giovedì 18 gennaio 2024

III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO o della Parola di Dio (ANNO B)

CHIAMATI ALLA VITA, ALL'AMORE, NELLA PAROLA


In questa terza domenica del Tempo Ordinario, siamo focalizzati sulla conversione e sulla chiamata, come viene evidenziato dall’evangelista Marco: “Convertitevi e credete al Vangelo”. Sono le parole usate da Gesù all’inizio della sua attività pubblica, perché Egli sempre ci cerca, ci interpella, ci chiama per donarci pienezza di vita. Per questo fin dall’inizio dice: “convertitevi”, cioè, abbandonate il vecchio modo di pensare, di fare. Non fossilizzatevi su “si è fatto sempre così!”.
Colui o colei che desidera vivere una vita nello spirito, riceve questa prima chiamata perché la sua vita inizi a cambiare, lasciandosi incontrare dallo sguardo di Gesù. E questo è il momento propizio per farlo dice Gesù, perché abbiamo davanti una Parola intrisa di speranza, quella stessa speranza di cui Paolo dirà: “Mai delude!” (cfr. Rm 5,1-5), essa, infatti, è solida perché fondata sull’amore di Dio.
Come nel Vangelo, come fu per i primi discepoli, anche oggi Gesù passa dalla nostra vita, dalla nostra ferialità, magari in questo momento ci troviamo in una brutta situazione. Ma proprio quando la nostra vita è cupa che Dio si fa vicino per rinnovare quella speranza di vita. Ma non finisce qui. Gesù aggiunge anche la proposta di “credere nel Vangelo”, cioè di credere in Lui, Parola eterna del Padre, Vangelo vivente di Dio, ci chiede, nonostante tutto, di entrare nella sua ottica.
La differenza tra la religione cristiana e le altre religioni è che in tutte le religioni l'uomo cerca Dio, nel cristianesimo è Dio che cerca l'uomo. La sua proposta è diretta e personale. Lui stesso, per sua iniziativa, chiede a me, a te, a tutti di seguirlo ma ci lascia liberi nella risposta!
Nella chiamata a vivere il Regno di Dio tutti siamo coinvolti. Essa si ripete sempre perché tutti possono prendere sempre più coscienza dell'amore di Dio e di costruire e far costruire il suo grande sogno: portare tutti alla salvezza, dalla morte alla vita, si è chiamati ad essere “pescatori di uomini”, un’espressione che ritroviamo nella Bibbia e che viene associata al mare e alla pesca.
Il verbo pescare non vuole alludere alla semplice pesca ma anche alla “cattura”. Nel Vangelo di Luca ha un significato figurato: “restituire la vita a qualcuno” (Lc 5,10) e questo perché il mare nella Bibbia è il luogo di morte.
Gesù con questa espressione chiama non solo alla conversione ma alla liberazione dal male. I discepoli saranno coloro che getteranno le proprie reti per liberare le persone dal potere del male, cioè dalle malattie, dai demoni, dalle infermità del corpo, della mente e dell'anima per condurli allo splendore della luce di Dio.
Essere discepoli non è semplice, occorre un cuore libero da ogni legame. Il Vangelo parla di reti simbolo di un trabocchetto, di un vecchio legame. Ognuno di noi è legato a una rete. Anche il mondo dei social è una rete da cui non ci stacchiamo neanche per un solo minuto, neanche dinanzi a Dio. Per entrare nel cuore di Dio occorre liberarci da quei legami o perlomeno non metterli al primo posto ma avere un cuore capace di fermarsi e dimorare nella Parola del Signore.
Questa domenica, dal 2019, è dedicata alla Parola di Dio e quest’anno viene a noi con quel motto evangelico: “rimanete nella mia Parola” (Gv 8,31), un chiaro invito del Signore Gesù ad entrare e rimanere legati a lui (cfr. Gv 15), attraverso la sua Parola. Un invito a crescere alla sequela di Cristo per essere più uomo, per essere più donna, per imparare ad amarsi per amare.
Quel rimanere è un invito ad abitare la sua Parola, a nutrirci di essa come alimento essenziale per la vita, perché “non di solo pane vive l’uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4,4).
Dimorare nella Parola è una questione di vita. Per questo ribadiamo quanto è importante la Liturgia della Parola nelle nostre celebrazioni liturgiche: è il Signore che la imbandisce per alimentare la nostra vita spirituale. E noi che facciamo? Ci lasciamo catturare più dalle nostre reti! Il cellulare, ad esempio, è una di queste reti. Sempre squilla nelle nostre liturgie e sempre rispondiamo. Il galateo spirituale dice che il cellulare in chiesa va spento, perché “se resta collegato alla rete, è come se rimanesse un canale aperto che distrae l’anima” (don Paolo Padrini).
Noi siamo quelli legati alla comunione eucaristica e si vede benissimo da come partecipiamo alla Messa. Non accontentiamoci della semplice comunione eucaristica, perché la liturgia della Parola e la liturgia del sacramento sono così strettamente legate da costituire un unico atto di culto, solo così il fedele si nutre del Pane di Vita.
Incominciamo allora ad ascoltare seriamente la Parola di Dio, cominceremo pian piano a dare spazio all’essenziale e far sparire quelle reti che ci ostacolano per una pienezza di vita.
Guardiamo come fecero i primi discepoli. Guardiamo i discepoli di Emmaus che per la via si sono nutriti della Parola di vita, si sono lasciati scaldare e illuminare da Essa per poi riviverla in quelle parole dell’ultima Cena e ritornare gioiosamente nel loro pellegrinaggio terreno.
Sia questa domenica della Parola un buon auspicio per imparare ad ascoltare la Parola, farla scendere nel cuore permettendole di portare frutto (cfr. Gc 1,22) nella vita.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!





immagine: https://upsansalvaro.it/sermon/essi-subito-lasciarono-le-reti-e-lo-seguirono-dal-vangelo-secondo-matteo-418-22/