giovedì 30 maggio 2024

SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO (ANNO B)

PREPARARE LA STANZA DEL CUORE


Questa domenica, ricordiamo e riviviamo il mistero della nostra fede: il Corpo e Sangue di Gesù nostro Signore (Corpus Domini), una delle feste più solenni e significative della nostra fede. Questa è una domenica dedicata alla riflessione su questo grande dono eucaristico che il Signore Gesù ci ha lasciato, così come apprendiamo dal Vangelo.
Subito ci possiamo domandare: perché celebriamo la S.Messa? Sì, è il grande dono che Gesù ci ha detto di perpetuare nel tempo e nella storia. Purtroppo, oggi, qualcosa non va. Se un tempo veniva detto che l’Eucarestia costruisce la comunità, oggi con la mancanza di cristiani nella comunità, cosa costruisce?
Forse in tutti noi ci sta uno scoraggiamento, una delusione, una ferita e quindi non ci importa dell’Eucarestia domenicale. Però facciamoci caso, magari prendendo in mano il capitolo 14 del Vangelo di Marco, per capire che l’Eucarestia nasce in un contesto di tradimento, di rinnegamento, di abbandono. Forse allora sarà il caso di ripensare al come celebriamo la S.Messa? Di cosa la riempiamo? Perché rendiamo fiacca la presenza di Cristo Gesù?
Nel vangelo, l’evangelista Marco sottolinea per noi le parole che i discepoli rivolgono a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?» (Mc 14,12).
Ci siamo mai chiesti quale è questo luogo per noi oggi? Ci siamo mai chiesti come ci prepariamo a celebrare l’Eucarestia? Ci siamo mai chiesti come passiamo dalla vita alla Messa?
La nostra celebrazione Eucaristica appare avulsa dalla vita ed estranea alla storia dell’uomo. Si vede dal modo in cui partecipiamo: ogni giorno appare come un ritualismo vuoto. Si vede dalla mancanza di puntualità, dalla mancanza di rispetto, dall’assenteismo. Nelle nostre assemblee non ci sta una coscienza liturgica.
Oggi più che mai non viviamo la celebrazione Eucaristica nella sua piena espressione: siamo presi dagli affanni della vita, ci attrae di più un cellulare che squilla che ascoltare la Parola di Dio e quindi non sentiamo la presenza reale e viva di Gesù.
Nelle prime comunità cristiane si sentiva Gesù vivo, presente che parlava, che insegnava, che ricordava. Oggi purtroppo nelle nostre assemblee liturgiche non ci sta o, peggio, c’è o non c’è è la stessa cosa. Urge far ricollocare la nostra vita dentro questo mistero della fede perché la nostra vita sia anzitutto purificarla alla luce della Parola di Dio, che nella celebrazione infallibilmente risuona.
Portare la vita dentro questo mistero della fede vuol dire inserire sempre più intimamente il nostro esistere, il nostro pensare, il nostro operare nell'azione salvifica della Chiesa, in quel gesto del pane spezzato per farci rinascere a vita nuova.
Ricordiamoci che la partecipazione alla celebrazione Eucaristica non è mai qualcosa di puramente individuale, da utilizzare a proprio piacimento e secondo i propri criteri: è sempre comunione con Colui che è il “capo” del corpo ecclesiale e con tutta l’autentica famiglia di Dio.
L’Eucaristia è il segno tangibile della vita di Dio che nel Suo Figlio Gesù Cristo si fa dono per noi, si fa vita spezzata ed offerta nella gratuità dell’amore. Forse la nostra vita fa sempre più fatica a comprendere questo dono d’amore, questo pane d’immortalità ma abbiamo bisogno di crescere alla scuola dell’amore, abbiamo bisogno di ascoltare la sua Parola, abbiamo bisogno di nutrirci del suo Corpo. Abbiamo sempre più bisogno di fare esperienza del Risorto, incontrarlo e condividere la sua stessa vita.
Allora prepararsi vuole indicare un atteggiamento di accoglienza e di fede interiore. Nel Vangelo Gesù dice: «dove è la mia stanza perché io possa mangiare la Pasqua…?».
Il Signore cerca la sua stanza, quasi come se gli fosse tolta. Quella stanza è il nostro cuore e spesso questo cuore è altrove, non c’è Dio perché il cuore non è preparato ad accoglierlo. Tutte le Comunioni che facciamo sono fredde, prive di senso e prive di Dio.
Questa stanza, che appartiene a Dio, è al piano superiore. Essa indica quel cielo anticipato che parte dal nostro cuore. Non ha importanza se siamo fragili, limitati, l’importante è la disposizione del cuore che ci rende capaci di accogliere il cielo dentro di noi! Questo ci invita ad essere Eucarestia nella vita di tutti i giorni. Infatti, come il Signore si fa pane nell'Eucaristia e si dona per la vita e la salvezza dell’uomo, così il cristiano che si fa discepolo di Gesù entra in questa dinamica di donazione, per offrire se stesso in nome dell’Amore. Non c’è vera Eucarestia se non c’è una vita eucaristica, altrimenti si continuerà a vedere una comunità fiacca, una vita amorfa, un tabernacolo perennemente chiuso e inutile.
La stanza che deve essere ornata, preparata, ci richiama a un cambiamento radicale della nostra vita. Spesso facciamo la comunione dopo aver litigato con l’altro, portando odio, etc. Quante Comunioni senza Dio! L’Eucarestia deve cambiare radicalmente la nostra vita perché essa sia una lode perenne a Dio per il suo infinito amore; ce lo ricorda S. Agostino: “cristiano, diventa ciò che ricevi!”.
Diventiamo allora Eucarestia, cioè pane spezzato per ogni fratello e sorella entrando in sintonia con il cuore di Cristo, assimilando le sue scelte, i suoi pensieri, i suoi comportamenti. Entriamo in un dinamismo d’amore per essere persone di pace, persone di perdono, di riconciliazione, di condivisione solidale, così come ha fatto Gesù.

Buona festa del Corpus Domini a tutti voi!





immagine: http://musicasacratlalnepantla.org/