giovedì 28 dicembre 2023

SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE (ANNO B)

DIO AL CENTRO DELLA FAMIGLIA


Oggi si conclude un anno e la liturgia ci fa celebrare la festa della Santa Famiglia di Nazaret. È la domenica della famiglia! In questo clima natalizio, quando l'aria di festa, del calore delle luci, del focolare ci raduna, ci spinge nelle piazze per salutare il vecchio anno e accogliere quello nuovo, ancora una volta ricordiamo la nascita del Redentore, ancora una volta la famiglia è al centro della nostra vita in particolare in un contesto in cui è messa in piena discussione, in un contesto in cui dove nelle famiglie vi è più divisione che unione, dove nelle famiglie vi sono molti intoppi. Oggi, noi ricordiamo la santa Famiglia con tutte le sue vicissitudini, con tutti i suoi intoppi, ma soprattutto con Essa celebriamo una storia d’amore.
Tutta la Liturgia della Parola ci parla della storia d’amore di una famiglia. Inizia con quella di Abramo, modello di accoglie e termina con quella di Nazaret modello di chi offre.
L’evangelista Luca è l’unico che riporta l’episodio della presentazione al Tempio del Signore collocato tra la nascita e l’inizio della sua vita pubblica, in cui viene evidenziato il suo mistero. Molti di noi ricordano questo brano della presentazione al Tempio di Gesù. Tanti lo ricordano perché lo pregano attraverso la recita del Rosario, altri per un vago ricordo. Però, questo episodio a tutti ci ricorda il legame della famiglia col vero Tempio. Infatti, Maria e Giuseppe insegnano che con la presentazione di Gesù al Tempio, ogni famiglia (ciascuno di noi) deve imparare a non perdere di vista il Centro unico della propria esistenza. Una vita famigliare che si svolge sotto lo sguardo di Dio nella fede e nell’amore, che ha la sua solida base "nell'amicizia e nella pace" (cfr. preghiera sulle offerte).
Due personaggi ci vengono in aiuto per capire come posare lo sguardo su Dio: Simeone e Anna, due innamorati di Dio, anziani fuori ma giovani dentro. In tutti e due è racchiusa quella speranza dell’incontro, quella speranza di incontrare Dio, quella speranza di redenzione. E grazie a questi due anziani abbiamo quest’insegnamento: la speranza è la più umile delle virtù teologali che si fa incontro, che ci dona tanta forza per camminare nella vita. Essa, anche se non subito, si realizza, pur se la forma non sempre corrisponde a ciò che noi immaginiamo.
La speranza ci fa camminare in un continuo ascolto della Parola di Dio, in una continua fiducia nella Parola di Dio. Essa porta ad una contemplazione di Dio (vista come visione) interiore ma che conduce ad una visione esteriore che porta pace al proprio animo. Del resto, offrire Gesù, metterlo al centro della propria esistenza significa avere un cuore contemplativo, capace di riconoscere come Dio cammina per le strade delle nostre città. Mettere Gesù al centro significa farsi carico del peso degli altri e aiutarli a portare la croce. E noi, mettiamo Gesù al centro della nostra vita? Pur sapendo che questo sarà dolore e oscurità? Ci vuole una grande fede per non scappare dal dolore e dall’oscurità. In Maria e Giuseppe, notiamo, un grande stupore per le cose che venivano dette di Gesù. È uno stupore che fa intendere il bisogno di Dio ma soprattutto un continuo affidarsi a Lui. Tutti abbiamo bisogno di Dio. Anche Maria e Giuseppe avevano bisogno di Dio. Ne abbiamo bisogno anche noi, perché sempre, nel nostro cuore, ci sia quella meraviglia, quello stupore, quel farci vedere “bella e nuova” ogni cosa. Occorre avere fede, credere, fidarsi. La nostra vita spirituale ha bisogno di questo.
Dio realizza le sue promesse e mette noi dentro questa sua promessa, come mise la vita di Maria e di Giuseppe nella sua promessa, chiamandoli ad essere madre e padre del Figlio di Dio; come pure, mise dentro la promessa la vita di Simeone e Anna.
Celebrare la festa della Santa Famiglia significa che la santità è possibile. La vita, lo sappiamo, non ci è facile e la santità non è un optional. Non lo è stata neanche per Maria, Giuseppe e Gesù. La loro vita assomiglia a quella di una famiglia normale: non ci sono miracoli, guarigioni, predicazioni, folle che accorrono; tutto scorre normalmente, secondo le consuetudini di una pia famiglia israelita.
Allora di quale santità parliamo? La santità di cui parla la Santa Famiglia ci invita ad entrare nel cuore di Dio, ad ascoltare la sua Parola per riflettere quei pensieri che non sono i nostri pensieri (Is 55,8) e tradurli, anche con fatica, in gesti d'amore. La santa famiglia è Santa perché incentrata su Gesù: per questo è unica, unita da un amore immenso e da un’immensa fiducia in Dio; in Essa abbiamo un grande messaggio di fede e di abbandono alla volontà del Signore.
Celebrare la festa della Santa Famiglia in un tempo in cui abbiamo perso il senso di Dio, significa mettere Dio al centro della Famiglia, per costruirla sulla roccia e non sulla sabbia (cfr. Mt 7,24-27) altrimenti tutto crolla. Certo, in famiglia ruota il dinamismo della quotidianità fatto dal lavoro, dall’economia, dalla scuola, dalla salute ma in tutto questo occorre affidarsi e quindi che la famiglia preghi per avere il cuore pieno di Dio, occorre alimentare la fede perché la fede possa sostenere sempre più la famiglia nei momenti bui.
Con la Santa Famiglia, ogni famiglia, ogni cuore, deve essere pieno di Dio, deve accogliere il Verbo fattosi carne e custodirlo perché di lì a poco a poco cresca e, da quel cuore, possa partire per amare, cioè per donarsi tutto al Padre, facendo risplendere le virtù evangeliche, vivendo nell’amore reciproco e divenendo dono d’amore per il bene della società.
Questo sia l'augurio per ciascuno di voi, per ogni famiglia.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!





immagine: http://lavignadelsignore-annoliturgico.blogspot.com/2017/12/festa-della-santa-famiglia-di-gesu.html