giovedì 8 febbraio 2024

VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

CAMMINARE IN UNA VITA NUOVA
 

Continua anche questa domenica il racconto evangelico delle guarigioni operate dal Signore Gesù. Il Vangelo di questa domenica presenta la guarigione del lebbroso, che con l'esorcismo nella sinagoga di Cafarnao (Mc 1,21-28) e la capacità di servire (Mc 1,29-39), indica il potere risanatore di cui Gesù è dotato.
Questa domenica è la volta del lebbroso, è la domenica della purificazione. Coincide anche con la giornata dell’ammalato dove si vuole evidenziare che di fronte a Gesù non ci sta semplicemente un ammalato da curare, c’è una umanità a cui va ridata la giusta dignità e la giusta forza. E questa cura è estesa a tutti, a chiunque Gesù incontri, a chiunque chieda il suo intervento, senza preclusioni dettate dalle barriere sociali, culturali o religiose.
Ma che cos’è la lebbra di cui si parla? La lebbra, a quei tempi, era la malattia della pelle in senso ampio, una malattia grave dell’impurità fisica. I lebbrosi vivevano fuori dei centri abitati e venivano considerati dei “morti viventi” era la malattia degli emarginati, di coloro che si sentono rifiutati e, secondo il pensiero biblico, il loro essere lebbrosi era visto come il castigo per i peccati particolarmente gravi; quindi, sul malato gravava anche il peso del senso di colpa. Era il sacerdote a dichiarare l’uomo impuro per la sua lebbra ed era sempre il sacerdote a certificarne la guarigione e la sua riammissione nella comunità.
Ma escludendo tutto questo, l’evangelista Marco ci presenta il lebbroso che andando da Gesù, con una fiducia piena, si getta ai suoi piedi per essere purificato e non guarito (cfr. Mt 8,8).
Forse il lebbroso pensa che non può più riacquistare la salute ma la dignità sì, una posizione in mezzo alla gente sì. Inoltre, il modo con cui il lebbroso chiede di essere purificato, fa anche pensare che Dio non è una macchina che distribuisce il proprio prodotto dietro a una moneta ma soltanto amore infinito. Così la lebbra da motivo di allontanamento diventa ragione di avvicinamento e il lebbroso entra nell’abbraccio amoroso di Gesù.
Un po’ ci rappresenta questo lebbroso perché la purificazione riguarda il profondo di noi. Dicevo che il lebbroso non chiede la guarigione ma la purificazione perché tutti abbiamo bisogno di essere purificati dalla propria lebbra, tutti in qualche maniera viviamo una esclusione. È arrivato il momento per sperimentare il volto amabile di Dio. È tempo che torniamo integri nella nostra piena umanità. In noi si sente l’esigenza di cambiare dentro, perché «Putride e fetide sono le mie piaghe a causa della mia stoltezza» (Sal 37,6) dice il Salmista.
Anche le nostre relazioni imputridiscono, siamo emarginati, rifiutati, soli come il lebbroso del Vangelo. Abbiamo bisogno di essere sanati per delle relazioni sane, vere, per camminare in una vita nuova, abbiamo bisogno di andare oltre, cioè, chiedere la salvezza, perché questo è quello che chiede il lebbroso: una purificazione che lo rende felice in eterno. Vuole la salvezza e la chiede affidandosi alla volontà di Dio. E questo quello che tutti dovremmo desiderare: la salvezza, e il nostro desiderio diventa il desiderio di Gesù, diversamente resteremo lebbrosi, continuando a vivere una vita amorfa e senza senso.
In questa domenica ognuno di noi può sperimentare il volto amabile e curativo di Dio, un Dio che ci vuole felici salvandoci.
Dio non cerca quella purificazione superficiale, magica, superstiziosa. Ma desidera che si faccia un percorso di guarigione, di purificazione come quello del lebbroso. Non si può vivere una cultura dello scarto. Sempre più urge il bisogno di essere sempre più umani. Urge il bisogno che il Signore si chini sulla nostra umanità ferita, per toccare le nostre solitudini, sanare i nostri sensi di colpa. Abbiamo bisogno che il Signore sia sempre più al centro della nostra vita e non ai margini. Abbiamo bisogno di sentire il suo amore, ma non sotto l’aspetto di grazie ricevute e desideri effimeri ma di vivere con gioia il suo amore curativo per noi. E questo per tutta la vita e non occasionale.
Anche i nostri santi, quelli a cui siamo più legati, hanno chiesto a Dio questo “tocco” per tutta la vita. Lo hanno fatto attraverso la preghiera e non con la pubblicità e sono stati i testimoni amati dal Signore, capaci di poter amare quanti incontravano nel loro cammino, perché il Signore non vuole altro che figli amati e guariti, che ogni giorno convertano la loro vita, anche tra gli alti e i bassi, ma una vita all’insegna del Risorto.
Questa domenica diamo uno stop al Tempo Ordinario per iniziare la Quaresima con il Mercoledì delle Ceneri. Un tempo favorevole per scoprire sempre più la nostra lebbra e scoprire, ogni giorno, che il Vangelo è una bella notizia che guarisce dentro, che guarisce l’anima e che ci fa camminare in novità di vita.
Ognuno di noi, questa domenica, è chiamato a prendere sul serio il Vangelo della guarigione, a provare come Gesù ad avere compassione per l’altro, ad avere viscere materne perché l’altro non si senta uno scarto ma un figlio amato.
Prendiamo sul serio il Vangelo, facciamolo con tutto il cuore perché anche noi, come Gesù, possiamo avere il tocco misericordioso, per sconfiggere, non solo la nostra lebbra, ma anche la sofferenza dell’altro, dal più grande al più piccolo.
Sentiamoci amati per amare, per testimoniare il volto amabile di Dio verso tutti, così come fece il lebbroso.
 
Buona Domenica nel Signore a tutti voi!