NELL'ABBRACCIO DI DIO
Domenica scorsa abbiamo ripreso la lettura del Vangelo di Marco e la pagina evangelica di questa XI domenica del tempo ordinario, ci inserisce nel grande tema del Regno di Dio, trattato direttamente da Gesù.
Ma che cos’è questo Regno di Dio? Certo non stiamo parlando del Paradiso, però ogni giorno e anche più volte nella stessa giornata noi lo invochiamo nella recita del “Padre nostro” dicendo: “venga il tuo regno” e anche nella S. Messa, al termine della preghiera eucaristica, proclamiamo: “Tuo è il Regno…”, parole che magari diciamo senza dargli senso.
Il Regno di Dio è il tema fondamentale della predicazione di Gesù testimoniata e trasmessa con i linguaggi più adatti alla comprensione della gente e misterioso per i discepoli (Mc 4,11).
Il Regno di Dio è una realtà viva in mezzo a noi, anzi dentro di noi come la vita è racchiusa in quel seme che germoglia, cresce, matura e porta i suoi frutti. Purtroppo, nella realtà odierna, dove quello che cerchiamo lo vogliamo subito, dove tutto è alla portata di un clic o di un touch screen per i nostri acquisti, questo brano ci mette in soqquadro soprattutto quando cerchiamo di testimoniare la nostra fede, in particolare verso i più giovani a cui non interessa nulla della fede e spesso ci ritroviamo scoraggiati per questo motivo.
Forse tanti di noi abbiamo sperimentato di seminare qualcosa di buono nei nostri ragazzi ma spesso con quella sensazione che sia andata a vuoto e quindi ci si ritrova delusi e disperati.
Qui bisogna dire che c’è una cosa che va nel tempo e nella storia. Chissà quanti di noi con grande sorpresa si son sentiti dire dopo tanto tempo: “grazie per tutto quello che mi hai insegnato, mi è servito molto per crescere e essere quello che sono oggi”, magari queste parole le abbiamo dette noi stessi a qualcuno.
La Parola di Dio di questa domenica ci dice anzitutto che non sappiamo attendere e che dobbiamo avere quella capacità di pazientare. La crescita richiede tempo, e noi dobbiamo avere la fiducia che, con il giusto sostegno e la giusta cura, i semi che abbiamo piantato daranno frutto. Nella botanica affinché i semi possano germinare, è necessario che si trovino nel terreno adatto, che ricevano la giusta quantità di sole o ombra e che la temperatura sia regolata così che non stiano troppo al caldo o al freddo. Ogni cristiano tutto questo lo trova in Dio e non su un cellulare dove con attenzione cerchiamo il segno dell’immediatezza di “un saluto”, di un “ti voglio bene”, o chissà che cosa. Se imparassimo a guardare, invece che il cellulare, le persone e quanto ci circonda con quella stessa attenzione, con quella attesa e aspettativa, quante relazioni cambierebbero.
Poniamoci allora una domanda: chi può entrare in questa realtà viva che è il Regno di Dio? Ci aiuta nella risposta un commento di papa Francesco: «Così è il Regno di Dio: una realtà umanamente piccola e apparentemente irrilevante. Per entrare a farne parte bisogna essere poveri nel cuore; non confidare nelle proprie capacità, ma nella potenza dell’amore di Dio; non agire per essere importanti agli occhi del mondo, ma preziosi agli occhi di Dio, che predilige i semplici e gli umili. Quando viviamo così, attraverso di noi irrompe la forza di Cristo e trasforma ciò che è piccolo e modesto in una realtà che fa fermentare l’intera massa del mondo e della storia» (Angelus del 2015).
Questo pensiero di papa Francesco proviamo a gettarlo nella quotidianità per poterlo vivere, a partire dalle piccole cose di ogni giorno.
Ripensiamo la fede nella vita quotidiana, senza fuggire dalla vita ma vivendola, facendola crescere con il Signore, vivendo alla sua presenza.
Confrontarci con queste due parabole significa imparare anzitutto a stare calmi o per dirla con un imperativo che è entrato nel linguaggio comune: keep calm, stai calmo, respira perché il seme della Parola è un insegnamento ad avere pazienza e fiducia.
Sono atteggiamenti fuori moda ma che ancora oggi ci aiutano a saper attendere, perché il Regno di Dio è sempre in atto.
Dio ha cura di noi in modo silenzioso e paziente: incontra la nostra realtà, la nostra storia personale e con amore si prende cura di ciascuno di noi.
Non sempre ci accorgiamo di questa presenza perché la fede vacilla, non sempre accogliamo questo seme che è Gesù, che è la sua Parola di vita. Quindi c’è da chiedersi: quale è il nostro terreno? Cioè, come è il nostro cuore? «Il cuore è come un sacco», scrive sant’Agostino. Se dentro il sacco non mettiamo niente, è ripiegato su se stesso, piccolo, raggrinzito. Ma se mettiamo qualcosa dentro poco alla volta si dilata e così con il cuore: più offriamo gesti d’amore più questo cresce, è sano, ampio, forte e felice.
Lasciamo da parte allora le nostre frenesie, le nostre ansie e anche le nostre maschere per poter essere guariti dall’amore di Dio e vivere da salvato, essere testimoni di quel seme posto nel terreno del nostro cuore creando anche l’ambiente giusto, nutrendo la curiosità, sostenendo lo sviluppo e infondendo fiducia per acquisire la bellezza di vivere, la bellezza di amare, la bellezza di dare senso alla vita di ogni giorno che durerà per sempre nell’abbraccio di Dio che è il suo Regno.
Buona domenica nel Signore a tutti voi!
immagine: https://fogliettocavino.blogspot.com/2015/06/con-molte-parabole-annunciava-il-regno.html