mercoledì 22 maggio 2024

SANTISSIMA TRINITA' (ANNO B)

LA TRINITÀ: LA VITA DIVINA IN NOI


Oggi, dopo la Domenica di Pentecoste, celebriamo la Santissima Trinità, il mistero centrale della nostra fede. Un mistero che riguarda la vita intima di Dio: cioè, un eterno scambio d’amore.
Spiegare questo mistero della fede non è così semplice, forse perché Dio è relazione un po’ come ce lo ricorda sant’Agostino: «ecco sono tre: l'Amante, l'Amato e l'Amore» e oggi, purtroppo, le relazioni non sono il nostro forte.
Spiegare la Santissima Trinità iniziando da una nozione, sembra avere davanti un teorema o chissà quale grande disputa teologica lontano dalla realtà. Eppure, noi la Santissima Trinità la invochiamo spesso, al mattino, alla sera, a volte anche senza rendercene conto, magari distrattamente, basta che ci facciamo un segno di croce e già invochiamo la Trinità e tutte le volte che celebriamo i sacramenti iniziamo invocando la Santissima Trinità. Quindi non occorre chissà quale spiegazione, perché è un mistero nel quale noi siamo dentro, perché lo respiriamo, lo avvertiamo sulla pelle ma resterà difficile comprenderlo perché sempre più piccoli dinanzi a tanta grandezza, a tanto amore. Sì, perché parlare della Trinità significa parlare di Dio amore.
Ora, quando parliamo di Dio amore, parliamo di relazione e la relazione con la nostra diversità non la viviamo bene. Quante lotte interiori, quante lotte tra noi anche fino a  offenderci gli uni gli altri, a farci del male. La nostra diversità è insita nel carattere, nell’educazione ricevuta, nel temperamento, negli studi fatti, negli ambienti che frequentiamo. Ma ci siamo mai chiesti se la nostra diversità è un problema oppure una risorsa?
Attenzione se la diversità è un problema allora la nostra quotidianità è una continua tragedia, perché non c’è armonia nella diversità. Mentre se è una risorsa allora essere diversi non è più una tragedia perché ognuno dà parte di sé all’altro in un modo scambievole e non solo, ci si capisce nei propri limiti e dunque ci si sopporta e supporta, ci si perdona, non si tiene il broncio, non si restituisce con la vendetta… in altre parole si ama. Già Gesù ci consegnò questo testamento: «amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amati. Da questo vi riconosceranno, se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,34-35). Qui sta l’osservanza dei fondamenti del Vangelo: “amarci come Lui ci ha amati”. Qui vi è l’abbraccio, la relazione con l’altro, perché la nostra identità di figli è relazione con quanti il Signore ha posto nel nostro cammino. L’amore allora è quel “segno” che dobbiamo lasciare nelle nostre relazioni con gli altri.
Questa diversità di persone è descritta nel brano evangelico odierno proprio con quelle persone, una diversa dall’altra, a cui Gesù consegna un mandato: «andate e fate discepoli tutti i popoli battezzandoli». In quest’espressione-mandato vi è un invito a scoprire il Dio relazione - amore, perché Dio è un «tu» con cui relazionarci. E questa relazione è in noi fin dal nostro battesimo. Ricevere il battesimo, infatti, non è semplicemente compiere un rito ma introdurre uomini e donne nella relazione vitale con Dio.
La parola battezzare significa “immergere”. Ogni discepolo è invitato a immergere nella morte e risurrezione di Gesù, è invitato a immergere nell’amore trinitario quanti incontrano nel proprio cammino. E in questo “immergere” ci sta l’abbraccio di Dio, le sue carezze, il suo perdono, il suo amore misericordioso, la sua vita divina. Avere la Trinità in noi è un avere il Cielo anticipato, il Cielo sulla terra. Infatti, il mistero trinitario non è un luogo teologico su cui fare chissà quali studi o indagini, ma una vita da accogliere in noi come dono, una vita alla quale partecipare.
Tutto questo magari non è facile come non è stato facile per i discepoli di allora. Però essere discepoli significa “andare a scuola per imparare”. Spesso noi ci sentiamo arrivati, sapientoni. Invece no. Il discepolo di Cristo è colui che imita il suo Maestro in tutto. Ovviamente, le prove della vita non mancheranno mai, gli ostacoli nella fede cristiana non mancheranno mai ma il Risorto è presente.
Anche nel Vangelo troviamo i discepoli feriti, dubbiosi. Il Risorto però è lì nel cuore di ciascuno. È lì presente davanti a tutti per tessere relazione perché vuole tutti felici.
Questa domenica ognuno è chiamato nel nome della Santissima Trinità a scoprirsi ancora una volta immagine e somiglianza di Dio amore, imparare da Lui a relazionarsi, a fare della propria vita una relazione d’amore con Dio e con gli altri.
Certo non è facile costruire la relazione, non è facile accogliere la diversità ma questa è la radice per vivere felici, per vedere il volto di Dio in questa società, nonostante le ferite e i dubbi che sempre ci accompagnano. Dio c’è, è presente e continua ad amarci.
Ci consolano le stesse parole di Gesù: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
La presenza del Signore nella nostra vita è sempre, permanente: nei giorni tristi e nei giorni gioiosi, nei giorni di fede e nei giorni di dubbio: sempre! La sua presenza è adorazione, abbraccio, fiducia, missione.
Il cristiano, in questa sua turbolenza, ha sempre la possibilità di incrociare il suo sguardo con lo sguardo di Gesù Crocifisso, dove, nel segno della croce è racchiusa l'icona di Dio Trinità Amore.
Credere in Dio Trinità amore significa credere in una comunione perfetta, ma soprattutto che siamo sempre amati di un amore infinito e che alla Sua scuola possiamo imparare ad amare.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!







immagine: http://www.vaticannews.cn/pt/igreja/news/2020-06/solenidade-da-santissima-trindade.html