giovedì 11 luglio 2024

XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

CHIAMATI A EVANGELIZZARE


Domenica scorsa abbiamo accolto un Vangelo dove abbiamo visto Gesù rifiutato, etichettato. Quante volte anche noi rifiutiamo, etichettiamo l’altro oppure veniamo rifiutati, etichettati. Ebbene, la Parola di questa XV domenica del Tempo Ordinario, sulla base di quanto è accaduto a Gesù e che si ripete ai nostri giorni, vuole sottolineare la gratuità di Dio, invitandoci a riflettere sulla nostra vocazione di missionari di Cristo Gesù e soprattutto di non avere paura del giudizio degli altri. Ognuno di noi è chiamato ad annunciare il Vangelo, ad annunciare la bella notizia di Cristo Gesù nel mondo. E non ci si può tirare indietro con scuse banali e prive di senso, perché la fede si misura nell’annuncio, nella testimonianza.
La domanda di fondo che ci accompagna è: “amo il Signore?”, perché senza amare Gesù non andiamo da nessuna parte, non possiamo essere suoi annunciatori. Il cristiano dovrebbe prendere esempio da un grande tifoso di una squadra di calcio che non finirebbe mai di parlare della sua squadra e di difenderla se qualcuno gliela sfiora. 
Oggi, nel 2024, si ripete il mandato del Signore. Esso riguarda tutti i battezzati perché tutti siamo convocati dal Signore.
Andiamo a Messa perché convocati, perché quella Parola proclamata è anche per me, per te, per tutti noi e non per pochi. Il problema è come rispondiamo a questa convocazione.
Spesso siamo “navigatori solitari” in mezzo al popolo di Dio. Ma bisogna precisare che non esistono battezzati del genere. Non esistono funzionari di un qualcosa per poi continuare la propria vita come al solito. Siamo ancora oggi chiamati a costruire la civiltà dell’amore, a costruire comunità e non divisioni, spesso innalzate per stupidaggini.
Ogni battezzato è chiamato alla condivisione della propria fede. Cosa abbiamo letto nel Vangelo? «chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due». La fede si arricchisce se la condividi, diversamente saremo isole felici in perenne divisione tra noi vivendo una fede di apparenza. Ci ricorda papa Francesco che “Gesù non è il signore del confort, della sicurezza e della comodità. Per seguire Gesù, bisogna avere una dose di coraggio, bisogna decidersi a cambiare il divano con un paio di scarpe che ti aiutino a camminare su strade mai sognate e nemmeno pensate, su strade che possono aprire nuovi orizzonti, capaci di contagiare gioia, quella gioia che nasce dall’amore di Dio, la gioia che lascia nel tuo cuore ogni gesto, ogni atteggiamento di misericordia” (papa Francesco alla GMG di Cracovia 2016). Ecco a cosa siamo chiamati: a contagiare con la gioia che scaturisce dal Vangelo e non a forza di parole.
L’annuncio è fatto di poche parole, molto stile di vita e con coraggio. Il mondo reclama evangelizzatori credibili, la cui vita sia in comunione con la croce e la resurrezione di Cristo, splendente della bellezza del Vangelo. Per questo Dio ci fa dono di un grande appoggio simboleggiato da un bastone. Questo è il bastone del cuore di Dio, capace di sorreggere il nostro cuore e il nostro passo. È quel bastone per rinfrancarsi dalla stanchezza e appoggiarvi eventuali sconforti.
Un altro segno che accompagna la missione è il vestito. Non voglio entrare qui nella “psicologia dell’abbigliamento” dove si esprime “una estensione del nostro io corporeo”. Qui c’è da chiedersi se siamo vestiti di Dio oppure se siamo solo bravi a guardare la pagliuzza nell'occhio del fratello e della sorella, una favola di verità che vige ancora oggi in mezzo a noi. Ricordiamoci: solo se siamo vestiti di Dio, innamorati di Dio, possiamo portare Dio all’altro, di casa in casa, cioè negli ambienti a noi familiari, negli ambienti quotidiani. Non è un discorso che parte da un microfono di una chiesa, ma da Dio. Per questo la testimonianza deve essere significativa che dia senso di vita a quanti attendono l’annuncio. Se ci sta un rifiuto, la persona sta rifiutando anche Dio e l’atteggiamento da assumere non è quello dell’afflitto o arrabbiato perché non si accoglie Dio ma quello di andare altrove, dove ci sarà qualcuno disponibile ad accogliere. Del resto, Gesù dice: «Ecco, io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20). Anche il Signore ha un linguaggio educato e pieno d’amore, senza convincere nessuno.
Questi segni, insieme ad altri indicati, non sono quindi, semplici regole per un banale percorso ma per essere discepoli di Gesù.
Vivere il discepolato significa confidare semplicemente in Colui che lo invia e poggiare la propria vita su quel bastone di Dio e vivere con passione l’annuncio del Vangelo, in piena libertà, senza imporsi e gratuitamente.
Oggi, tutti i battezzati hanno l’obbligo di evangelizzare. Che il Signore ci dia la grazia di poter ascoltare la voce dello Spirito e vivere con amore e gratuitamente la testimonianza del Vangelo a partire non dalle teorie ma dalla concretezza della vita.

Buona domenica nel Signore a tutti voi!