mercoledì 24 gennaio 2024

IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

VIVERE DELLA FORZA E DELLA GRAZIA DELLA PAROLA


Domenica scorsa abbiamo visto come la Parola passa dalla nostra vita, dalla nostra realtà e ci chiama alla vita buona del Vangelo.
In questa IV domenica del Tempo ordinario abbiamo il racconto di una giornata di Gesù a Cafarnao, nella sinagoga. Anche in questa cittadina continua il primato della Parola di Dio: Parola da ascoltare, Parola da accogliere, Parola da annunciare. E Gesù mostra questo primato della Parola andando subito nella sinagoga: un luogo di ascolto della Parola.
L’avverbio “subito” usato dall’Evangelista fa pensare non solo l’immediatezza ma l’importanza che Gesù stesso da all’annuncio. Poteva benissimo pensare alla sistemazione logistica visto che era appena arrivato a Cafarnao e invece no. La sua preoccupazione principale è quella di annunciare la Parola di Dio con la forza dello Spirito Santo. Questa forza lascia stupita la folla perché Gesù parla con autorità, cioè con quella stessa forza della Parola di Dio: si sentiva tutta l’autorevolezza stessa di Dio, ispiratore delle Sacre Scritture.
Quante volte sentiamo questa forza dello Spirito Santo ogni volta che nelle nostre assemblee ascoltiamo la Parola di Dio?
Pochissime volte o rare volte visto che facilmente ci lasciamo disturbare sia durante l’ascolto della Parola, sia durante l’omelia. Oppure, facilmente e spesso cadiamo in quelle parole prive di senso, che non ci conducono da nessuna parte. Cadiamo nella superstizione che non conduce alla verità ma solo al male. Ed è proprio in chiesa, un luogo come la sinagoga, che la verità si scontra con la menzogna.
Quante volte capita che ci sia qualcuno che “disturba” quello spirito di comunione fra le persone nelle nostre comunità, che con atteggiamenti sbagliati fanno solo del male o parlano male per screditare le persone. Il Vangelo ci insegna invece a riconoscere i fratelli e le sorelle come “creature sacre” davanti a Dio. In tutti, come fu per Caino, vi è il segno di Dio (cfr. Gen 4,11-16) e nessuno si può arrogare il diritto di screditare qualcuno.
L’autorità di Dio si scontra contro il nostro tipo di fede e facciamo fatica a capirlo, non siamo capaci di aprire veramente gli occhi della fede per renderci conto che anche in noi abita lo spirito del male, ed è per questo che anche noi poniamo quelle domande demoniache a Gesù.
“Che cosa c’entri con noi Gesù nazareno?”. Ecco la prima domanda da una fede demoniaca. Ci piace prendere le distanze. Sì, andiamo a Messa, ci diciamo le preghiere, ci altezziamo perché nella società occupiamo un ruolo come, ad esempio, il Primario dell’ospedale. Ecco certe nostre arroganze ci fanno prendere le distanze, ci fanno separare la fede dalla vita. Eppure, da poco abbiamo celebrato l’Incarnazione del Signore. Abbiamo celebrato quel mistero che ci dice che Dio c’entra a prescindere il ceto sociale, perché il Vangelo è vita nella vita. È importante chiedersi allora: cosa abbiamo incarnato? Cosa celebriamo ogni qualvolta che veniamo a Messa?
Quanta fatica Gesù fa con noi! Egli parla con autorità e noi continuiamo a manifestargli la nostra fede demoniaca: “sei venuto a rovinarci!”. Ecco lo spirito del male che allontana Dio dalla vita. E quanti di noi lo vorrebbero fuori dalla propria vita? Quanti pensano che Dio sia un rompiscatole? Cosa c’entra Dio se voglio fare la guerra? Cosa c’entra Dio se critico, giudico l’altro? Cosa c’entra Dio col mio modo di vivere? E si potrebbe continuare all’infinito perché molti la pensano così. Però, molti dimenticano che siamo nati per essere felici e Dio amorevolmente ci ricorda semplicemente questo. Anche lui vuole che siamo felici, non nel senso che tutto possa filarmi liscio come l’olio ma nel senso che quella felicità mi faccia sempre più prendere coscienza del grande sogno d’amore di Dio.
“Io so chi sei: il Santo di Dio!”. Che grande professione di fede. Sembra che il demonio sia andato al catechismo. Anche noi sappiamo qualcosa di Gesù. Sappiamo anche citare qualche frase biblica o spirituale e di tutto questo ce ne vantiamo, ma siamo alla pari dei demoni. Abbiamo appreso quelle nozioni al catechismo e ci basta. Qualche volta vado a Messa e ci basta. Io sono un frate, una suora, un prete, ho fatto gli studi teologici. Purtroppo, non basta: è troppo poco. Occorre sperimentare, vivere quello che sappiamo, quello che conosciamo di Gesù. Abbiamo bisogno di liberarci da questi atteggiamenti demoniaci che scindono fede e vita. Abbiamo bisogno che il Signore Gesù sgridi quello spirito del male che abita in noi, perché rompa quella mia cecità, quella mia sordità mostrando quello splendore divino e farci respirare il suo profumo, gustare di Lui, lasciarci toccare l’anima per essere infiammati dal suo amore vivendolo nella vita di tutti i giorni (cfr. Agostino, Confessioni, X,27,38).
In questa domenica, impariamo una cosa: prima di guardarci attorno guardiamoci dentro. Guardiamo il modo in cui viviamo la nostra fede; facciamo quel discernimento per capire se va bene, se la nostra fede è in sintonia con quanto Gesù dice alla nostra vita oppure se anche noi siamo come quell’uomo del Vangelo da una fede demoniaca.
Lasciamo allora che questa domenica la Parola di Dio ci raggiunga, che scavi nella nostra vita togliendo quelle falsità, quelle impurità della vita perché possiamo vivere ad immagine e somiglianza di Dio facendoci scoprire amati per poter amare nella vita.
Interceda per noi la Vergine Maria, Colei che ha accolto la Parola e l’ha generata per il mondo, per tutti noi. Ci insegni Lei ad essere ascoltatori assidui e annunciatori autorevoli del Vangelo che Gesù è venuto a portarci.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!