IL PANE DELLA CONDIVISIONE
Questa domenica lasciamo l’ascolto del Vangelo di Marco per poter ascoltare il Vangelo di Giovanni che, per cinque domeniche, ci accompagnerà nella meditazione di Gesù “Pane di vita”, così come Gesù stesso dirà nel cap. VI di Giovanni.
Questa domenica ci soffermiamo sulla «moltiplicazione dei pani». Questo brano è molto conosciuto perché contiene in sé il sapore del «miracolo» e quando si parla di miracolo, tutti accorrono, tutti lo sanno, così come la folla del Vangelo segue Gesù perché vedeva i segni che compiva sugli infermi; questo seguire non è una questione di fede, piuttosto è un seguire il proprio bisogno di vivere bene, di stare bene, nella speranza che qualcuno sia garante della propria vita. È l’istinto di conservazione che crea per ora un certo tipo di “legame”.
Un particolare che non ci deve sfuggire è che nel Vangelo di Giovanni non ci sta la parola «miracolo» ma «segni» perché ogni azione di Gesù deve segnare la nostra vita, la nostra anima, deve scuotere la nostra fede e vivere da salvati, da risorti.
Il Vangelo odierno inizia in mezzo alle tribolazioni, alle infermità e rivela Gesù che abita in mezzo a queste esperienze umane. Gesù vede davanti a lui una folla affamata e non resta impassibile dinanzi a questa realtà, di fronte ai bisogni della gente, così come ci ricorda la preghiera del Salmista: «la fame dei poveri tu l’ascolti Signore» (Sal 10,17). Questa è la compassione di Dio che avverte nelle sue viscere i bisogni dell’altro. Per questo il vedere di Gesù si trasforma in un coinvolgimento dei discepoli, uno sprone perché anch’essi non restassero impassibili dinanzi a questa realtà e di mettersi al servizio, donandosi a partire dai mezzi, anche modesti, di cui dispongono perché la compassione ti deve portare alla condivisione, diversamente saranno atti vuoti, freddi, privi di senso. Come pure senza condivisione, la compassione resta un atteggiamento interiore, inefficace, sterile, disperato, morto. Occorre un cuore che sappia anzitutto anelare, ascoltare le necessità. Un cuore che si lascia coinvolgere nella sua compassione, che sappia offrire al Signore queste povertà, un cuore che sappia rischiare sulla Parola del Signore per condividerla concretamente.
Penso che facendo un esame di coscienza ci ritroveremo anche noi in questa situazione: non abbiamo abbastanza fede e forse come Filippo vogliamo mettere alla prova Gesù e mettere alla prova Gesù significa fare l’opera di Satana: dividere. Impariamo invece a saper rischiare sempre più sulla Parola del Signore, a coinvolgerci nella compassione per l’altro e capire che “Dio va cercato e amato presso i poveri”, come usava dire il beato Angelo Paoli.
E il Vangelo ci presenta il simbolo della povertà: cinque pani e due pesci, la merenda del povero adolescente che si trovava in mezzo alla folla. Ed è proprio in questo segno povero, umile, che Gesù compie per tutti il grande segno e ci dice: “davanti alle difficoltà, anche se non hai le forze, mettiti in gioco, dona quel poco che hai e diventerà il miracolo della condivisione”. Gesù vuol far capire che la vera fame non è quel pezzo di pane mancante ma la mancanza di condivisione. Don Tonino Bello diceva: “la povertà deve essere intesa come condivisione alla sofferenza altrui”.
Ecco il grande desiderio di Gesù: avere in mano anche quello che ai nostri occhi appare insignificante, come possono esserlo cinque pani e due pesci dinanzi a una immensa folla. E quei poveri segni si fanno pienezza per tutti, il numero 7 indica proprio questo, quei poveri segni si fanno condivisione e l’immensa folla è sfamata.
Con il brano di questa domenica, siamo invitati ad entrare nella logica della condivisione, nel saper puntare sulle risorse che abbiamo, su quel poco che abbiamo e renderlo disponibile perché servirà a sfamare una immensa folla.
Gesù è Colui che sfama anche un altro tipo di fame: quello della vita, quello della felicità. Ma oggi corriamo il rischio di perderla sempre più per via della “dieta eucaristica”, come se nuocesse alla nostra vita.
Abbiamo bisogno di nutrirci del Pane eucaristico per essere in forma nel momento della condivisione del pane terreno con chi manca veramente del necessario per la sopravvivenza. Questa è la fede: donazione e non “un rituale di preghiere del mattino e della sera”.
Davanti abbiamo un mistero grandioso: noi mettiamo il nostro poco e Dio mette il suo, il suo amore arriva a tutti per mezzo delle nostre mani, per mezzo delle nostre povere cose ma dipende da noi se vogliamo metterci in gioco.
Vivere l’Eucarestia ci fa scoprire il senso della condivisione e della partecipazione alla compassione di Dio, lasciando che il suo amore passi attraverso le nostre mani. Scopriremo la grande meraviglia di Dio che ci permette di celebrare la sua Pasqua, che ci permette di celebrare la nostra umanità condividendola nella vita di ogni giorno.
Buona domenica nel Signore a tutti voi!