giovedì 19 settembre 2024

XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

NEL PICCOLO ACCOGLIAMO GESÙ


Domenica scorsa, dopo essere stati interrogati sulla nostra fede, sul nostro rapporto con Cristo Gesù, si continua il cammino verso Gerusalemme, verso la Croce. Purtroppo, c’è qualcosa che ancora non va. Sembra che ci sia una sorta di crisi tra Gesù e i suoi discepoli: si percorre la stessa strada ma i cuori sono per vie diverse. Non ci sta quell’interesse per Gesù. Un po’ come ai nostri giorni: cerchiamo tutti di guadagnare una sorte migliore rispetto a quella di Gesù. Vogliamo la gloria e subito. Ci piace la scena di questo mondo dimenticando però che passa (cfr. 1Cor 7,31). Per questo Gesù interviene dicendo: “cosa discutete lungo la via?”.
Che bella domanda. Quante cose discutiamo lungo la strada, di tutto ma non di essere fieri di seguire Gesù sulla via della Croce, un po’ come Pietro che reagisce alla prima predizione della sofferenza del Maestro. Forse siamo sordi e muti, come quel sordomuto che Gesù liberà dallo spirito impuro, un handicap che non permetteva di prendere coscienza della provvisorietà della vita, come se dovessimo rimanere in eterno su questa terra. Ecco la fatica di metterci in ascolto della Parola di Dio, di mettere al centro della nostra vita Gesù.
Tutto passa in secondo ordine. Forse è il caso che ognuno di noi inizi a partire da quest'altra domanda: quanto di umano e quanto di Divino ci sta in me? Ci scopriremo tutti sullo stesso piano e sulla stessa barca, che è la Chiesa. Scoprirsi tale dovrebbe aiutarci a fare un passo indietro per lasciare che Dio agisca nella nostra vita. Se domenica scorsa Gesù ci chiedeva chi fosse lui per noi, questa domenica, ripigliandosi la domanda ci vuole aiutare a far emergere ciò che è negativo in noi, perché la nostra vita sia sempre più trasformata dalla sua grazia.
Certamente Lui vorrebbe che parlassimo di lui e dell'opera di Dio e non di tante ciance e stupidaggini varie tenendoci lontani da lui e dal suo amore per noi. Lo vogliamo anche oggi? Vogliamo che la nostra fede sia solo di facciata? Morta in se stessa? Perché così appare: muta, come i discepoli del Vangelo che tacciono all’interrogativo di Gesù. È facile recarsi il sabato sera a Messa oppure la domenica, per assolvere il precetto e poi dimenticare il vero senso del seguire Gesù.
È strano questo comportamento. Non possiamo definirci battezzati solo perché abbiamo ricevuto il sacramento. Il battezzato è un inviato a testimoniare l’amore del Signore. Il battezzato è uno che imita il Signore Gesù nel servirlo nella vita di tutti i giorni, in particolare in mezzo agli esclusi. Diversamente la nostra sarà più una vita mondana che cristiana. Diversamente, la nostra è una pasta senza lievito.
Oggi come cristiani non sappiamo osare o spiccare il volo verso grandi vette, come un'aquila reale. Forse ci manca la grazia perché, se non sbaglio, è quella che ci fa volare, che ci fa osare. Questo ci ha talmente ammaliato da non essere credibili con i nostri figli. Abbiamo bisogno di prendere coscienza che il nostro cammino di battezzati dura una vita intera e che lungo il percorso abbiamo bisogno di farci ammaestrare da Gesù. Anche in questo momento Gesù ci sta ammaestrando e lo fa con questa Parola di vita dove definisce il discepolo così: «se uno vuole essere il primo sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti», niente quindi posti d'onore, niente carriera, niente più di quanto possiamo ancora pensare. E più proseguiamo il cammino più Gesù lo marcherà questo discorso, anzi lo sosterrà fino alla vigilia della sua morte, quando si cingerà di un grembiule per lavare i piedi, un gesto che ci richiama a volgere lo sguardo verso l'ultimo, verso il bisognoso, verso il sofferente, verso i più piccoli.
Nel Vangelo odierno, per far capire il senso del servizio, per far capire quanto sia importante l’ultimo, Gesù abbraccia e mette al centro un bambino con la sua semplicità, perché Dio scommette su coloro che il mondo scarta e mette da parte.
Gesù mette al centro della nostra esistenza il bambino, perché potessimo rinunciare alla superbia, alla sufficienza, a riconoscere che senza di Lui non possiamo far nulla, ma abbiamo bisogno della grazia divina, dell’amore di Dio Padre. L’amore che Dio Padre trasmette a ciascuno di noi ci aiuta a vivere bene le nostre relazioni con tutti accogliendo tutti nel nome di Cristo. E Gesù che si identifica con i bambini, aggiunge: «chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato» e che abbraccia tutti.
Abbiamo bisogno di far vivere i gesti della misericordia divina nel più piccolo, nella famiglia, nella comunità, tra gli amici, mettendoli al centro della nostra esistenza. Questi sono gli stessi gesti che Gesù è venuto a insegnarci. Questa è la strada di Dio. Questa è la strada di chi segue Cristo Gesù. Questa è la logica del Vangelo e vivendola scopriremo la vera grandezza.
Per Dio tutto questo è importante. Lo sia anche per noi!

Buona domenica nel Signore a tutti voi!