vuole insegnare a ciascuno di noi.
Oggi Maria ci insegna ad essere accoglienti nei confronti di Dio e dovrebbe essere la nostra preghiera fin dall’inizio dell’anno: “Maria, aiutami ad accogliere e assimilare il tuo Figlio nella mia vita, come hai fatto tu!”.
In questa fotografia natalizia vi sono anche dei pastori che entrano nel luogo della mangiatoia. L’evangelista Luca ce li presenta come coloro che vanno “senza indugio”. Vanno dopo aver ricevuto un annuncio importante. La loro fede li spinge verso quella mangiatoia.
Per noi la nostra fede quanto è importante? Quanto è importante vivere di quella mangiatoia che chiamiamo Santa Messa?
Guardando ancora una volta il presepe, dinanzi ai nostri occhi stanno solo dei poveri segni, perché così inizia la storia dell’Emmanuele, del Dio con noi, con poveri segni e sarà nel segno della povertà che Gesù camminerà in mezzo a noi, perché Egli “non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio ma spoglio se stesso” (Fil 2,6-7).
In queste parole paoline che contengono la gloria di Dio, il suo amore, vi è una la caratteristica di Dio: si svuota. Il nostro italiano dice che si spoglia ma la spogliazione indica ciò che è esterno, mentre il svuotarsi indica ciò che è interno e Dio, svuotandosi cede lo spazio all’altro, accoglie l’altro, si fa accoglienza.
Ecco lo stupore di cui parla il Vangelo. Allora domandiamoci cosa ci porta il Redentore? Quale dono alla nostra vita?
Il primo dell’anno ci fa entrare meglio nella liturgia della Parola. La prima lettura che abbiamo ascoltato contiene una bellissima benedizione all’interno della quale risuonano queste parole: “Dio ti conceda pace”. Il mistero del Natale di Gesù ci dona e ci concede la pace. Ma questo dono della pace deve essere tradotto in coerenza di vita, occorre una grande educazione alla pace, occorre cuore e occhi nuovi e trasparenti per vedere i segni della speranza, per vedere i segni della pace e lasciarsi raggiungere da Cristo Gesù.
Oggi è anche la giornata della pace. Gridiamola dal profondo del cuore questa pace ma soprattutto leghiamoci al Signore della pace. Egli nasce, vive, muore e risorge per donarci la pace, l’intima pace di saperci perdonati dal Padre che ci ha talmente amati da regalarci suo Figlio; la pace fraterna che siamo chiamati da questo Bambino a regalare sempre e comunque a ogni uomo e donna, così come Lui ci ha insegnato soprattutto perdonando coloro che l’avevano condannato e inchiodato (cfr. Lc 23,34); la pace che invochiamo sul nostro povero mondo sempre dilaniato dalla guerra e dalle sue conseguenze, un mondo dilaniato da ogni forma di violenza, implorando che finalmente questo Bambino venga accolto e riconosciuto da tutti come l’Unico che possa insegnarci la via della pace; quella pace che vuole entrare nei nostri cuori, nelle nostre case, nel nostro mondo!
Guardando il presepe, guardando questo Bambino noi possiamo riscoprirci figli di un Padre che ci ama.
Guardiamo ancora quei pastori che per primi hanno riconosciuto il Signore della pace, hanno riconosciuto la vicinanza di Dio, che sono andati e hanno visto per primi la Madre con il Bambino.
Alziamo il nostro sguardo a Maria, invochiamola in questo giorno solenne, perché ci aiuti a costruire la pace. Quella pace necessaria al nostro cuore, quella pace necessaria alla nostra società. È una pace da proclamare col cuore, che ci aiuta a riscoprire la fraternità, una parola abusata e dimenticata.
Lasciamoci rinnovare interiormente e non esteriormente. Invochiamo insieme a Maria lo Spirito Santo perché sia luce ai nostri passi ogni giorno dell'anno.
Buon anno allora, che sia sereno, armonioso, pieno d'amore e di pace. Possa il sorriso di Dio farci ritrovare quella pace dentro e fuori di noi: speranza per tutti noi!