DIO PROPONE NON IMPONE
Con questa domenica, XXI del Tempo Ordinario, chiudiamo le meditazioni sul cap. 6 del Vangelo di Giovanni riguardante Gesù pane di vita. In queste domeniche abbiamo ascoltato e posto la nostra attenzione su una pagina base, importante, per il nostro cammino di fede e di speranza. Certo dopo un lungo discorso del genere è normale avere delle reazioni, come del resto, fare un cammino di fede non è così semplice. Nel Vangelo lo abbiamo ascoltato: «questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Cioè, le parole che fino adesso abbiamo ascoltato da Gesù sono quasi assurde, incomprensibili. Chi può capirle? Anche la nostra stessa vita lo testimonia. Tante volte, infatti, ci siamo proposti di fare questo o quello ma poi non l’abbiamo fatto. E davanti a questa mancanza non abbiamo scusanti e questo vuol dire che non lo volevamo, che il nostro cuore non era pronto, che non avevamo sufficienti motivi e ragioni profonde per aderire a messaggi così profondi.
Abbiamo ascoltato da Gesù: “Chi mi vuol seguire deve mangiare la mia carne, deve respirare della mia aria, deve fidarsi del Cielo, deve avere i piedi radicati in terra, deve sentirsi protetto e sicuro nelle mani della vita, pur in mezzo a conflitti e difficoltà di ogni tipo e soprattutto deve vincere la paura, ogni paura”.
Dalle parole di Gesù salta spesso questo verbo: “deve”. Forse ci sentiamo frustrati da quel “deve” e preferiamo fare come sempre abbiamo fatto? Ma questo non è un “deve” che ci obbliga a seguire Gesù. Dio propone non impone. Questo verbo è per tutti la possibilità della vita eterna. Infatti “Seguire Gesù, ovvero, ricevere la salvezza, non serve per avere una vita bella e comoda sulla terra. Serve per avere la vita eterna con Dio. Chi segue Gesù può avere una vita terrena dura, ma avrà la salvezza per tutta l'eternità” (Marco deFelice). L’importante è non prendersi in giro, ma avere il coraggio di fare la scelta giusta. Per questo l’evangelista Giovanni sottolinea che «da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui» (Gv 6,66). Davanti a questa obiezione Gesù non fa marcia indietro, non si intimorisce, non ci ripensa ma voltandosi verso i Dodici dice: «Volete andarvene anche voi?» (Gv 6,67).
Oggi, forse, tanti si pongono questa domanda. Oggi, tanti, sono tornati indietro. Lo vediamo durante il corso dell’anno dalla frequenza in chiesa e anche dalle statistiche. Mentre altri continuano, perché Gesù non obbliga nessuno a seguirlo, ma è giusto e doveroso porsi delle domande serie sulla propria fede, sul modo di aderire, di assimilare Cristo nella quotidianità. Gesù ci dice che tutti siamo liberi e liberi di scegliere. Non ci dirà mai cosa fare o cosa devo essere, ma ci porrà delle domande per una guarigione interiore: che cosa accade nel tuo cuore? Cosa vive in te? Che cosa vuoi per davvero?
Penso che sia importante fermarsi per capire, come del resto è importante farsi delle domande per vivere meglio e non rischiare di anestetizzarsi a quel “si è fatto sempre così”. L’approccio di Gesù verso di noi appare sempre lo stesso nonostante se il nostro mondo è sempre più in crisi. Gesù non cambia anche se qualcuno è andato via e questo perché non si possono cambiare le esigenze radicali del Vangelo. E per questo Gesù davanti alle domande della vita mette il cammino della Croce, chiede di non scandalizzarci di lui anche se Gesù sa che tra i suoi discepoli vi sono alcuni che non credono e lo vediamo anche ai nostri giorni, tra coloro che si ritengono cristiani cattolici in realtà sono increduli, tra coloro che hanno fatto delle esperienze forti di fede e oggi per loro è acqua passata. È una amara esperienza di cui Gesù commenta così: «lo schiavo non resta per sempre nella casa; solo il figlio vi resta sempre» (Gv 8,35).
Ricordiamoci che Gesù chiede a tutti di cercare di aderire a lui con onestà e con impegno, con una fede ben salda, pur con i mille limiti e le mille difficoltà.
Oggi, tornando alle nostre case, facciamoci questa domanda “Forse volete andarvene anche voi?”. Lasciamo che tocchi il nostro cuore, lo interroghi perché dia una giusta risposta alla nostra vita, al tempo che stiamo vivendo sia a livello sociale che culturale in cui Cristo è una proposta di secondo ordine.
Oggi, facciamoci pure la domanda senza che la nostra fede sia timida e paurosa. Guardiamo a Pietro, anche lui sente nel profondo la domanda di Gesù in tutta la sua urgenza e forza e prende coraggiosamente la parola, anche a nome degli altri: «Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna».
Sull’esempio di Pietro siamo chiamati all’ascolto della Parola di Dio. In quel “tu solo” Pietro mette al centro l’unica verità: Cristo Gesù ed esclude un mondo di illusioni, di seduzioni. Nessun altro c’è al centro della speranza, a fondamento del cuore. E questa centralità di Cristo «ha parole di vita eterna», cioè le possiede. Nella nostra vita ascoltiamo un sacco di parole ma destinate all’usura. Solo la Parola di Dio è per la vita eterna. Solo Gesù il Figlio di Dio e di Maria, il Verbo eterno del Padre è in grado di soddisfare le aspirazioni più profonde del cuore umano. Entriamo in contatto con lui: ci ha lasciato la mensa della Parola e la mensa dell’Eucarestia per poterlo fare. Nutrendoci alle due mense scopriremo quanto Gesù ci ama, nonostante che quest’amore verrà tradito, sempre.
Celebriamo questa Eucarestia nutrendoci di Lui accettando la logica della croce e del servizio. In altre parole, facendo sì che anche la nostra vita sia eucaristica testimoniandola con la propria disponibilità a donarsi per gli altri, come ha fatto Lui.
Buona domenica nel Signore a tutti voi!
immagine: https://www.cattolicanews.it/2-maggio_catt.jpg