giovedì 15 febbraio 2024

I DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO B)

QUARESIMA: UNA VITA TRA IL BENE E IL MALE


Mercoledì, con l’imposizione delle ceneri, abbiamo dato inizio al Tempo di Quaresima. Siamo arrivati a questo «Tempo forte» dell’anno liturgico accompagnati, soprattutto nelle ultime settimane, dal Vangelo delle guarigioni narrate dall’evangelista Marco, per poter iniziare un itinerario di purificazione e di preghiera, per arrivare a celebrare la Pasqua del Signore in tutta la sua bellezza.
Marco sappiamo che è il primo dei Vangeli e che descrive i fatti brevemente e soprattutto, per tutta l'estensione del Vangelo, presenta «Gesù, Cristo, figlio di Dio».
Ora, in questa prima domenica di Quaresima, in un paio di versetti, ci narra il brano delle tentazioni di Gesù. Cosa sono queste tentazioni narrate in due versetti? È la fatica che ha vissuto il Signore Gesù nell’estensione della sua vita - il numero quaranta in questo caso vuole abbracciare una vita -. È la fatica che facciamo anche noi; è quella necessità di scegliere tra il bene e il male, necessità che abbiamo riscontrato durante questa settimana nell’ascolto della Parola di Dio.
La quaresima più che i fioretti da fare ci vuole ricordare il combattimento contro lo spirito del male mostrandoci come Gesù ha lottato e ha vinto non con il dialogo ma con la fede, la preghiera, la penitenza. Oggi, più che mai, sembra che a molti piaccia dialogare col diavolo. A molti piace andare da santoni, cartomanti, gente che si spaccia per esorcista o che hanno chissà quale dono. Non andate da queste persone: rovinano il corpo, l’anima, la famiglia e qui penso al caso di Altavilla Milicia (PA) del 13 febbraio scorso. Gesù non ha mai dialogato col diavolo. Chi siamo noi per farlo? È vero che nel deserto il diavolo tenta in un dialogo Gesù, ma Egli mai ha risposto con parole sue ma con parole della Sacra Scrittura e ne uscito vincitore!
Le tentazioni del Signore, se ci abbiamo fatto caso, avvengono dopo il battesimo. Che vuol dire? Significa che chi non è battezzato, chi non è discepolo e in profonda sintonia con Gesù non vivrà mai le tentazioni, non si accorge nemmeno se il cielo è sereno o annuvolato, non è sensibile al dramma della guerra che si vive in Europa e in Medio Oriente. Non si accorge nemmeno che la sua vita va sgretolandosi. Invece chi segue Gesù avverte che qualcosa nella vita non va. Avverte che qualcosa deve ancora maturare, avverte che la vita va convertita al bene, all’amore e non al male.
Ecco l’importanza del deserto. Forse nessuno vorrebbe fare deserto, magari perché assalito da certe fiere, da certe paure e ci è più facile nasconderci, stare dietro una maschera. Il deserto però è un luogo dove la maschera cade, è un luogo lontano da rumori, un luogo dove regna il silenzio, dove regna l’essenziale e che ci fa incontrare quelle paure per superarle confortati da Cristo e dalla sua grazia.
Il deserto è il luogo dove regna la Parola di Dio, che, come brezza leggera, ci accarezza il cuore (cfr. 1 Re 19,12).
Gesù viene sospinto dalla Spirito Santo nel deserto per farsi accarezzare dalla Parola di Dio. Possiamo dire che il deserto è il tempo dello Spirito Santo, una pre-pentecoste che invade l’anima per dare spazio all’essenziale, all’assoluto di Dio che vuole parlare al nostro cuore (Os 2,16). Il deserto è il luogo in cui la Parola di Dio diventa «lampada ai nostri passi, luce sul nostro cammino» (Sal 118,105) e dare senso alla vita. Il deserto è il luogo per liberarci dal superfluo, riscoprire quel che conta veramente, per ritrovare i volti di chi ci sta accanto, di chi ci sostiene, di chi ci ama. Allora, questo «Tempo forte» dell’anno liturgico più che un tempo di mortificazione è un tempo di vivificazione, di accoglienza del mistero salvifico, dove si cerca e si trova Dio, dove ci si scopre amati, dove si riscopre la fecondità del nostro battesimo, l’essenzialità della vita, i valori che veramente contano per la nostra esistenza e la lotta che siamo chiamati a sostenere contro noi stessi e contro tutte le forme di idolatria che ci distolgono da un cammino autentico di crescita umana e cristiana, è un luogo dove fioriremo nella vita non solo per noi stessi ma anche per gli altri.
Gesù prima di iniziare a predicare il Vangelo passa da questo deserto, vive dell’essenziale e poi rinnova l’invito che già era stato del Battista: «Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino: convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,15).
Queste parole sono state vissute da Gesù tra il battesimo e le tentazioni e l’arresto del Battista, parole che invitano ancora una volta a orientare la propria vita al bene, alla vita buona del Vangelo. Convertirsi credendo al Vangelo vuol dire continuare a rispondere al male scegliendo il bene, dando un valore di senso alla nostra vita. La salvezza apportata da Gesù era ed è proprio questo senso alla nostra povera condizione umana, sottraendola al non senso del male che vaga per il mondo «cercando chi divorare» (1Pt 5,8-9).
Entriamo allora nel deserto ma con quella forza che ci permette di accogliere il Vangelo nella sua interezza, riscoprendosi figli amati e vivere nella vita quotidiana la bellezza dell’amore di Dio.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!





immagine: https://www.tuttavia.eu/2015/02/18/le-tentazioni-di-gesu-mc-1-12-15/