mercoledì 10 gennaio 2024

II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

IL NOSTRO SGUARDO NELLO SGUARDO DI GESÙ


Con la celebrazione del Battesimo del Signore, abbiamo iniziato il Tempo ordinario. Attenzione! Non declassiamo questo ciclo liturgico, perché questo è il tempo che ci rimanda alla ferialità, alla vita, alla testimonianza. Ed è quanto accade nel brano evangelico di oggi.
Questa domenica siamo ancora “nello stesso luogo”, così come ci dice il Vangelo. Infatti, se ricordiamo, domenica scorsa eravamo con il Battista al Giordano per assistere al Battesimo di Gesù.
Siamo ancora lì, in quel medesimo luogo e viene spontaneo dirsi che cosa ci stiamo a fare qui? cosa cerchiamo? Una domanda che si ripeterà sempre, fin quando daremo una giusta risposta. E il luogo sarà sempre quello, non cambierà. Ci siamo affezionati, ma non cambierà la domanda: che cercate?
Per dare una risposta, ci viene in aiuto l'evangelista Giovanni dandoci delle indicazioni, tra queste ne sottolineiamo una: lo sguardo.
Il Battista sta concretizzando la sua anima nello sguardo. Non è semplice. Infatti, è difficile anche tra due persone guardarsi negli occhi a meno che non si è costretti.
Il Battista è colui che nella sua esistenza sa posare il suo sguardo ma va oltre l’orizzonte. Il suo sguardo si posa su Gesù. È un atto di fede quello del Battista. Guarda l’Agnello di Dio e guardare l’Agnello di Dio è un atto contemplativo che ci consente di fissare lo sguardo sulla bellezza del nostro Salvatore. Il Battista non solo contempla il Salvatore ma agisce, indica ai suoi discepoli chi adesso devono seguire. Per questi discepoli, il Battista è stata quella lampada che illumina e adesso dovranno seguire la vera Luce: Gesù.
Tutti, chi più e chi meno, abbiamo avuto nella nostra vita qualcuno che ci ha indicato Gesù, ci ha fatto capire che dovevamo seguirlo. Ma non tutti siamo pronti a farlo. Tra il Battista e Gesù c'è una profonda relazione, un profondo sguardo; si guardano dentro. Si cercano. Si amano. I discepoli invece a questo sguardo profondo, a questo tipo di rapporto non sono ancora pronti. Devono essere capaci di sapersi leggere dentro, aiutati dal Verbo. Per questo Gesù si sente guardato e seguito allora si volta si lascia vedere in volto, si lascia incontrare profondamente, prende l’iniziativa del dialogo e dice: “Che cosa cercate?”.
È una grande e bella domanda: “che cosa cercate?” e si ripete sempre perché è la domanda fondamentale che il Signore rivolge a coloro che vogliono seguirlo. Però è anche una domanda rivolta a una vita insoddisfatta.
Chiediamoci allora: noi cosa cerchiamo dal Signore? Noi cosa cerchiamo ogni qualvolta che proviamo ad andare a Messa? Molti di noi cercano l’esteriorità, l’effimero… anche se questo mette a proprio agio. Ma non basta! C’è un oltre che forse conosciamo ma preferiamo stare nei nostri agi, nell’esteriorità.
I discepoli del Battista dicono a Gesù: “dove dimori?”. Non cercano l’esteriorità, non cercano una filosofia, non cercano una predica per capire se piace o meno quel predicatore, cercano una persona, cercano Gesù, vogliono relazionarsi con Gesù e questo gli è possibile solamente perché iniziano dall’umiltà.
Cosa chiedono i discepoli? Chi sei? Se veniamo con te dove ci porti? Qual è il tuo mondo, la tua casa, qual è il tuo modo di vivere? Vogliamo vivere come vivi tu! Ecco cosa significa quel “dove dimori”. E per capire dove dimora Gesù non bastano le letture spirituali, non bastano i corsi teologici, non basta frequentare la Parrocchia, occorre una relazione che inizia con un atto di fede umile e questo comporta “rinnegare se stessi” come dice Gesù stesso. Ecco perché al nostro cuore risuonano le parole di Gesù: venite e vedrete. Due verbi congiunti che sono esperienza di vita, interpretazione del desiderio di tutti noi, del desiderio di Dio. Due verbi ma in stretta relazione col verbo credere. E quando si crede sinceramente, non possiamo dimenticare quell’esperienza, quell’incontro.
Se ci avete fatto caso, l’Evangelista annota l’ora dell’incontro con una certa minuzia: “erano le quattro del pomeriggio”. È l’ora dell’innamoramento e quando si è innamorati non si dimentica mai il primo incontro e si desidera ripeterlo.
Le quattro del pomeriggio è l’ora di Dio, è l’ora di un nuovo giorno pieno di luce e di amore, è l’ora che da’ senso alla nostra vita, l’ora che rende fecondi i nostri desideri, i nostri progetti, ogni nostra iniziativa.
Noi di cosa e di chi siamo innamorati? Da chi o cosa ci lasciamo trasformare? Quale incontro autentico facciamo?
Il mondo dei social ci ha disabituato allo sguardo. La tecnologia ci ha disabituato allo sguardo. È solo l’incontro autentico che può dare spessore e pienezza alla nostra vita e questo lo possiamo trovare solo in Gesù che è pienezza di vita.
Lasciamo allora che il nostro sguardo si incroci con lo sguardo di Gesù. Proviamoci. Forse faremo fatica ma in quella fatica ci sentiremo chiamati con un nome nuovo, ci sentiremo amati, figli, fratelli. Allora trasmetteremo amore, trasmetteremo quel fuoco interiore, quella luce nuova nel proprio tempo ordinario facendo in modo che nel nostro sguardo ci sia lo sguardo di Gesù e sarà bellezza, gioia di vita.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!




immagine: https://www.donquirry.it/ii-domenica-del-tempo-ordinario-anno-a-ecco-lagnello-di-dio/